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Radio Atreju, Gomez d’accordo con Delmastro: “Meloni può riformare la giustizia perché non è ricattabile” (video)

La confessione

Radio Atreju, Gomez d’accordo con Delmastro: “Meloni può riformare la giustizia perché non è ricattabile” (video)

Politica - di Gabriele Caramelli - 21 Maggio 2025 alle 20:01

La puntata si chiama “Confessioni scottanti” e l’intervista doppia tra Andrea Delmastro e Peter Gomez a Radio Atreju, condotta da Marco Gaetani, non ha deluso le aspettative. Il direttore del ilfattoquotidiano.it e conduttore su Rai3 di Un alieno in patria ha “confessato” di essere d’accordo su un punto con il sottosegretario alla Giustizia. E che punto: la premier Giorgia Meloni non è ricattabile. Senza se e senza ma. E qui si entra nel paradosso che ha coinvolto alcuni magistrati critici con le politiche di contrasto all’immigrazione della premier. «Come è possibile che un magistrato in Italia dica che Giorgia Meloni, non avendo scheletri nell’armadio e non avendo interessi personali, è pericolosa? – si è chiesto Delmastro – Il mio amico Gomez, che non è un ipergarantista, non scriverebbe mai una frase del genere». «La continuerei – ha replicato il giornalista – è più pericolosa e ha più possibilità di ottenere questa riforma costituzionale perché, non essendo ricattabile, questa cosa di lei obiettivamente non la possiamo dire». «E bravo Peter – ha incalzato il deputato di FdI – una persona perbene, una persona che veste una toga, una persona che dovrebbe avere il sacro furore della difesa della giustizia, come fa a dire che è un problema una che non ha scheletri nell’armadio? Come fa a dire che è un problema una che non ha interessi personali? È una vergogna!».

Delmastro sulla Salis e i referendum di giugno: «Landini vuole sostituirsi a un’armata Brancaleone»

Quanto ai referendum dell’8 e 9 giugno – altro tema della puntata – Delmastro ha affermato che «bisogna spiegare agli operai che Landini sta dicendo non che torna l’articolo 18, ma che ci saranno meno garanzie e meno indennità in caso di licenziamento». «E sapete perché lo fa? – ha ripreso – perché la pulsione non è quella del sindacalista che difende i diritti degli operai, ma è quella del capo politico che si sostituisce a un’armata Brancaleone priva di capi politici e che tenta di disarcionare il governo Meloni aggredendo Matteo Renzi». «Una bella seduta di psichiatria collettiva potrebbe essere il punto di svolta», ha scherzato, mentre Gomez sorrideva sotto i baffi.

Durante la trasmissione è stato anche riprodotta una dichiarazione audio di Ilaria Salis, in cui l’eurodeputata di Avs attestava che «si dovrebbe depenalizzare invece i reati minori per potersi immaginare un giorno una società che non abbia più bisogno delle carceri». «Sono d’accordissimo con la Salis», ha detto ironicamente Delmastro, precisando che «poi però glielo va a spiegare lei alla donna violentata, glielo va a spiegare lei al papà di un bambino oggetto di attenzioni di un pedofilo, glielo va a spiegare lei all’anziano che ha subito la rapina villa con tanto di massacro fisico suo e di sua moglie». «Fino a quando non avrà convinto quelle tre categorie per me il diritto penale si deve soprattutto occupare delle vittime reato», ha concluso il sottosegretario.

Dopo Delmastro interviene Gomez: «Napolitano non l’ho mai considerato un grande presidente»

Altro capitolo, altra confessione. Tocca a Gomez che come suo stile non le manda a dire: nemmeno davanti a uno dei “totem” della sinistra. «Giorgio Napolitano? Io non l’ho mai considerato un grande presidente», ha spiegato il conduttore, precisando che «parliamo di uno che prima militava nei Guf, un giovane fascista, poi esaltava l’Unione sovietica in occasione dell’invasione di Ungheria (l’occupazione sovietica del 1956, ndr), dopodiché ha cambiato idea ed è diventato filo-atlantico». Neo-conformismo vuole che non si possa più mettere in discussione il capo dello Stato. Anche di questo Gomez non ne può più: «Sono piuttosto sconvolto da  questa deriva. Quando io ero più giovane era normale criticare senza vilipendere il presidente della Repubblica, capitava con tutti – ha evidenziato il giornalista -. A un certo punto i capi di Stato sono diventati incriticabili». Infine ha ricordato: «La democrazia e la libertà di parola nascono nella notte dei tempi anche per parlare male di coloro i quali sono al potere, perché per parlarne bene c’erano già i cortigiani. La Rivoluzione francese l’hanno fatta anche per quello…».

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di Gabriele Caramelli - 21 Maggio 2025