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Poveri palestinesi, la sinistra furbetta utilizza la piazza pro-Gaza per tirare la volata ai referendum. “Guerra” sulle date…

La finta solidarietà

Poveri palestinesi, la sinistra furbetta utilizza la piazza pro-Gaza per tirare la volata ai referendum. “Guerra” sulle date…

Politica - di Luca Maurelli - 27 Maggio 2025 alle 15:49

Poveri palestinesi. Non bastano i bombardamenti di Netanyahu, che quotidianamente minacciano e uccidono i civili nel tentativo di eliminare i terroristi di Hamas. Nell’ipocrisia delle finte trattative di tregua, che caratterizzano le cronache quotidiane degli scambi tra Tel Avis e Gaza, anche la politica italiana non disdegna di giocare un ruolo ambiguo e cinico. Sulla mobilitazione di piazza, per esempio, quella lanciata prima dalle colonne di “Repubblica” e poi dai leader della sinistra per fare pressione su Israele affinché allenti la morsa sui Territori.

Sinistra in piazza per Gaza, anzi, in piazze…

A parte la questione non marginale degli striscioni e delle bandiere (ci saranno scritte contro Hamas, ci saranno simboli di pro Hamas, saranno ammesse i vessilli dei pacifisti israeliani?), c’è anche un tema centrale che riguarda la data. Guarda caso, la prima proposta del Pd è quella del 7 giugno, guarda caso il giorno prima del we sul quale la sinistra (e la Cgil) si giocano la faccia alla ricerca del quorum sui referendum. Il tentativo è di mobilitare persone e media nel giorno ideale per far passare il messaggio che esiste un “popolo” di sinistra, che non è il caso di “andare al mare”, che chi era in piazza per i palestinesi può esserlo, nelle urne, per i lavoratori a cui viene chiesto di schierarsi sui referendum. Il Partito Democratico (PD), il Movimento 5 Stelle (M5S) e Alleanza Verdi e Sinistra (AVS), con il sostegno della Cgil, vogliono una grande mobilitazione nazionale per chiedere la fine delle ostilità nella Striscia di Gaza per sabato 7 giugno, con Roma come sede principale dell’evento. Peccato che una data, per i pro Pal italiani, ci fosse già: il 21 giugno, quando dovrebbe svolgersi la stessa manifestazione, già fissata da tempo, a Porta San Paolo, Roma, intitolata “No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo”, iniziativa promossa da oltre 300 realtà, tra cui Arci, Cgil, Anpi, Greenpeace Italia, Rete Italiana Pace e Disarmo, e la comunità palestinese. Questa mobilitazione si inserisce nella campagna internazionale “Stop Rearm Europe” e mira a protestare contro il riarmo europeo e a sostenere la liberazione di Gaza e della Palestina. Perché non farne una sola, il 21? Perché anticipare quella dei partiti al 7 giugno? Qui quorum ci cova, con buona pace dei palestinesi che chiedono un sostegno bipartisan e disinteressato. ù

Partiti divisi, i distinguo del “campo largo”

Peccato che anche tra i partiti, ognuno svicoli sulle motivazioni, con i primi paletti mossi da Iv, Azione e Più Europa: “Non sia” veicolo di “antisemitismo, dicono. E sia contro Hamas. Ma il gruppo terroristico verrà nominato? Nel centrosinistra sono tanti i distinguo: “Durissima condanna al governo di Israele ma nessun accenno o possibilità di accettare l’idea di trasformare la critica forte e doverosa al governo a un atteggiamento antisionista o antisemita”, afferma Matteo Renzi (Iv). Paletti anche da Carlo Calenda: “Assolutamente disponibili a fare una grande manifestazione per dire a Israele di fermarsi però vogliamo essere sicuri che non ci siano bandiere di Hamas” e “che non ci sia alcun tipo di atteggiamento antisemita”. Da Più Europa, Riccardo Magi puntualizza: “Disponibili a partecipare alla manifestazione delle opposizioni affinché Israele interrompa le azioni militari, purché ci sia la netta condanna non solo del folle operato di Netanyahu ma anche delle azioni di Hamas”. E Conte? I grillini? Ci saranno? E dove? A quella del 7, del 21 o se ne faranno una tutta per loro?

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di Luca Maurelli - 27 Maggio 2025