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Il Conclave al cinema

Parolin e la paura di essere Papa: “Sono turbato”. E’ la profezia di Nanni Moretti sull’ansia da “pontificazione”

L'amico Roberto Apo Ambrosi, oste, cantante ed ex compagno di scuola al cardinale: "Non so quale sia la cosa migliore per te, ma non aver paura di sbagliare un calcio di rigore…".

Cronaca - di Alice Carrazza - 7 Maggio 2025 alle 15:32

Tre giorni fa, Roberto Apo Ambrosi – oste, cantante e amico fraterno del più papabile fra i papabili Pietro Parolin – gli ha scritto: «Non so quale sia la cosa migliore per te». Lui ha risposto con sincerità: «Neppure io lo so. Sono un po’ turbato». Così, in confidenza, il cardinale – che da oggi presiederà il Conclave nella Cappella Sistina – ha mostrato la vertigine dell’uomo davanti al mistero più grande della Chiesa: la scelta del successore di Francesco.

Parolin e la sindrome di Nanni Moretti

Una scena che sembra uscita da Habemus Papam, il film di Nanni Moretti in cui un Papa appena eletto fugge dalla responsabilità che il mondo gli vuole cucire addosso. Anche lì, nel cuore del potere spirituale, la paura e il dubbio si fanno strada. Anche lì, il protagonista è più uomo che porporato o Sommo Pontefice, più coscienza che comando. Ed è proprio questa la chiave per leggere il turbamento di Parolin: la consapevolezza del peso e della misura, non la brama della poltrona.

“Don Piero”, l’uomo che non vuole essere profeta di se stesso

I bookmakers del Sacro Collegio lo danno in testa. È lui il più quotato, il più solido, con più esperienza. Ma “don Piero”, come insiste a farsi chiamare da chi lo conosce da prima del cardinalizio, non ama le etichette. L’idea di essere in cima ai pronostici lo inquieta, lo innervosisce. «Turba», appunto.

«A scuola non era un campione di ginnastica, ma in italiano dava del filo da torcere a tutti», racconta Ambrosi al Giornale, mostrando le foto che li ritraggono assieme tra i tavoli dell’osteria Angelo e Diavolo a Marostica. Tra i dolcetti di pasta frolla e le marmellate d’amarena, si legge un’amicizia vera, fatta di dettagli, di piccoli gesti, di dediche non richieste. «Glieli ho portati spesso, anche se per lui restano una tentazione».

E cos’altro è la possibilità del Papato, se non la più insidiosa delle tentazioni? Accettare la chiamata non è solo salire al trono di Pietro. È anche scomparire, diventare simbolo, sacrificare la propria voce al coro della Chiesa universale. È perdere se stessi per provare a salvare gli altri, tutti, il mondo. È, infine, l’ultimo atto dell’uomo prima di cedere all’istituzione.

Il Conclave non è fatto solo di fumate

C’è qualcosa di profondamente italiano – e profondamente vero – in questo pre-Conclave del 2025. La canzone giusta, suggerisce Ambrosi è La leva calcistica del ’68: «Nino, non aver paura di sbagliare un calcio di rigore…». L’oste di Marostica l’ha intonata una volta col calciatore Paolo Rossi, suo grande amico ed eroe dell’82. «C’è anche il video su YouTube», dice. Ma stavolta, quelle parole le riserva a Parolin. «Gliela dedico».

Non è un gran tifoso, Parolin. Né lo è mai stato. Ma sa cosa significhi essere in campo, con gli occhi del mondo addosso e l’incognita del risultato avendo servito come Segretario di Stato durante il papato di Bergoglio. Quando divenne cardinale, era nella Basilica con Rossi. C’erano Francesco e Benedetto XVI. E i cardinali, nel vederlo, si fermavano a ricordare dov’erano quando l’Italia vinse i mondiali. E fa sorridere ripensare alla scena di Habemus Papam, quando lo psicologo prepara i cardinali alla partita e uno chiede: «Io non capisco perché non si possa fare una squadra solo dell’Italia, siamo in tanti!». E lui lo bacchetta: «No, no, no, voi italiani giocate solo con Europa A o Europa B».

Ecco, oggi, giorno dell’extra omnes forse scopriremo da quale “squadra” arriverà il prossimo Pastore. I telefonini resteranno a Casa Santa Marta. Nessuna comunicazione col mondo esterno. E per Parolin nemmeno un messaggio all’amico oste. Pena: la scomunica. Ancora un’eco del “Papa mancato” di Moretti, con quella distanza irreale dal mondo, sospesa e silenziosa. Ma destinata a dissolversi con il primo sbuffo bianco da quel comignolo.

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di Alice Carrazza - 7 Maggio 2025