CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Oltre il disfattismo e la decadenza: la forza dei musei e dei parchi archeologici italiani per un nuovo modello culturale

La nuova rinascita

Oltre il disfattismo e la decadenza: la forza dei musei e dei parchi archeologici italiani per un nuovo modello culturale

Cultura - di Alberto Samonà - 18 Maggio 2025 alle 07:00

C’è un’energia che scorre tra le navate dei musei italiani, percorre le colonne doriche e i marmi scolpiti dalla storia e pervade i luoghi della Cultura. I numeri registrati nel 2024 nei musei e nei parchi archeologici statali ci consegnano la fotografia di un’Italia in ottima salute, nella quale la voglia di scoprirne la storia, l’identità, è crescente.

Oltre 60 milioni di visitatori nell’anno solare e 382 milioni di euro di introiti non costituiscono certo un trionfo episodico, ma sono il segnale di una direzione ritrovata, la prova che le azioni culturali intraprese negli ultimi anni hanno contribuito in modo determinante a costruire un “sistema” consolidato e caratterizzante. Il ministro Alessandro Giuli non ha esitato a definire questo risultato “il migliore di sempre”. E ha ragione, perché non si tratta solamente di una vittoria della contabilità, è il desiderio di un’Italia che ha scelto di raccontarsi attraverso la sua bellezza, la sua verità senza tempo.

Musei e parchi: la visita come pellegrinaggio estetico

Chi parla di tariffe, rincari e biglietti medi più alti dimentica l’essenziale: non si paga un biglietto, si vive un emozione. Visitare il Foro Romano, gli Uffizi, Pompei, Paestum, la Pinacoteca di Brera o il Pantheon non è una cosa come un’altra, non può essere una sosta “mordi e fuggi”: è un pellegrinaggio estetico, un’educazione sentimentale, un incontro con l’arte, con l’architettura, con l’ingegno, ed è un incontro imperdibile con la storia. Quel che è significativo è che non sono aumentati solamente i visitatori, ma è cresciuto anche il numero dei biglietti staccati a pagamento e gli introiti: segno che l’Italia ha finalmente smesso di svendersi e ha iniziato ad essere consapevole del proprio patrimonio culturale e, dunque, della propria essenza. Un nuovo dinamismo che vince sull’assuefazione.

I musei e i parchi italiani: la gratuità non garantisce l’accesso

Qualcuno lamenta la riduzione dei musei gratuiti. Ma la gratuità sistematica non garantisce l’accesso, anzi talvolta svuota di significato l’esperienza. Invece, l’aumento dei visitatori paganti dimostra che la qualità attrae e che il pubblico è disposto a investire in cultura quando questa si presenta come un valore autentico, non come un prodotto scontato. Alcuni storcono il naso davanti alla “fine della bassa stagione” agli Uffizi o al biglietto d’ingresso per visitare il Pantheon a Roma.

Ma è forse scandaloso che la cultura abbia un prezzo degno del suo valore? Del resto, sono proprio questi incassi che permettono di reinvestire, restaurare, innovare. È grazie a queste risorse che il Parco Archeologico del Colosseo, di cui mi onoro di essere consigliere di amministrazione, può accogliere il mondo intero con servizi all’altezza e con una programmazione culturale di altissimo livello, che Pompei continua a stupire con nuove scoperte, che la Reggia di Caserta risplende non solo di passato, ma anche di futuro.

Il modello dell’autonomia gestionale

Il modello dell’autonomia gestionale ha dimostrato di funzionare: la macchina museale italiana non è più un elefante burocratico, ma un organismo pulsante, in grado di attrarre, coinvolgere, trasformare. E soprattutto, non è solo turismo: è educazione diffusa ed è diplomazia culturale. Ogni visitatore può diventare, infatti, un ambasciatore potenziale dei nostri beni culturali, ogni esperienza museale, un seme di conoscenza piantato nel cuore di chi attraversa la storia con occhi nuovi. Ed è per questo che occorre oggi archiviare per sempre la concezione stantia che i musei siano meri aggregati di opere e i parchi archeologici, resti di rovine che sanno di passato, dando ai nostri luoghi della cultura una spinta nuova e ulteriore verso una narrazione dinamica di se stessi, trasformando la visita in un’esperienza totalizzante ed emozionale.

Comprendere l’importanza dei siti culturali

Certo, i numeri in aumento non devono farci beare passivamente, ma sono un punto di partenza di certo incoraggiante, perché se è vero che c’è ancora da fare tanta strada, dobbiamo dirlo con chiarezza: i musei e i parchi archeologici italiani sono tornati ad essere centrali, non solo nella narrazione turistica ma nell’immaginario delle nostre comunità.

Malgrado vi siano siti che ancora devono perfezionare la propria offerta culturale, per la maggior parte sono diventati luoghi vivi, frequentati, desiderati. E in un’epoca che rischia di smarrire il senso profondo della bellezza, questa è forse la conquista più grande. Per queste ragioni, è opportuno che si comprenda che la buona salute dei nostri luoghi della cultura ci dà la possibilità di affermare una visione che inizia a dare i propri frutti e va portata avanti. È la risposta a chi, per anni, ha predicato il declino dell’Italia culturale ed è anche la smentita di un certo disfattismo cronico che teme l’autonomia, demonizza l’efficienza e dimentica che la cultura è anche e soprattutto, responsabilità, coraggio, attivazione di insostituibili professionalità, abnegazione e scelte politiche.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Alberto Samonà - 18 Maggio 2025