
L'intervento
L’Europa è comunitaria ed identitaria, facciamo tesoro del monito di Papa Wojtyla: “Deve ritrovare se stessa”
Come dare torto a James David Vance, vicepresidente degli USA, quando ha ricordato che la minaccia alla nostra civiltà europea non proviene dall’esterno, dalla Russia o dalla Cina, ma dal nostro stesso interno con la rinuncia ai valori costitutivi dell’Europa, la libertà e la sovranità del popolo, dunque la democrazia.
Non è più ulteriormente negabile l’involuzione dell’Unione Europea – ispirata “alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell’Europa” (Trattato di Lisbona) e nata “al fine di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei sui popoli” (Ibidem, art. 2) divenuta ora una struttura meramente e altamente tecnocratica al servizio delle élite progressiste.
La globalizzazione dei mercati avrebbe dovuto determinare la fine delle nazioni. La storia sembrava, come allora scriveva Fykuyama, finita con la sconfitta del “comunismo” e la vittoria della “liberal democrazia”. L’idea di nazione e di Stato nazionale era giunto – si diceva – ormai al capolinea. L’universalismo del mercato aveva un nemico comune: la nazione e gli Stati nazionali. Tutte le previsioni sono risultate del tutto sbagliate perché oggi, invece, la storia è tutt’altro che finita e assistiamo alla crisi della globalizzazione ed al suo modello di sviluppo. E’ riemerso lo spirito delle particolarità nazionali ed il senso di appartenenza si presenta più forte di prima, perché si è dimostrato che senza una dimensione comunitaria le persone non riescono a vivere per cui le frontiere ed i confini non sono di per sé negativi, non essendo noi cittadini del mondo, ma di una Patria e di una nazione.
La comunità, è un organismo vivente, caratterizzato da una medesima origine, da un’eredità comune, sia di natura biologica (filiazione, parentela), sia di natura culturale con relazioni di prossimità. Entrare a far parte di una comunità non si sceglie, ma si appartiene, perché si è venuti al mondo in quel determinato luogo, da genitori che già fanno parte di quella comunità.
Rispetto alla società globale è l’appartenenza ad una nazione a creare ancora oggi uno spirito di comunità. Per tutte queste ragioni l’Unione europea che dell’originario spirito comunitario (vedi il Trattato di Roma nel 1957) ha dopo Maastricht perso tutto, non è una comunità avendo abbandonato persino il nome di “comunità”.
Élite autoreferenziali e prive di legittimità popolare hanno scientemente ignorato che, in realtà, “l’Europa non è nata dai trattati del XX secolo, ma da popoli fratelli che, per alcune migliaia di anni, dettero origine ad una comunità di cultura storie e destini”. Lo spirito europeo, nasce nell’antica Grecia del VII e VI Secolo a.C. E si sviluppa poi con Cristianesimo. Questo spirito non ha mai soffiato nell’odierna Unione.
Gli Stati membri dell’Unione Europea si sono visti progressivamente spossessati della loro Sovranità, che è sottratta al Popolo cui appartiene, e gran parte dei loro governi sono divenuti agenti di centri di poteri privati, che perseguono lo scopo di sostituirsi tout-court alla Sovranità Popolare, in nome di un illusorio “multi-culturalismo”, che, in realtà, mira – da un lato – al sovvertimento del sistema culturale e valoriale dei popoli europei – in primis delle sue radici cristiane – e, dall’altro, ad annientare le conquiste sociali, scaturite, nel corso dei secoli, proprio dallo spirito europeo del cattolicesimo.
Contemporaneamente, “questa” Europa non ha perso occasione per incrementare l’odio contro tutto ciò che è europeo, bianco, giudeo-cristiano; come dimostra la persecuzione dei cristiani nella stessa Europa, dove prende sempre più apertamente la forma di esclusione, derisione, pregiudizio, vessazione e, persino, di vere e proprie violenze su chiese e persone. Basta osservare quel che succede nel periodo natalizio di ogni anno.
Odio della vita e della generazione (inverno demografico).
Odio della storia e della cultura europea con una radicale cancel culture e continui atti di pentimento e riparazione.
Odio del Cristianesimo.
Odio di tutte le Istituzioni civili.
Odio dell’uomo in quanto tale. Tanto per fare un esempio eclatante, secondo gli ecologisti, che vanno di moda anche all’interno di parte del mondo cattolico, l’uomo è l’animale più pericoloso, peggiore degli altri esseri viventi, per cui andrebbe eliminato dalla faccia della terra.
“L’Europa ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di sé stessa, se vuole davvero sopravvivere” (Card. Jospeh Ratzinger, Lectio Magistralis sulle Radici spirituali dell’Europa, 13 maggio 2004). Bisognerà perciò con percorsi culturali, formativi ed educativi, ri-pensare l’Europa, ben al di là delle attuali Istituzioni europee.
Occorrerà “immaginare” e “creare” un nuovo e costruttivo dialogo fra Ovest ed Est dell’Europa, fra quei “due polmoni”, che hanno dato un contributo decisivo alla costruzione dell’Europa non solo nella comunione religiosa cristiana, ma anche ai fini della sua unione civile e culturale” (cfr. Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica, Slavorum Apostoli, 1985, 27).
E’ un programma per l’Europa, ancora oggi validissimo quel che gridò a Santiago di Compostela nel lontano 1982 Giovanni Paolo” figlio della nazione polacca, slava trai latini e latina tra gli slavi grido con amore a te, antica Europa: “Ritrova te stessa. Sii te Stessa”. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale, in un clima di pieno rispetto verso le altre religioni e le genuine libertà. Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Dimentica le loro possibili conseguenze negative; non deprimerti per la perdita quantitativa della tua grandezza nel mondo. Tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo… (Giovanni Paolo II, Discorso a Santiago di Compostela, 9 novembre 1982).
Bisognerà dunque operare per edificare un’autentica “casa comune” fondata sulla identità propria dei popoli con i valori, che ne costituiscono l’anima e che devono restare nell’Europa del terzo millennio come “fermento” di civiltà, in modo che il vecchio Continente possa continuare a svolgere la funzione di “lievito”. E’, del resto, questo il nucleo principale di tutto il Magistero di Benedetto XVI espresso nel suo libro scritto a quattro mani con l’allora presidente del Senato, Marcello Pera “Senza Radici”.
*già senatore di An e presidente della Commissione Finanze del Senato