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Modello Albania

Migranti, la Ue dà ragione a Meloni: stretta sugli asili nei Paesi terzi “sicuri”, più facili i rimpatri

Il ministro per gli Affari europei Foti: "Le nuove proposte legislative confermano la validità e l’efficacia dell’approccio adottato dal governo". La deputata di Fratelli d'Italia: "Chi invoca il diritto comunitario per contestare le politiche migratorie dovrà evidentemente cambiare argomentazione"

Politica - di Alice Carrazza - 20 Maggio 2025 alle 20:14

La Commissione europea ha battuto un colpo. E che colpo: uno schiaffo elegante, in guanti bianchi, all’ideologia dell’accoglienza senza limiti. Con una proposta legislativa che rivede le condizioni per applicare il concetto di Paese terzo sicuro, Bruxelles promuove ancora la linea d’azione Giorgia Meloni sostiene fin dall’inizio: quello della responsabilità, della fermezza e della gestione pragmatica di un fenomeno che altri continuano a descrivere come “flusso”, dimenticando che si tratta di un’ondata continua e strutturale.

Il transito diventa sufficiente

La novità è tutta racchiusa in una formula chiara: «Anche il transito potrà essere considerato un collegamento sufficiente per essere espulso». Significa che se un migrante ha attraversato un Paese terzo prima di arrivare nell’Unione, quel solo passaggio potrà bastare per rimandarlo indietro.

Di fatto, la Commissione europea ha proposto una nuova stretta sulle richieste d’asilo nell’Unione europea, rivedendo il concetto di Paese terzo sicuro che consente agli Stati membri di considerare inammissibile una domanda di asilo quando i richiedenti potrebbero ricevere una protezione efficace in un Paese terzo considerato sicuro per loro. Per applicare questo concetto, il diritto dell’Ue attualmente impone alle autorità competenti in materia di asilo di dimostrare un legame tra il richiedente e il Paese terzo sicuro interessato. Con la modifica odierna, i vincoli vengono allentati aprendo di fatto alla possibilità di trasferire i richiedenti asilo dall’Ue verso altri Paesi – non di origine – con cui non hanno alcun legame. Il sistema-Albania, di fatto.

Sono quattro le modifiche proposte: non sarà piuù necessario che il richiedente abbia un collegamento (ad esempio familiare o di soggiorno) con il Paese terzo considerato sicuro; il solo passaggio in transito nel Paese può costituire un legame sufficiente per giustificare il trasferimento; in assenza di collegamento o transito, sarà possibile trasferire il richiedente in un Paese terzo sicuro se esiste un accordo o un’intesa bilaterale, a condizione che siano garantiti determinati standard; infine, i ricorsi contro le decisioni di inammissibilità basate sul concetto di Paese terzo sicuro non avranno più un effetto sospensivo automatico.

Foti: “La linea italiana è confermata”

Il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, ha commentato con puntualità: «Le nuove proposte legislative confermano la validità e l’efficacia dell’approccio adottato dal governo Meloni». E ancora: «Le misure rispecchiano pienamente la strategia italiana. Una linea volta ad accelerare le procedure di asilo e ridurre la pressione sui sistemi di accoglienza, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali».  Non è l’Italia che si adatta all’Europa, ma l’Europa che prende atto della visione italiana e si avvicina a «soluzioni sostenibili, praticabili e di buon senso». 

Stop ai ricorsi sospensivi

Un’altra modifica sostanziale riguarda i ricorsi contro i trasferimenti verso Paesi terzi sicuri: non avranno più effetto sospensivo automatico. Basta, dunque, con i rallentamenti strumentali. I procedimenti andranno avanti, anche in presenza di un ricorso, evitando il consueto impantanamento nei labirinti giuridici.

Kelany: “Le nostre proposte ora sono legge europea”

Sara Kelany, deputata di Fratelli d’Italia, non ha usato mezzi termini: «Chi invoca il diritto comunitario per contestare le politiche migratorie del governo Meloni dovrà evidentemente cambiare argomentazione». La realtà è sotto gli occhi di tutti: le posizioni italiane, tanto denigrate dai globalismi di Bruxelles, sono oggi assunte come riferimento. E la sinistra italiana, che per anni ha delegato ogni scelta all’Europa, si ritrova improvvisamente senza Europa, senza appigli, e senza narrazione.

Decreto Albania: il governo va avanti con la fiducia

Nel frattempo, in aula al Senato si discute il ddl di conversione del cosiddetto decreto Albania, già approvato alla Camera. Il presidente della commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni, ha preso atto dell’impossibilità di concludere l’esame con mandato al relatore. Si va, dunque, avanti con la fiducia. Il voto è atteso per domani. E come da copione, la sinistra alza la voce: lo strappo democratico, l’autoritarismo, l’ennesimo dramma istituzionale. Ma è tutto già visto.

Il vento è cambiato

Fuori dal Palazzo, gli italiani osservano e comprendono. Capiscono che mentre certi progressisti si aggrappano al dogma del diritto al soggiorno eterno, la Commissione stabilisce che quel diritto ha dei limiti. E che il principio di Paese terzo sicuro può essere applicato in base a criteri razionali.

Resta però una domanda: chi spiegherà a Elly Schlein che la Commissione europea non si è improvvisamente convertita alla destra, ma semplicemente è tornata al realismo? E che il mondo non finisce a Via del Nazareno?

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di Alice Carrazza - 20 Maggio 2025