
Ritratto al vetriolo
Macron come Narciso allo specchio: l’artigiano del caos francese e gli abbagli della sinistra italiana
“Temperamento egocentrico. Arrivato al potere senza una reale esperienza politica, a parte una breve parentesi come ministro dell’economia di Hollande, non ha alcuna idea delle priorità da affrontare”. Franz-Olivier Giesbert, nella sua trilogia sulla V° Repubblica, fornisce un ritratto al vetriolo sull’attuale inquilino dell’Eliseo; “Macron-scrive Giesbert- ama tanto guardarsi allo specchio e come Narciso trascorre molto tempo ad ammirarsi nell’acqua per trovare il riflesso della sua bellezza. Quando tramonta il sole, non ha fatto niente della sua giornata, anche se ha chiacchierato molto; ancora una volta non sarà servito a nulla.”
Macron vuole essere “il veleno e l’antidoto”
“A forza di voler essere il veleno e l’antidoto, Emmanuel Macron è diventato l’artigiano del caos” chiosò Carl Meeus su “Le Figaro” nel dicembre scorso. Dopo la caduta del terzo governo nell’anno solare 2024. Dopo Elisabeth Borne e Gabriel Attal, cadde anche Michel Barnier a causa della mozione di censura presentata da LFI di Jean-Luc Mélenchon e votata anche da RN di Marine Le Pen. Contro cui si era creato un cordone sanitario durante i ballottaggi del secondo turno delle legislative di luglio; ma sulla cui benevolenza si basavano le speranze di vita dell’esecutivo dilaniato dalla frammentazioni e dalle polemiche tra i partiti: paradossi francesi!
Macron ha disgregato i due partiti storici
Macron ha affossato lo spirito della V° Repubblica, contribuendo a disgregare i due partiti storici, quello socialista e quello gollista, senza riuscire a creare un partito del “Presidente”; ma causando la crescita esponenziale dell’estrema destra e dell’estrema sinistra. La politica francese non è mai stata così frammentata; nelle ultime legislative sono entrati all’Assemblea Nazionale ben undici partiti, divisi su tutto. Il RN di Marine Le Pen è passato, negli anni Macron, da 8 deputati nel 2017 (si chiamava ancora Front National) ai 140 del 2024: diventando il primo partito di Francia. Mentre lo schieramento macronista (La République en Marche prima, e Ensemble pour la République dopo) è sceso da 308 a 95 deputati.
Il Fronte Popolare, l’unione delle sinistre, ottenne, nelle ultime legislative, 195 seggi; LFI di Mélenchon fa la parte del leone dello schieramento, con 75 seggi; ma è in disaccordo totale con il Partito Socialista. Mentre i verdi, che sono contro il nucleare, non vanno d’accordo con i comunisti che invece sono favorevoli. In agenda c’è la modifica del sistema elettorale con il passaggio al proporzionale. Sarebbe il tradimento definitivo di De Gaulle, che volle il presidenzialismo e il sistema maggioritario a doppio turno per mettere fine ai “maneggi e agli intrallazzi dei partiti che sono incompatibili con l’interesse supremo della Nazione.”
Il problema di Macron è il popolo
Ciò che si ricorderà di Macron è soprattutto la grande crisi sociale, quella dei giubbotti gialli dovuta all’aumento del costo del carburante, all’aumento del costo della vita; la deruralizzazione, la deindustrializzazione; e gli effetti nefasti della gentrificazione. Quella rivolta sorprese tutti ma fu largamente prevista de Christophe Guilly nel 2014 nel suo saggio: “La Francia Periferica ovvero come si sono sacrificate le classi popolari”. La vicenda dei “gilets jeunes” (giubbotti gialli) ha ben mostrato che, come diceva Pompidou di Giscard, il problema di Macron sia il popolo.
Il bilancio economico di Macron è controverso: in un discorso pronunciato all’assemblea annuale del MEDEF (la Confindustria francese) nel 2015, sostenne che “fosse insostenibile avere il 57% di spesa pubblica in rapporto al PIL. Perché significava scaricare il problema del debito sulle generazioni future creando una nuova disuguaglianza intergenerazionale!” La spesa pubblica, che Macron dichiarava troppo elevata, è rimasta invariata; il debito pubblico è salito dal 98% del Pil al 113%, mentre il deficit pubblico, nel 2024, si è attestato alla cifra record del 6% del PIL.
Dilagano insicurezza, estremismo, antisemitismo
Dal punto di vista sociale si assiste al rinfocolarsi del comunitarismo, specie nelle banlieus (periferie) sempre più degradate; al dilagare dell’insicurezza, all’avanzata dell’estremismo islamico e all’aumento di atti di antisemitismo. Per l’eurodeputata Sarah Knafo, la società francese si è trasformata da una società multiculturale, in una società multi-conflittuale.
Ma anche la politica estera, che tradizionalmente rappresentava un punto di forza della politica francese ed è competenza esclusiva del Presidente della Repubblica, appare molto lacunosa. Secondo Jean-François Bavart, professore d’antropologia e di sociologia al prestigioso istituto degli studi internazionali (IHEID) con “Emmanuel Macron al timone, la politica estera francese è diventata una nave allo sbando”. Raphael Piastra sulla “Rivista politica e parlamentare” rincara la dose scrivendo che “tra tutti i presidenti in carica dal 1958, Emmanuel Macron, è sicuramente il più incapace in materia di politica estera, addirittura peggio di Hollande.
I fallimenti in Africa
In questo ambito i fallimenti in Africa sono gli esempi più rilevanti. La visita, di questo mercoledì, del presidente siriano, l’ex djadista Ahmed al Charaa, nel momento in cui gli abusi sulle minoranze si moltiplicano e che per giunta, secondo quanto scrive “Le Figaro”, non sarebbe stata coordinata con i partner europei, ha suscitato polemiche roventi.
Macron ha sempre avuto un programma vago, dicendo di voler andare oltre la destra e la sinistra, cercando di piacere a tutti ma scontentando tutti. Ma come disse Jacques Chirac, nel 1995; “Seguire il vento significa avere il destino di una foglia morta”.
Gradimento di Macron al 26 per cento
Il gradimento di Macron, in Francia, è crollato al 26%. Chissà cosa ne pensa Matteo Renzi, che si è fatto fotografare, alle esequie del Pontefice, insieme al Presidente francese, evitato da tutti, e che nel 2022 proponeva il “macronismo” all’italiana proclamando entusiasticamente “Je suis Macron”. Oggi è diventato più prudente. Nel frattempo, il prestigioso settimanale “L’Express” che, nel 2010, dedicò una copertina a Berlusconi etichettandolo come “Il buffone dell’Europa”, definisce oggi Giorgia Meloni “La papessa di un’Europa in mutazione che sta risanando il suo Paese, mentre Macron continua ad aumentare il debito.” Corsi e ricorsi storici…