
Ucraina
Meloni assente a Kiev? Bignami: l’Italia non è nel club dei volenterosi. Contano i fatti, la sinistra cambi argomenti
Le polemiche delle opposizioni sul vertice in Ucraina non tengono. Il capogruppo di FdI alla Camera: ha fatto bene a non andare, se fosse andata sarebbero comunque insorti. E poi non ci facciamo dire cosa fare da Pd, 5Stelle e Avs
L’ultimo racconto delle opposizioni sulla politica estera del governo riguarda l’assenza fisica della premier Giorgia Meloni dal vertice dei volenterosi a Kiev. Non c’era, si è collegata solo da remoto, che scandalo. Il videomessaggio della presidente del Consiglio, chiaro e il linea con gli altri leader europei (“è necessario un cessate il fuoco totale e incondizionato di 30 giorni) non è bastato. Per giorni Pd, 5Stelle e Avs hanno sollevato l’ennesimo polverone, accusando la premier di non essere abbastanza vicino a Zelensky. Un’assurdità. Lo spiega con dovizia di particolare in un’intervista al Foglio Galeazzo Bignami capogruppo di FdI a Montecitorio.
Bignami: l’Italia non fa parte della coalizione dei volenterosi
“A Kiev c’erano i componenti della coalizione dei ‘volenterosi’, di cui l’Italia non fa parte. La presenza fisica di Meloni sarebbe stata perciò incongrua. Tanto che me l’immagino, se fosse andata, se avesse rappresentato il dissenso sul punto, cos’avrebbero detto…”. La premessa è già è sufficiente. La cosiddetta coalizione dei volenterosi, messa in piedi da Emmanuel Macron in vena di grandeur, non rappresenta tutti i paesi della Ue e l’Italia non ne fa parte. A ben guardare il club dei volenterosi, battezzato dal presidente francese, mette insieme tutti leader che in casa propria non se la passano molto bene. In Europa Meloni è l’unica ad aver un costante e crescente consenso degli elettori dopo 2 anni e mezzo di governo. Inoltre, aggiunge Bignami, “gli stessi che rimproverano a Meloni di non esserci stata, da Conte a Renzi al Pd, sarebbero comunque insorti. Fosse andata in Ucraina, avrebbero detto che spacca il fronte e compromette l’Europa. In realtà la scelta del presidente del Consiglio ha coinciso con il punto di equilibrio più saggio e concreto che potesse assumere”.
Se Meloni fosse andata a Kiev sarebbero insorti
Insomma polemiche pretestuose contro il governo, secondo uno stanco copione che si ripete su ogni iniziativa di Palazzo Chigi. “Con tutto il rispetto per i leader delle opposizioni”, continua il presidente dei deputati di FdI, “cos’è utile o meno all’Ucraina lo definisce Zelensky. Che ha di recente ribadito l’importanza del legame italo-ucraino, nonché l’amicizia con Giorgia Meloni. Noi siamo in prima linea per la ricostruzione. E poi mi domando: che Meloni dovesse andarci o meno ce lo facciamo forse dire dai Cinquestelle che dell’Ucraina auspicano la resa? Ce lo facciamo dire dal Partito democratico che in Europa riesce a spaccare l’atomo senza avere una posizione unitaria? O ce lo facciamo dire, magari, dai Fratoianni? Ecco, non si capisce a che titolo coloro che del popolo ucraino non hanno mai avuto grande pensiero, oggi, rimproverino a Meloni di non essere abbastanza vicina a Zelensky. A ben vedere, comunque, sono sempre gli stessi”.