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Meloni rivoluzione in Europa

Il vento conservatore

La rivoluzione di Meloni: così una donna di destra ha scosso il cuore dell’Europa dal torpore progressista

Dall’Italia alla Romania, passando per Bruxelles, l’avanzata dei conservatori scuote il vecchio continente. Cresce il consenso per i leader identitari, mentre le élite progressiste perdono sempre più il contatto con la realtà

Europa - di V. C. - 13 Maggio 2025 alle 12:29

Il risultato del primo turno delle presidenziali in Romania, con la netta affermazione del leader del partito nazional-conservatore Aur, che ha superato il 40% dei voti, rappresenta plasticamente una tendenza ormai consolidata in Europa. Dall’Inghilterra alla Germania, fino alla Romania, i recenti risultati elettorali mostrano infatti che milioni di elettori europei sembrano sempre più decisi a votare i partiti di destra, che meglio di altri soddisfano quel bisogno di avere risposte concrete di fronte alle grandi sfide di un momento storico così complicato.

La sinistra globalista crolla a pezzi

I progressisti, troppo impegnati forse a specchiarsi nella loro supposta superiorità elitaria e autoreferenziale, hanno pensato di poter vivere di rendita, sventolando solo lo spauracchio del mostro sovranista e populista antidemocratico. Perché, sempre secondo i benpensanti di sinistra, per alcuni il grado di democraticità viene stabilito dall’alto a prescindere, mentre per altri è come una prova d’esame da superare giorno dopo giorno. Ma poi, come spesso avviene in ogni rivoluzione che si rispetti, piccola o grande che sia, accade qualcosa di inaspettato e improvviso che scompagina i piani delle classi dominanti. Qualche volta è un moto violento, qualche volta una presa di coscienza collettiva pacifica, altre volte ancora l’avvento di un leader capace di sovvertire le carte in tavola.

La spinta di Giorgia Meloni e il ritorno di Trump

Questo è proprio ciò che pare stia accadendo dopo l’avvento di Giorgia Meloni al governo di uno dei principali Paesi europei. Un evento inaspettato che, per l’Europa, può avere forse un effetto ancora più dirompente della comparsa sulla scena politica mondiale di Donald Trump. Anzi, proprio l’esperienza del tycoon, con i suoi troppi eccessi — sia nel bene che nel male — ha rafforzato la teorizzazione della sostanziale inaffidabilità al potere di una certa destra poco ortodossa. Ma la troppa sicumera crea false certezze, determinando uno scollamento con la realtà dei fatti.

L’Europa in cerca di risposte

Bastava solo, per le destre europee, trovare chi sapesse allo stesso tempo coniugare l’azione di governo con la necessità di dare risposte a chi quelle risposte non le ha mai avute. A chi sapesse essere autorevole con i grandi della Terra e attenta ai bisogni dei più deboli. A chi avesse a cuore le sorti del bilancio di uno dei Paesi più indebitati d’Europa, senza dimenticare i ceti meno abbienti e gli aiuti all’economia. A chi sapesse dare un lavoro a chi, come molte donne e molti giovani, un lavoro non lo aveva mai avuto. A chi sapesse coniugare la realpolitik con i propri valori e la propria identità.

I moderati popolari di centrodestra, evidentemente, non avevano in sé quel germe di novità che li potesse far uscire dalla trita alternanza tra sinistra e centrodestra. L’alleanza tra popolari europei con le sinistre e i Verdi a Strasburgo, così come le grandi coalizioni — con dentro sinistre, centro, Verdi e liberali — in Germania sono parse come un compromesso di comodo.

L’avvento della donna di cuoio in Italia

Ecco però la sorpresa, che forse pochi si aspettavano: l’avvento al governo dell’Italia di una piccola ma coriacea donna, che fino ad allora era stata derubricata nel novero dei pericolosi sovranisti d’Europa. Sembrava dovesse essere una meteora, e c’è chi ha lavorato per screditare da subito la sua azione. Un episodio fortuito che sarebbe stato presto dimenticato, un piccolo incidente di percorso. Ma questa volta i calcoli di questa classe progressista elitaria, che governa da tempo il continente, hanno fatto i conti con la dura realtà di un governo che invece era destinato a durare e a lasciare il segno.

