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Macron apparecchia il “trappolone” per Meloni, ma a caderci sono Renzi e Conte: non è lei quella che «mente» sui volenterosi

Il canto del gallo

Macron apparecchia il “trappolone” per Meloni, ma a caderci sono Renzi e Conte: non è lei quella che «mente» sui volenterosi

Il presidente francese ha sostenuto che l'invio di truppe a Kiev, cui Meloni ha ribadito il no dell'Italia, non è all'ordine del giorno del "suo" quartetto. Ma le sue stesse dichiarazioni e i comunicati congiunti lo smentiscono

Politica - di Sveva Ferri - 17 Maggio 2025 alle 16:15

Lo sgambetto, con una certa evidenza, doveva essere per Giorgia Meloni, ma nella “trappola” di Emmanuel Macron ci è finita l’opposizione italiana, Matteo Renzi e Giuseppe Conte in particolare. Macron ha sostanzialmente accusato la premier, pur non citandola direttamente, di diffondere fake news sulla riunione dei volonterosi di Tirana: lei ieri, rispondendo alle polemiche dell’opposizione, ha spiegato che non aveva partecipato a quell’incontro per «coerenza» perché l’Italia non è disposta a inviare truppe in Ucraina come è invece allo studio dei volenterosi; lui ha affermato che «non c’è stata una discussione né a Kiev domenica né oggi con Zelensky sull’invio di truppe». Conte subito si è sperticato a dire che «le menzogne a cui Meloni ci ha abituato sono state smentite in diretta mondiale»; Renzi ha rilanciato dicendo che «Meloni mente sapendo di mentire». Peccato che, dichiarazioni di Macron e comunicati congiunti dei “volenterosi”, diano ragione a Meloni e smentiscano Macron e, a caduta, gli incontenibili entusiasmi di Renzi e Conte sulla presunta “figuraccia globale” del premier e, dunque, dell’Italia.

Macron smentisce se stesso, non Meloni: ecco cos’ha detto sulle truppe a Kiev

«In effetti, c’è l’idea, in secondo piano, di avere forze di rassicurazione che siano più una firma strategica. Anche in questo caso, diversi Paesi stanno lavorando su questo aspetto. Ci sono stati quindi diversi scambi tra i leader e i militari. Questo lavoro proseguirà. E ciascuno, nelle proprie competenze, in base a ciò che può e vuole fornire, si siederà al tavolo per costruire queste garanzie di sicurezza nel tempo», ha detto Macron nella conferenza stampa di domenica a Kiev, secondo quanto riferito da numerose agenzie di stampa. Parlando con Le Parisien, la sera di quello stesso giorno, poi, il presidente francese ha anche precisato che i volenterosi informeranno gli altri Paesi dei «progressi compiuti verso una futura coalizione di forze aeree, terrestri e marittime» per assistere l’esercito ucraino «dopo un possibile accordo di pace» con la Russia.

La dichiarazione congiunta dei “volontari” dopo la riunione in Ucraina

Nella stessa «dichiarazione congiunta dei leader di Francia, Germania, Polonia, Regno Unito e Ucraina a seguito dell’incontro di Kiev» pubblicata quel giorno da Volodymyr Zelensky sul suo profilo X si legge che lui, Macron, Starmer, Merz e Tusk «hanno sottolineato l’importanza cruciale del rafforzamento delle Forze di Difesa e Sicurezza ucraine, quale principale garanzia della sovranità e della sicurezza dell’Ucraina. Un elemento chiave delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina dovrebbe essere anche una forza di rassicurazione (contingente)».
Del resto, l’idea di un invio di truppe in Ucraina per chi ci starebbe, dunque fuori da una cornice europea o Onu, è uno dei presupposti con cui Macron ha lanciato i “volenterosi”. E, dunque, chi è che mente sapendo di mentire?

Foti: «Bene che Macron abbia cambiato idea: la proposta più seria è quella italiana»

Detto ciò, c’è anche una lettura più benevola che si può dare della vicenda. Ed è quella che ha adottato il governo, evidentemente poco interessato a inseguire i giochetti politici d’Oltralpe e dell’opposizione: «Bene che oggi Macron dichiari di aver accantonato la strampalata idea di inviare truppe in Ucraina al di fuori del contesto Onu. La proposta più seria in campo rimane quella italiana: fornire garanzie di sicurezza all’Ucraina sul modello dell’articolo 5 della Nato. Ora si discuta di questo», ha commentato il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, rilanciando quella che, fin dall’inizio, è stata con chiarezza la linea italiana, come ribadito anche a Tirana dal premier.

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di Sveva Ferri - 17 Maggio 2025