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La sinistra cerca il caos con il referendum sulla cittadinanza: quali sono i veri obiettivi

L'analisi

La sinistra cerca il caos con il referendum sulla cittadinanza: quali sono i veri obiettivi

Cosa si nasconde dietro il quesito referendario. Da una società multiculturale ci stiamo avviando verso una società multi-conflittuale. Manca la volontà di capire il malcontento crescente tra i popoli europei che vogliono salvaguardare la propria identità

Politica - di Andrea Verde - 19 Maggio 2025 alle 18:18

Il dibattito sul referendum per la cittadinanza breve che si svolgerà a giugno sta facendo emergere quale sia vero obiettivo della sinistra; aumentare il caos per cercare di indebolire il Governo Meloni.
La sinistra, attraverso i suoi tribunali mediatici, retti non più da intellettuali ma da comici, sta assumendo una postura ideologica che vuole contrapporre ad una necessaria fermezza, una falsa generosità condita da ipocrisie umaniste.

Cosa si nasconde dietro il referenduma sulla cittadinanza

La sinistra si oppone al controllo dei flussi migratori ma soprattutto non riesce a cogliere i limiti dell’attuale sistema di accoglienza. L’esempio di Monfalcone, inoltre, ci indica che anziché verso una società multiculturale, ci stiamo avviando verso una società multi-conflittuale: con un preoccupante dilagare dell’estremismo islamico di cui le principali vittime sono le donne musulmane; costrette ad indossare prigioni di tessuto, e che spesso sono vittime di pratiche barbare: come le mutilazioni genitali femminili o i matrimoni forzati. Non sarebbe stato più opportuno un chiarimento sulla presenza della religione musulmana in Italia prima di parlare di cittadinanza breve?

La sinistra perde il senno quando si pronuncia la parola immigrazione

Il vocabolario benpensante ha cancellato la parola assimilazione dal vocabolario sostituendola con la parola integrazione. Ma l’integrazione è una questione sociale. Si è integrati se si è appresa la lingua, si ha un lavoro, un alloggio e i documenti in regola; per questo basta un regolare permesso di soggiorno che consente ogni diritto tranne il diritto di voto. L’assimilazione è un’altra cosa. È una questione di morale, di cultura e quindi di identità. L’assimilazione implica l’adesione all’idea di Nazione, che Jaures definiva “come il solo bene di coloro che non ne hanno alcuno”.

L’intellettuale francese Henri Guaino, autore di diversi saggi su de Gaulle, ha scritto che i veri repubblicani considerano la democrazia come un mezzo e la Repubblica come un fine. La democrazia è il suffragio universale, il multipartitismo, la libertà di espressione, la separazione dei poteri, lo Stato di diritto. La Repubblica è invece un insieme di valori compresa l’identità nazionale e quindi la cittadinanza. C’è chi vuole la democrazia senza la Repubblica e chi vuole la democrazia con la Repubblica.

La sinistra non percepisce il malcontento dei popoli europei

La sinistra perde il buon senso non appena le parole immigrazione, identità e popolo vengono pronunciate. I flussi migratori fuori controllo e il fallimento del multiculturalismo stanno creando un malcontento crescente tra i popoli europei che si sentono minacciati davanti ai molteplici segnali di sparizione del proprio modo di vita, della propria cultura e davanti alla crescente insicurezza. La sinistra, chiusa nelle sue prigioni ideologiche e nelle sue ZTL, ha la sensazione che queste paure e queste angosce siano solo “sensazioni”.

Nel novembre 2009 ci fu il referendum svizzero sui minareti. La maggioranza dei nostri vicini si pronunciò contro la costruzione nel loro territorio. Gli intellettuali di sinistra si scandalizzarono e denunciarono l’islamofobia. Nessuno cercò di capire cosa provassero tanti popoli di fronte al dilagare dell’islamismo in Europa: e cioè una sorda minaccia della loro identità. Ma la sinistra ha sempre demonizzato questo dibattito su pretesto che favorirebbe l’estrema destra: il solito pretesto per non parlare mai di nulla.

L’Italia non faccia come Melenchon in Francia

Al referendum sulla cittadinanza breve bisognerebbe contrapporre un dibattito sull’identità nazionale; su quello che è diventata, di ciò che potrebbe farla sparire o rinascere. Discutere di questi argomenti è agli occhi del politicamente corretto illegittimo. In fin dei conti non abbiamo il diritto di voler preservare la nostra eredità culturale e il nostro modo di vita? Pronunciare la parola “identità” ci fa apparire dei nazionalisti, dei populisti, dei pericolosi reazionari.

Un No contro l’impostura

C’è solo da augurarsi che l’obiettivo ultimo della sinistra non sia quello di emulare l’estrema sinistra francese di Jean-Luc Mélenchon. Che, per aumentare la sua base elettorale, strizza l’occhio al comunitarismo islamico mettendo in piazza il conflitto identitario al posto del conflitto di classe (che oramai è solo un pallido ricordo dato che la sinistra insegue solo le minoranze rumorose e i lavoratori sono l’ultima delle sue preoccupazioni). Lo scrittore francese Maurice Druon sosteneva che una Nazione è innanzitutto una volontà e come Malraux (ministro della cultura di de Gaulle) ammirava e conosceva la forza del NO nella storia. Quel NO, che dalla tragedia greca al gollismo, è l’espressione ultima della volontà umana. Quel NO che ci spinge legittimamente a rifiutare l’impostura di questo referendum e a difendere le parole del Presidente del Senato che invita a non recarsi alle urne.

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di Andrea Verde - 19 Maggio 2025