
Nomen omen?
Prevost: un nome, un presagio. Da dove deriva e cosa significa il cognome di Papa Leone XIV
Non solo nella scelta del nome da Pontefice, anche nel nome anagrafico del nuovo Papa si può trovare un "segno". Risalendo dall'inglese al latino
Sarà deformazione professionale, ma negli ultimi giorni mi ha accarezzato le orecchie un gran ritorno del latino, finché non abbiamo ascoltato la solenne formula: Annuntio vobis gaudium magnum, habemus Papam… Forse siamo stati un po’ sorpresi, sentendo il nome di Robert Francis Prevost. Ma ora, sempre in latino, pensiamo che nomen est omen. Prevost è forma anglosassone, semplificata, di prévôt, francese, come l’italiano prevosto, a sua volta dal latino praepositus; ed è uno dei titoli dei responsabili di una comunità di fedeli. Nome, presagio.
Prevost: il significato del cognome di Papa Leone XIV
Statunitense, ora è Papa, Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica, che significa universale; quindi non conta la sua nazionalità. È però un segno dei tempi che venga dalle Americhe; discendente, come quasi tutti, da europei, e con esperienze dirette di America Latina. Come è accaduto non poche volte, non è un secolare di carriera, è un religioso, un monaco; e di un Ordine antichissimo, gli Agostiniani, il cui carisma ci porta al complesso e articolato pensiero di sant’Agostino di Tagaste, o d’Ippona (354-430), ma anche, in modo determinante, dalla ricerca della Verità “in interiore hominis”, verità dentro l’anima; e dall’esperienza, a volte sofferta e contraddittoria, di un’umanità non puramente intellettuale.
Nel segno di Agostino
Il pensiero di Agostino, per sommi capi, è l’angoscia del Male. Il Male, non prevarrà, abbiamo sentito dal Papa. Vedremo se e come Leone XIV si mostrerà agostiniano, con attenzione a questa Terra e in ricerca di Dio; e con la vasta cultura del suo Santo, padre non solo di Fede, ma anche del bel latino medioevale; e all’origine di gran parte della filosofia dei secoli seguenti, e in particolare dell’antropologia e della psicologia. E, come tutti i filosofi platonici, è anche segno di travaglio spirituale e concettuale; era agostiniano Lutero; lo erano i giansenisti del XVII secolo, il cui pensiero riemerge per molte vie. Un pensiero non geometrico, non lineare, non prevedibile; perché non è lineare la realtà.
La scelta di farsi chiamare Leone
Ora, Prevost è Leone XIV, Papa, Vescovo di Roma; come tale, Primate d’Italia; ed è anche il sovrano politico della Città del Vaticano. Hanno tutti notato che si è presentato al popolo con le insegne e gli abbigliamenti tradizionali del Papato; e leggendo con stile parole scritte, quindi ben pesate; e parlando in nome di Cristo, di cui è Vicario.
Il nome di Leone è stato portato da Pontefici notevoli: Leone I Magno, che mise in fuga Attila; Leone III che incoronò, l’anno 800, Carlo Magno e creò l’Impero medioevale, dalla cui autorità Dante si attende la pace per i cristiani; Leone IV, che fortificò Roma contro i Saraceni con le Mura Leonine; Leone IX, che sconfitto nel 1053 in battaglia dai Normanni, diede però inizio al loro riconoscimento come vassalli della Chiesa, e perciò al Regno del Meridione di otto secoli di storia; Leone X, Giovanni de’ Medici, figlio del Magnifico, che affrontò la rivoluzione luterana e scomunicò Lutero e gli anglicani; Leone XIII, autore, nel 1891, della Rerum novarum e iniziatore della moderna Dottrina sociale della Chiesa; e che condannò sia socialismo sia liberalismo in quanto materialisti e atei, ma rivendicò la dignità del lavoro, unica giustizia sociale possibile; e perciò un saggio progresso non del denaro e degli oggetti ma dell’umanità. Capiremo presto perché Prevost ha scelto il nome di Leone?
La corsa degli intellettuali di sinistra a trasformarlo in un anti-trumpiano
Ci poniamo intanto molte domande, com’è ovvio. E come per quasi tutti i Pontefici, non mancano già i tentativi di interpretazione vagamente politica: in genere, sbagliata in qualsiasi senso. Si sono affrettati in tanti a farne un avversario di Trump: stando agli intellettuali di sinistra professionali, negli Usa sono tutti anti-trumpiani… tranne quando si deve votare. Sorvoliamo. Per il momento, e nell’assistere all’Habemus, non nascondiamo una primissima impressione di cordialità, come per una persona che certo conosce la difficoltà del vivere, però invita ad affrontarla con forza e con ottimismo; e, probabilmente, con apprezzabile realismo senza utopie. Così farà, pragmaticamente, per la pace?