
Un'ossessione
“Patentino antifascista” per chi manifesta, a Milano i dem ci riprovano. La Russa: roba da soviet
Un altro grattacapo per il sindaco Sala che per ora non risponde alla ridicola richiesta del municipio V guidato dal Pd. Il presidente del Senato: si puniscono le azioni o le parole, non il pensiero
Politica - di Gloria Sabatini - 7 Maggio 2025 alle 10:37
Ci risiamo, a Milano l’ossessione per il paventato e surreale ritorno del Ventennio scivola nel patetico. L’ultima trovata è la richiesta di una patente antifascista per la richiesta di occupazione del suolo pubblico. A richiedere la bislacca procedura è il Municipio 5, guidato dal Pd. Un nuovo grattacapo per il sindaco Beppe Sala che infatti per ora tace. Che cosa si pretende? Per ottenere il permesso e allestire un banchetto di propaganda politica a Milano è necessario sottoscrivere un documento in cui si dichiara di rispettare la Costituzione repubblicana e antifascista.
Milano, i dem chiedono il patentino antifascista
Silenzio dal Comune. Non è la prima volta che si discute del patentino antifascista. Qualche settimana fa la giunta di centrosinistra di Lodi ha deciso che chiunque voglia organizzare un evento nelle sale comunali dovrà prima presentare una dichiarazione di antifascismo. Un pass ideologico che ricorda certe pratiche da polizia sovietica. Che fa sorgere domande che rasentano la comicità. Chi ne verifica la sincerità? E se qualcuno mente? Si scava negli archivi di famiglia alla ricerca di vecchie foto con nonno in divisa?
La Russa: non trasformiamo Milano in un soviet
Non è tardata la replica puntuale di Ignazio La Russa. “In qualunque normativa del mondo vengono punite le azioni o le parole. Non i pensieri. Non si trasformi Milano in un soviet comunista“. Così il presidente del Senato ricordando alle smemorate sentinelle rosse che la Costituzione prevede la libertà di espressione. “Se si trattasse di una semplice dichiarazione di adesione alla Costituzione — continua la seconda carica dello Stato — potrei capirlo. Però dovrebbe riguardare tutti gli articoli della Costituzione. Non so come la metterebbero per chi non ha rispetto delle donne o per altri principi sanciti dalla Carta. Preferisco che siano punite solo le parole, le opere e al massimo le omissioni, non il pensiero. Ma siccome queste cose le fanno utilizzando arbitrariamente il piccolo potere che hanno, se il provvedimento diventerà operativo solleciterò la richiesta di un banchetto. E se gliela negano in assenza di una dichiarazione che a loro fa comodo e non una semplice adesione alla Costituzione, si ricorrerà al Tar”.
La Lega: fuori dalla storia di chi non sa che il fascismo è morto
“Fuori dalla storia chi non si è accorto che il fascismo è morto. A certificare chi è fuori dai dettami costituzionali è la Digos, il ministero dell’Interno e non certo il Politburo di un consiglio di municipio”. È il commento del sottosegretario leghista Alessandro Morelli. La richiesta del “patentino antifascista” arriva a ridosso del Remigration summit, il raduno dell’estrema destra europea che si terrà il 17 maggio probabilmente nel Varesotto dopo la levata di scudi delle istituzioni milanesi. “Ci vuole chiarezza da parte del governo e dei ministri che mettono tutto sullo stesso piano e minimizzano”, è la tesi del presidente del Municipio. Puntuale ancora la risposta di La Russa. “Il rimedio è quello di fare in modo che questa gente non abbia il potere di trasformare una città come Milano in un angolo di un soviet comunista. Vietare il pensiero è roba da Unione sovietica“.