La superiorità elitista della sinistra è crollata davanti a Meloni

La supposta superiorità culturale e identitaria della sinistra europea, che si reggeva su basi fragilissime, è crollata sotto i colpi della leadership della Meloni, che molto intelligentemente non ha pensato di incarnare il ruolo di leader di un antistorico e irrealistico blocco anti-Europa, come invece avevano fino ad allora mostrato di voler fare alcuni partiti antisistema — come la Lega in Italia, il Rassemblement National in Francia, Fidesz in Ungheria, Vox in Spagna, o il partito di destra estrema AfD in Germania.

Meloni ha mostrato che i conservatori e le destre sanno anche governare con concretezza e non con gli slogan, per affrontare di petto problemi atavici come la lotta all’immigrazione irregolare, la sicurezza, il lavoro, l’economia, l’eccessiva e ingombrante presenza dello Stato su imprese e famiglie. Idee come famiglia, Patria e Dio non sono semplici slogan, ma i capisaldi della cultura occidentale, che una sinistra troppo ideologica ha voluto svilire nell’esaltazione della cultura woke, che solo adesso sta finalmente segnando il passo.

Uno spartiacque

Il governo Meloni ha così tracciato una sorta di spartiacque per sdoganare definitivamente il pensiero moderno conservatore, che era rimasto relegato al pensiero filosofico di giganti come Martin Heidegger, Edmund Burke, Oswald Spengler o Roger Scruton, per declinarlo a livello politico. Il risultato è stato dirompente: un cambio paradigmatico in tutta Europa, in grado di portare ben tre rappresentanti del suo stesso gruppo europeo, quello dell’Ecr, al governo (Petr Fiala in Repubblica Ceca, Bart De Wever in Belgio e, con tutta probabilità, George Simion in Romania).

Élite in affanno alla ricerca di leader da impalare

La reazione da parte delle élite dominanti è stata quella di provare a fermare con mezzi poco ortodossi questa piccola rivoluzione: prima in Romania, con l’annullamento delle elezioni che a marzo avevano decretato la vittoria di Georgescu; poi in Francia, con il processo-farsa a Marine Le Pen per escluderla dalle elezioni presidenziali, che con ogni probabilità, dopo due tentativi andati a vuoto grazie a quella sorta di conventio ad excludendum di tutte le forze politiche, sarebbero finalmente state alla sua portata.

Nulla di nuovo: anche questo storicamente è sempre accaduto durante ogni rivoluzione degna di tale nome.

Meloni ha vinto e convinto

Meloni ha vinto e convinto, riuscendo con la sua azione a spezzare quel perverso progetto delle élite europee di coalizzarsi per escludere a prescindere la destra dai posti di comando. I riconoscimenti quasi unanimi della sua autorevolezza come leader e del suo centralismo in Europa, da parte della grande stampa progressista — dal New York Times a Le Monde, dal Financial Times alla Cnn, dall’Economist al Times o alla Bild — registrano implacabilmente come questo processo sia ormai avviato e destinato a durare.

Senza rinnegare nulla delle sue idee, che le hanno permesso di arrivare a Palazzo Chigi, Meloni ha voluto dichiarare guerra al pensiero dominante delle élite europee, mostrando che una nuova via è possibile, in una rievocazione moderna e di destra della “terza via” falsamente promessa da Tony Blair, per decenni idolo della sinistra di mezza Europa alla fine degli anni Novanta.

L’eco di una profezia

Come non ricordare allora le celebri parole usate dal leader del Movimento sociale italiano, Giorgio Almirante, nel 1979 durante un comizio per le elezioni europee di quell’anno, quando disse: «Volevate relegarci in Italia e noi ci siamo aperti in Europa. Volevate chiudere, contro di noi, i cancelli della vostra fasulla democrazia… ma ricordate: la destra o è coraggio o non è! È libertà o non è! È nazione o non è! Così vi dico adesso: la destra o è Europa o non è! E vi dico qualcosa di più: l’Europa o va a destra o non si fa!».

Chissà se da lassù il vecchio leader missino starà sorridendo sotto i baffi, guardando come una sua erede stia compiendo quello che lui aveva vaticinato.

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di V. C. - 13 Maggio 2025