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Liliana Resinovich, il fratello Sergio al contrattacco del tecnico di laboratorio

Il giallo di Trieste

Liliana Resinovich, il fratello furioso al contrattacco. Con una perizia smentisce il tecnico dell’autopsia e lo denuncia per falso: “Un bluff”

Ancora un ennesimo colpo di scena: secondo la difesa di Sergio Resinovich la "vertebra era già rotta prima della tac": la nuova analisi smentisce il preparatore anatomico che si era attribuito un "errore" durante la preparazione del cadavere. E scatta la denuncia per falso

Cronaca - di Lorenza Mariani - 12 Maggio 2025 alle 17:40

Caso Liliana Resinovich: un giallo che sin dalle prime battute ha diviso il Paese a metà. Una intera comunità nazionale chiamata dalla fumosità dei contorni che l’avvolge e dal battente battage mediatico che ormai da oltre anni a questa parte alimenta dubbi e interrogativi su una vicenda ancora tutta da chiarire: quella della 63enne scomparsa a Trieste nel dicembre 2021, e ritrovata senza vita il 5 gennaio 2022 nel boschetto dell’Ex ospedale psichiatrico della città.

Caso Liliana Resinovich: guerra a colpi di perizie. L’ultimo clamoroso colpo di scena

E una indagine, quella intestata alla scomparsa, al misterioso rinvenimento e alla morte della donna, che nelle ultime ore ha subìto un nuovo e significativo sviluppo, specie a seguito dell’irruzione (improvvisa) sulla scena di un un tecnico di laboratorio che, contraddicendo le argomentazioni della consulenza autoptica della Procura che ha concluso asserendo l’ipotesi dell’omicidio della donna (e non già di suicidio), e con ben tre anni e mezzo di silenzio, nei giorni scorsi ha ipotizzato che la lesione alla vertebra rilevata sul corpo della vittima dalla consulenza della Cattaneo, fosse opera sua in sede di autopsia l’11 gennaio 2022.

L’auto-denuncia del tecnico di laboratorio: «Quella frattura alla T2 potrebbe essere opera mia»

Il un preparatore anatomico, che si è presentato spontaneamente dagli inquirenti e che a breve verrà ascoltato direttamente dal pubblico ministero Ilaria Iozzi, che dirige le indagini, spiegava tra gli altri Il Piccolo nei giorni scorsi, non esclude che alcune manovre che ha eseguito sul cadavere possano aver procurato quella lesione alla faccetta superiore sinistra della vertebra toracica T2, rinvenuta nel corso della seconda autopsia eseguita sui resti della donna.

Il contrattacco della difesa di Sergio Resinovich

Ma quella frase: «Potrei aver procurato io quella frattura alla vertebra della signora Liliana Resinovich», suonata subito come sospetta – e non solo per il mancato tempismo dell’auto-denuncia, ma anche perché, sempre a proposito di tempi, i conti non tornano – ha profondamente indignato il fratello di Liliana Resinovich, Sergio, e tutti i familiari della donna, in attesa della verità ormai da troppo tempo.

La frattura della vertebra c’era già prima della Tac

E così Sergio Resinovich, dopo aver accusato di scarsa professionalità e mancanza di rispetto il preparatore anatomico, e dopo averne chiesto il licenziamento immediato, ha presentato tramite il suo legale una perizia che smentisce il preparatore anatomico che si era attribuito un “errore” durante la preparazione del cadavere. Stroncando intervento e tecnico, e asserendo indignato: «Un bluff»…

Caso Liliana Resinovich, la supervisione degli esperti della difesa

E infatti, secondo quanto riporta in queste ore il sito del Tgcom24, «un’accurata revisione specialistica delle immagini Tac eseguite sul corpo di Liliana Resinovich l’8 gennaio 2022 avrebbe confermato che la frattura alla vertebra T2 era già presente all’epoca dell’esame». Un rilievo che l’avvocato Nicodemo Gentile, legale di Sergio Resinovich, ha formalizzato citando l’esito dell’approfondimento condotto sotto la supervisione dei professori Vittorio Fineschi e Stefano D’Errico.

L’avvocato Gentile: «Dichiarazioni da considerarsi prive di fondamento»

Secondo quanto riferito da esperti e avvocato, allora, l’analisi smentisce completamente le affermazioni del tecnico anatomopatologo, che si era attribuito la responsabilità della rottura della vertebra. Le sue dichiarazioni – sottolinea Gentile – sarebbero quindi da considerarsi prive di fondamento e “un bluff”. Per questo motivo Sergio Resinovich ha sporto denuncia per falso nei confronti del tecnico.

Caso Resinovich, un giallo senza fine sempre sul filo della doppia versione (e interpretazione)

Una vicenda, quella infinita del giallo di Trieste che, complici indagini lente e forse poco accurate, ha portato a lungo ad oscillare tra l’ipotesi del suicidio e quella dell’omicidio. E che poi, nel proseguo di accertamenti scientifici e riscontri investigativi, aveva portato la precedente procura triestina al lavoro sul caso a chiederne l’archiviazione per suicidio. Un epilogo a cui, sia i familiari della vittima che il marito si sono opposti e che, grazie all’accoglimento dell’istanza da parte del magistrato incaricato a valutarla, ha portato alla riapertura del caso (e con tanto di 25 punti fissati dal gip da approfondire).

L’exploit del tecnico di laboratorio scatena l’indignazione e l’ira e dei familiari di Liliana

Poi, affidati gli accertamenti autoptici alla sapiente consulenza di Cristina Cattaneo, che dopo un anno di esami e approfondimenti, ha consegnato alla Procura una relazione che non lascia dubbi sull’omicidio della donna. Che avrebbe chiarito anche il punto della data possibile della morte (fissato nello stesso giorno della scomparsa della pensionata triestina). E che, con il combinato disposto del cambio ai vertici della Procura triestina, ha dato nuovo impulso alle indagini e alla ricerca della verità. E tutto è ripartito da capo. Un nuovo inizio a cui sembra voler imprimere uno stop forzato l’intervento “a sorpresa” (arrivato 3 anni e mezzo dopo) di un tecnico. Un preparatore anatomico che a sorpresa ha attirato su di sé i riflettori.

 

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di Lorenza Mariani - 12 Maggio 2025