
Da Tirana
Meloni stana l’opposizione sui “volenterosi”: «Siate chiari: volete mandare truppe in Ucraina?»
La sinistra solleva polemiche per la mancata partecipazione dell'Italia all'incontro tra Gran Bretagna, Francia, Polonia, Germania e Ucraina. Il premier ne smaschera l'ipocrisia con una sola domanda
È bastata una domanda per smontare l’ennesima polemica sul nulla dell’opposizione: «Ci si chiede di partecipare perché dovremmo mandare le truppe in Ucraina o ci si chiede di partecipare per fare una foto e poi dire di no?». Giorgia Meloni, a margine del summit della Comunità Politica Europea a Tirana, l’ha messa sul tavolo dopo il tentativo da parte della sinistra di utilizzare un incontro, nella stessa città, tra Volodymyr Zelensky e i cosiddetti “volenterosi” per sostenere la tesi dell’irrilevanza internazionale dell’Italia. Con quella sola domanda il premier ha messo in evidenza tutta la strumentalità delle accuse, sollevate anche da chi, come Giuseppe Conte, che da un lato tuona contro le armi e dall’altro la accusa di non essere presente al tavolo dei Paesi che, oltre alle armi, a Kiev vorrebbe inviare anche soldati.
Basta una domanda per smascherare l’ipocrisia dell’opposizione
Meloni è sempre stata chiara sul punto: pieno e incrollabile sostegno a Kiev nell’ambito della cornice europea e internazionale, come ribadito anche nella sessione del summit Cpe dedicata all’Ucraina dove pure era presente Zelensky, ma no a iniziative che rappresentano una fuga in avanti di alcuni Paesi e che rischierebbero di complicare ulteriormente la situazione. Per questo l’Italia, pur seguendo con attenzione le mosse dei “volenterosi”, non partecipa al loro format, oggi riproposto a Tirana.
Meloni: «L’opposizione vuole che l’Italia mandi truppe in Ucraina?»
«Rispetto a questo dibattito sulla mancata presenza italiana nelle riunioni tra Gran Bretagna, Francia, Polonia, Germania e Ucraina – ha detto il premier in un breve punto stampa – io devo ribadire una cosa che ho già spiegato diverse volte: e cioè l’Italia ha da tempo dichiarato di non essere disponibile a mandare truppe in Ucraina». «Non avrebbe senso per noi – ha sottolineato il premier – partecipare a dei formati che hanno degli obiettivi sui quali non abbiamo dichiarato la nostra disponibilità. Credo che sia un fatto di chiarezza e di coerenza, e a chi si lamenta – l’opposizione per esempio – chiedo la stessa chiarezza e stessa coerenza: ci si chiede di partecipare a questi formati perché dovremmo mandare le truppe in Ucraina o ci si chiede di partecipare a questi formati per fare una foto e poi dire di no?».
La necessità di essere «seri», «chiari» e «coerenti»
«In queste cose – ha avvertito Meloni – bisogna essere seri e io sono una persona seria, dopodiché ovviamente l’Italia, che ha sempre sostenuto l’Ucraina e continua a sostenere l’Ucraina, nell’ambito di quello che è stato deciso, in ambito Ue e in ambito Onu, continua a partecipare a tutti gli altri tavoli, a tutti gli altri livelli, a tutti gli altri format, a tutte le altre iniziative». «Su questa iniziativa specifica noi non abbiamo dato la nostra disponibilità. Spero di essere stata ancora una volta – ha concluso Meloni – molto chiara».
Conte e Renzi inseguono la visibilità. E vanno a sbattere
In realtà, ciò che manca in questa vicenda non è la chiarezza del premier, ma l’onestà intellettuale dell’opposizione, che replica stancamente sempre le stesse polemiche, rimanendo sorda a ogni eco di realtà. Quello che è avvenuto in occasione della “photo opportunity” di Tirana, con i leader dei volenterosi e Zelensky, è esattamente lo stesso copione di quanto avvenuto per il videocollegamento con Kiev di qualche giorno fa. «Meloni ha messo l’Italia in panchina. Senza voce, senza ruolo», ha sostenuto quel Giuseppe Conte che più di tutti vorrebbe una resa di fatto dell’Ucraina. «L’Influencer ininfluente. Che umiliazione per l’Italia», è stata la battuta quotidiana di Matteo Renzi. Un atteggiamento che ormai ha stancato anche a sinistra. O, almeno ha stancato quella sinistra che, non avendo il problema di doversi inventare uno spazio di opposizione e visibilità, può permettersi il lusso dell’onestà intellettuale. A dimostrarlo c’è un’intervista di qualche giorno fa dell’ex parlamentare Pd Nicola Latorre che ha definito quelle polemiche «inutili», «incomprensibili», «strumentali» e viziate da «una buona dose di ipocrisia».