
Il flop di Napoli
Povero Landini, ai referendum non crede neanche il Pd: scatta la mobilitazione, ma la sala è deserta…
Che meraviglia, il Pd: annuncia una grande mobilitazione per lunedì davanti alla Rai per protestare contro il “bavaglio” sui referendum che sarebbe stato messo dai cattivoni di “tele-Meloni” ma scopre che in realtà, più che il bavaglio, il problema sono le poltrone: quelle rimaste vuote nell’assemblea di mobilitazione per i quesiti dell’8 e del 9 giugno, a Napoli, spia di una strisciante forma di strafottenza dei militanti nei confronti della campagna lanciata dal leader della Cgil Maurizio Landini.
“Spegniamo TeleMeloni, accendiamo la democrazia” è il titolo della mobilitazione indetta dal Partito democratico per lunedì prossimo 19 maggio alle 11,30 davanti alle sedi regionali della Rai per protestare contro il black out informativo in corso sui referendum che si svolgeranno l’8 e 9 giugno prossimi. “Tutti i cittadini hanno il diritto di essere informati correttamente e il servizio pubblico radiotelevisivo ha il dovere di informare correttamente. I dati Agcom certificano invece che la Rai ha dedicato finora lo 0,62 per cento degli spazi alle consultazioni: TeleMeloni sta spegnendo il servizio pubblico. Per questo motivo il Partito democratico invita tutte e tutti i cittadini a partecipare alla mobilitazione di lunedì, insieme a militanti, segretari regionali e provinciali e ai parlamentari”, recita una nota del Partito Democratico. Che però tace sul clamoroso flop che si registra sulle iniziative di mobilitazione del Pd non davanti alla Rai, ma in strada, nella base, nei circoli, nelle assemblee, come quella di giovedì scorso, all’hotel Ramada di Napoli, raccontata oggi dal “Corriere del Mezzogiorno“.
Referendum, dalla mobilitazione del Pd al flop di Napoli
“Contate le teste: venti sinceri e solitari democratici, al massimo uno in più, su circa 250 tra aventi diritto, invitati e eletti. E di cosa si discuteva? Di referendum. Certo se dipendesse da quella sala al quorum non si arriverebbe mai. Cosa avrà pensato Cecilia Guerra, componente della segreteria nazionale con delega al Lavoro, chiamata per il dibattito sui cinque quesiti e le ragioni del Sì? Si può solo immaginare. Si dirà: c’era il Giro d’Italia e Napoli completamente bloccata. Tant’è che a presiedere l’assise è stato il segretario metropolitano Giuseppe Annunziata e non il presidente Francesco Dinacci arrivato con tre ore di ritardo. Ma il Giro non è un’eventualità, un accidente, un improvviso acquazzone o una catastrofe naturale. È da mesi che si conosceva il percorso della tappa partenopea e dunque anche le limitazioni. Non sarebbe, dunque, stato meglio e più semplice rinviare l’assemblea? La sensazione di desolazione, plasticamente racchiusa in un’immagine, fa il paio con quella di confusione che regna nel partito”, sintetizza la giornalista.
Ma l’articolo sarà stato inserito nella rassegna stampa della Schlein o la tengono all’oscuro per non farla preoccupare?