
Intese bipartisan
L’Internazionale del buon senso, Meloni seduce socialisti e laburisti in nome della realpolitik
Fin dall'inizio del mandato la premier ha costruito intese e collaborazioni con premier "avversari". Gli ottimi rapporti con il primi ministri albanese Rami e britannico Starmer. Il capolavoro diplomatico con la premier danese Frederiksen
Altro che pericolosa Internazionale dei conservatori, l‘operazione Meloni su scala internazionale si ispira semmai all’Internazionale del buon senso. Prima la soluzione dei problemi sui principali dossier comuni, dalla sicurezza all’immigrazione, poi il rispetto delle appartenenze politiche. La premier italiana, protagonista indiscussa su scala europea e atlantica, fin dall’inizio del mandato ha promosso e coltivat ottimi rapporti e sinergie con leader e capi di stato socialisti e laburisti. Lo dimostra la straordinaria collaborazione con il primo ministro albanese Edi Rama, socialista doc.
Meloni conquista leader e premier socialisti
Entrambi hanno messo da parte bandierine ideologiche e famiglie di appartenenza per gestire l’emergenza sbarchi con un’intesa che, infatti, non è andata giù alle sinistre e alle toghe militanti che hanno scatenato contro l’asse Roma-Tirana l’artiglieria pesante. L’amicizia con Meloni è costata a Rami un processo in casa. Che scandalo, un esponente socialista a braccetto con la leader di Fratelli d’Italia. Eppure il nuovo passo dell’inquilina di Palazzo Chigi funziona e si vede. Solo l’opposizione finge di non accorgersene con il racconto ossessivo di una premier gelosa delle sue posizioni, incapace di dialogare e di fare gli interessi di tutti.
Quello che la sinistra non vuole vedere
Oggi Elly Schlein ha improvvisato la sua quotidiana lezioncina a Meloni con parole da autentica extraterrestre. Per l’Europa “bisogna far le battaglie che Meloni non sta facendo per ragioni ideologiche: puntare sull’autonomia strategica dell’Ue, puntare su una Ue più politica, superare l’unanimità, portare avanti il Next generation Ue”. La segretaria dem rimprovera alla presidente del Consiglio di non fare esattamente quello che sta testardamente facendo a dispetto dei partiti di appartenenza: dialogare e lavorare con tutti.
L’ottimo rapporto con Starmer sui migranti
Stesso discorso con il leader laburista britannico Keir Starmer. Convertitosi sulla via meloniana ha impresso fin da subito una nuova postura al Regno Unito in fatto di migranti. “Entrambi pensiamo fuori dagli schemi e sono certa che possiamo fare ancora meglio in temi come sicurezza, difesa, energia e lotta all’immigrazione irregolare e trafficanti di esseri umani”, ha detto Meloni dopo l’ultimo bilaterale con il premier britannico soddisfatta della partnership tra Italia e Regno Unito.
Il capolavoro diplomatico con la premier danese
L’ultimo capolavoro risale a giovedì con l’incontro con la premier danese socialdemocratica Mette Frederiksen, un identikit di sinistra a tutto tondo che non le ha impedito di dialogare e imprimere, sulla scorta del modello Italia, una svolta alle politiche in materia di immigrazione. Le due premier, da capofila, hanno avviato un’iniziativa congiunta per rivedere l’applicazione della Convenzione europea sui diritti dell’uomo. In una lettera, sottoscritta da 9 paesi, la ‘strana coppia’ ha indicato misure concrete per aumentare i poteri degli Stati membri, limitando i diritti riconosciuti ai richiedenti asilo e cittadini stranieri residenti in un Paese. Una collaborazione strategica ribadita oggi da un post di Meloni. “Italia e Danimarca hanno promosso una lettera chiara e coraggiosa, già sottoscritta anche da altre Nazioni europee. Abbiamo il dovere di difendere i nostri cittadini, i nostri valori, la nostra democrazia. Siamo leader di società che tutelano i diritti umani, tuttavia troppo spesso la Convenzione europea dei diritti dell’uomo viene interpretata in modo da impedire agli Stati di espellere criminali stranieri o di proteggere i propri confini. Non possiamo accettarlo”.
La realpolitik al posto delle divisioni ideologiche e politiche
“Veniamo da Paesi molti diversi, voi siete in prima linea sull’immigrazione. Veniamo da famiglie politiche molto diverse, ma abbiamo realizzato una collaborazione molto efficace. Insieme abbiamo detto che ci sono dei limiti al numero delle persone che l’Europa può accogliere”. Parole chiare quelle di Mette Frederiksen che riconosce all’Italia il ruolo di prima linea e un modello “di soluzioni nuove” per “diminuire gli ingressi di migranti”. Un’intesa da premier di partiti contrapposti che si trovano sulla strada della realpolitik e del buon senso. Con buona pace di Schlein e compagni.