CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

“Natalina teneva le fila”: la rabbia, l’accettazione e la vita dura nella Locride nel libro di Giuseppe Femi

La recensione

“Natalina teneva le fila”: la rabbia, l’accettazione e la vita dura nella Locride nel libro di Giuseppe Femi

Cultura - di Paolo Cortese - 18 Maggio 2025 alle 16:33

Natalina teneva le fila” (Albatros edizioni) è il libro di Giuseppe Femia, psicoterapeuta calabrese, di Locri, uno dei posti più belli della Calabria. Femia, didatta dell’Apc, si avventura in un racconto di narrazioni che attraversano le storie cliniche intorno a due figure simboleggianti.

Giuseppe Femia, in maniera leggera e intensa al tempo stesso, riesce a descrivere questo processo così complesso in un libro affascinante. Ogni riga cattura l’attenzione, attiva riflessioni, suscita emozioni in un turbinio frenetico che ha fine solo nell’ultima pagina. In poco tempo si viene catturati e catapultati in un vortice di emozioni, pensieri, storie intrecciate, vissuti altrui e personali, ci si sente scossi e confusi ma al tempo stesso diviene tutto più chiaro se si segue il filo logico dove l’autore vuole portare. Le figure simboliche di Natalina e Maria sono il sinonimo metaforico di rabbia e accettazione, in eterno conflitto tra di loro. E intorno ad esse i vissuti depressivi, istrionici, ossessivi, narcisistici di ogni singola personalità.

Sullo sfondo, riemerge, come Madame Bovary, il vissuto dell’autore e la traccia della sua splendida terra. Quella locride, riconosciuta come summa di esperienza grecanica, che ha vissuto sulla propria pelle nei decenni passati l’orribile presenza della ‘ndrangheta. Rispetto alla quale, però, troppo spesso hanno trovato poco spazio le testimonianze e il coraggio di persone perbene che ad essa si sono ribellate, nell’esempio di vita quotidiana. Nel libro questa traccia si avverte, seppure non si esplichi direttamente, lasciando spazio a un’interazione continua del dialogo, elemento fondamentale del simbolo curativo.

La rabbia e l’accettazione sono due componenti vitali che attraversano la vita di ognuno. La rabbia è l’elemento di una proposizione continua di sollecitazioni, di rivalse. L’accettazione è il processo più difficile, il campo minato intorno al quale scorre il filo dell’esistenza. Accettare è facile ? No. Spesso è impraticabile. Accettare il rifiuto, il lutto, il fallimento, emozioni che attraversano la nostra esistenza. Eppure è lo strumento intorno al quale si riannoda ogni filo di ripartenza.

Femia, psicodiagnosta di primo livello, esce fuori da ogni ruolo di primazia e diventa autenticamente uomo in questo viaggio proustiano intorno alla memoria e al presente. La catarsi avviene proprio intorno alla consapevolezza che ogni fragilità oggi è una forza paradossale, in un contesto nel quale la prepotenza diventa una sorta di prassi di azione diffusa. Un richiamo indiretto a Bergman e alla creatività nevrotica, alla sua capacità di leggere l’attualità partendo sempre dal dolore, che è un antidoto alla distruttività. E anche in questo, Natalina lascia una speranza ai lettori.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Paolo Cortese - 18 Maggio 2025