
"Premier time" al Senato
Meloni: “Lo dico da patriota, la libertà ha un prezzo. Nel 2025 le spese per difesa raggiungeranno il 2% del Pil”. Avanti col modello Albania
Il premier ha risposto al fuoco di fila di interrogazioni a risposta immediata dei partiti che si sono concentrate su tutti i temi caldi: dai dati economici ai dazi, dai rapporti con Trump al caro bollette, alle riforme, fino alle spese per la difesa. Sinistra zittita su tutto: "Le cose vanno meglio di quando governavate voi"
“Lo dico da patriota: la libertà ha un prezzo, nel 2025 spenderemo in difesa il 2% del Pil”: una Giorgia Meloni tambureggiante è stata protagonista di un “premier time” molto denso. Al Senato ha risposto al fuoco di fila di interrogazioni a risposta immediata dei partiti che si sono concentrate su tutti i temi caldi: dai dati economici ai dazi, dai rapporti con Trump al caro bollette alle riforme, fino alle spese per la difesa. Avanti tutta col modello Albania, dunque. Rivendicazione dei temi economici. Attrattiva dell’Italia all’estro. Inizia dalla Difesa il premier Meloni rispondendo al leader di Azione Carlo Calenda: «L’Italia e l’Europa devono rafforzare le proprie capacità difensive per rispondere alle responsabilità cui sono chiamate anche in ambito Nato. Lo ribadisco in questa sede con la coerenza di chi da patriota ha sempre sostenuto un principio semplice: cioè che libertà ha un prezzo. E se fai pagare a un altro la tua sicurezza non sei tu a decidere pienamente del tuo destino”. (video al termine dell’articolo con l’intero dibattito).
Meloni: “Abbiamo ridato all’Italia l’attrattività che merita”
Dovevano essere i partiti a mettere in difficoltà il premier secondo molti quotidiani. E’ avvenuto il contrario. Sinistra e opposizioni sono state zittite su tutto. Sui rapporti transatlantici, ad esempio, Meloni ha ribadito la necessità di mantenere l’unità tra Usa e Ue: “Perché solamente insieme possiamo garantire un Occidente all’altezza delle sfide del nostro tempo”; così come il sostegno agli sforzi di Washington per raggiungere la pace in Ucraina e al piano dei Paesi arabi per la fine delle ostilità in Israele e la ricostruzione della Striscia di Gaza. Il presidente del Consiglio ha anche annunciato la ricerca dello spazio “per una missione molto ampia nell’Indo-Pacifico” nei prossimi mesi. E ha smentito categoricamente le voci sui quaranta miliardi inviati a Trump: “Questo calcolo è totalmente inventato e fatico anche a ricostruire le voci che vi hanno portato a questo calcolo”. Molto spazio, nei suoi interventi, ai risultati economici raggiunti: lo spread è stato più che dimezzato rispetto a quando si è insediato il governo. E il recente rialzo del rating dell’Italia è “l’ennesima riprova del lavoro di un governo che è stato in grado di ridare all’Italia la serietà e conseguentemente l’attrattività che merita”, nonché un’ulteriore smentita per tutti coloro che avevano previsto scenari catastrofici con un esecutivo guidato dal centrodestra.
“Le cose vanno meglio di quando governavate voi”
“Noi non raccontiamo una nazione nella quale tutto è perfetto: ma dove le cose vanno meglio di quando governavate voi”, replica il premier rivolgendosi al capogruppo in Senato del M5S, Stefano Patuanelli che rumoreggiava. “La crescita occupazionale, la tutela del potere d’acquisto, l’aumento degli stipendi sono priorità che questa maggioranza e questo governo hanno ben chiare sin dal loro insediamento: priorità che consideriamo irrinunciabili, fondamentali sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista macroeconomico”. L’ impegno è quello di continuare sulla linea portata avanti finora: “con obiettivi che sono, che devono essere sempre più ambiziosi a sostegno delle famiglie. Noi siamo partiti dai nuclei economicamente più fragili: abbiamo cercato di aiutarli a recuperare il potere d’acquisto perso. Penso che qui la sfida sia ampliare gradualmente la platea dei soggetti interessati, concentrarsi ora sul ceto medio”.
“Abbiamo una credibilità che ci riconoscono i mercati”
“L’Italia – prosegue Meloni- si presenta in modo credibile di fronte a un quadro economico e finanziario che è oggettivamente molto complesso. E con una credibilità che non riconosco io, che riconoscono i mercati, che riconoscono gli investitori, che riconoscono i risparmiatori. Lo testimonia il ritrovato appeal dei titoli pubblici italiani. L’ottimo andamento della borsa di Milano, che è andata ben oltre per la prima volta ai livelli precrisi del 2008 nonostante le turbolenze delle ultime settimane. Lo dice lo spread che piaceva tanto come elemento di valutazione. Oggi è più che dimezzato rispetto a quando ci siamo insediati. E qui parliamo di una cosa che in realtà è molto concreta: perché uno spread più basso significa miliardi di interessi sul debito pubblico risparmiati dallo Stato; con risorse che possono essere destinate a altre esigenze: alla sanità, all’istruzione, al sostegno ai redditi più bassi”.
Avanti tutta col modello Albania
Altro tema nevralgico, la strategia del governo sull’immigrazione che “ci ha permesso di registrare un duplice obiettivo: da una parte abbattere drasticamente gli ingressi irregolari; dall’altra ridurre il numero dei morti e dei dispersi in mare: e questo non può che renderci orgogliosi, perché non c’è niente di più importante che salvare una vita o strapparla dalle grinfie degli schiavisti”. La politica del governo va avanti: “Alla fine di questa settimana, oltre il 25% dei migranti trattenuti in Albania sarà già stato rimpatriato in tempi molto veloci: a dimostrazione di come le procedure e la strategia che abbiamo messo in campo, nonostante i tentativi di bloccarle per ragioni chiaramente ideologiche, stiano funzionando”. Dunque, se ne facciano una ragione all’opposizione: “Stiamo andando avanti con determinazione sull’attuazione del protocollo Italia-Albania. Da questo punto di vista, noi consideriamo molto significativa la proposta della Commissione europea di anticipare l’entrata in vigore di alcune componenti del nuovo patto di migrazione e asilo”. E, infine, “dobbiamo considerare un’ottima notizia la proposta di lista europea dei Paesi sicuri che è stata formulata dalla Commissione. che annovera i Paesi di provenienza di quei migranti i cui trattenimenti non erano stati convalidati dai giudici italiani. Anche qui si conferma che evidentemente non eravamo nel torto”.