
«Tacciano le armi»
L’appello di Papa Leone XIV per la Pace: «I nemici si guardino negli occhi, la Santa Sede a disposizione per farli incontrare»
Nell'udienza con le Chiese orientali, il Pontefice ha rilanciato il ruolo di diplomazia attiva del Vaticano: «Ai responsabili dei popoli dico: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo!»
«La Chiesa non si stancherà di ripetere: tacciano le armi». Nel corso della sua prima udienza giubilare, quella con le Chiese orientali, Papa Leone XIV è tornato a lanciare un accorato appello per la pace, aggiungendo rispetto a quanto già fatto fin dal discorso di saluto subito dopo l’elezione il ruolo che il Vaticano è pronto a ricoprire: quello di mediatore attivo. «La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino e si guardino negli occhi, perché ai popoli sia restituita una speranza e sia ridata la dignità che meritano, la dignità della pace. I popoli vogliono la pace e io, col cuore in mano, dico ai responsabili dei popoli: incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo!», ha detto il Pontefice. Oggi alla Pontificia Università Gregoriana è in programma una conferenza internazionale dedicata all’Ucraina: interverranno il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, e l’arcivescovo di Kiev, Schevcuck.
Il Papa: «La Santa Sede è a disposizione perché i nemici si incontrino»
Proprio l’incontro con le Chiese d’Oriente, fra le quali la Chiesa di Gerusalemme e quella d’Ucraina, «è stato lo spunto per rilanciare la richiesta di pace. «Chi, più di voi, può cantare parole di speranza nell’abisso della violenza? Chi più di voi, che conoscete da vicino gli orrori della guerra, tanto che Papa Francesco chiamò le vostre Chiese “martiriali”? È vero: dalla Terra Santa all’Ucraina, dal Libano alla Siria, dal Medio Oriente al Tigray e al Caucaso, quanta violenza!», è stato il grido di dolore lanciato da Papa Prevost. «Su tutto questo orrore, sui massacri di tante giovani vite – che dovrebbero provocare sdegno, perché, in nome della conquista militare, a morire sono le persone – si staglia un appello. Non tanto quello del Papa, ma – ha sottolineato Leone XIV – di Cristo, che ripete: “Pace a voi!”. E specifica: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”».
«La pace di Cristo – ha ricordato il Papa – non è il silenzio tombale dopo il conflitto, non è il risultato della sopraffazione, ma è un dono che guarda alle persone e ne riattiva la vita. Preghiamo per questa pace, che è riconciliazione, perdono, coraggio di voltare pagina e ricominciare. Perché questa pace si diffonda, io impiegherò ogni sforzo».
«La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere»
«La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono anzitutto nemici, ma esseri umani: non cattivi da odiare, ma persone con cui parlare. Rifuggiamo le visioni manichee tipiche delle narrazioni violente, che dividono il mondo in buoni e cattivi», ha poi proseguito Prevost, mettendo a disposizione la Santa Sede per le trattative.
Il richiamo all’Occidente cristiano perché riscopra «il senso del primato di Dio»
Durante l’udienza il Pontefice è tornato anche sul tema della riscoperta, «anche nell’Occidente cristiano», del «senso del primato di Dio, il valore della mistagogia, dell’intercessione incessante, della penitenza, del digiuno, del pianto per i peccati propri e dell’intera umanità, così tipici delle spiritualità orientali!». «Perciò è fondamentale custodire le vostre tradizioni senza annacquarle, magari per praticità e comodità, così che non vengano corrotte da uno spirito consumistico e utilitarista», ha detto il papa, indicando come «medicinali» le «spiritualità antiche e nuove» di quelle Chiese.
L’appello contro la persecuzione dei cristiani
Da qui un ulteriore appello del Papa: «Custodire e promuovere l’Oriente cristiano, specie nella diaspora». «Guardando a voi, penso alla varietà delle vostre provenienze, alla storia gloriosa e alle aspre sofferenze che molte vostre comunità hanno patito o patiscono», ha proseguito il Pontefice, avvertendo che «ai cristiani va data la possibilità, non solo a parole, di rimanere nelle loro terre con tutti i diritti necessari per un’esistenza sicura. Vi prego, ci si impegni per questo!».