
Fondata sul Lavoro
La partecipazione è legge: ci voleva la destra per attuare la Costituzione e imprimere una «svolta storica»
Approvata in via definitiva la legge che prevede la partecipazione dei lavoratori a gestione, capitale e utili delle imprese. Calderone: «Come governo siamo felici di aver accompagnato l'iter: crediamo nella collaborazione tra imprenditori e lavoratori, rifuggendo logiche conflittuali fuori dalla storia»
Ci sono voluti 77 anni e l’arrivo della destra al governo, ma alla fine la partecipazione dei lavoratori alla gestione, al capitale e agli utili delle imprese, prevista dall’articolo 46 della Costituzione, è diventata legge: il sì definitivo è arrivato al Senato, con 85 voti a favore, 21 voti contrari e 28 astenuti, segnando quella che è stata definita da più parti «una svolta storica». Il provvedimento era stato approvato alla Camera il 26 febbraio.
La partecipazione è legge. Calderone: «Scritta una pagina storica»
«Come Governo e come ministero siamo sempre stati in prima linea, perché crediamo nella collaborazione tra imprenditori e lavoratori, rifuggendo logiche conflittuali fuori dalla storia», ha commentato il ministro del Lavoro, Marina Calderone. «La partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese è un impegno anche economico che il governo Meloni ha sempre sostenuto, perché ovviamente la fase iniziale di questa norma avrà degli oneri finanziari, anche questi coperti dalla legge». «Oggi è stata scritta una pagina storica. Siamo felici – ha concluso – di aver accompagnato il processo di approvazione della norma», che è «un impegno mantenuto».
Anche l’iter è stato “partecipato”: la collaborazione alla base del testo
Il testo riprende la proposta di legge di iniziativa popolare messa a punto dalla Cisl, unificandolo alle altre proposte che esistevano sull’argomento, tra le quali quella del deputato di FdI Lorenzo Malagola. Il suo iter, dunque, ha un valore anche rispetto al metodo: dà seguito all’auspicato rapporto di collaborazione tra istituzioni, parti sociali e, in senso più ampio, tessuto sociale. Per sostenere la proposta della Cisl, poi adottata come base, sono state raccolte 400mila firme in tutta Italia, sui territori e nei luoghi di lavoro. «Un cammino della responsabilità – ha commentato la segretaria della Cisl, Daniela Fumarola – che ha fatto emergere con forza il valore popolare e antipopulista di questa riforma: una risposta democratica ai bisogni veri delle persone, verso un’innovazione che guarda al futuro e non al passato, lontana da ogni sterile ideologismo e demagogia».
Fumarola (Cisl): «Una svolta culturale oltre che normativa»
«Questa legge – ha aggiunto – rappresenta una svolta culturale oltre che normativa. Per la prima volta il legislatore riconosce la partecipazione non come opzione astratta, ma come motore concreto capace di rilanciare salari, produttività, sicurezza e benessere lavorativo, legalità e giustizia sociale». «Ringraziamo chi ha creduto in questa riforma e l’ha sostenuta, dentro e fuori il Parlamento», ha concluso, parlando di «pagina storica per il mondo del lavoro e per l’Italia».
La risposta alla propaganda demagogica di sinistra e Cgil
La maggioranza ha votato compatta. In ordine sparso l’opposizione: il Pd si è astenuto, il M5s e Avs hanno votato contrato, Italia Viva ha votato a favore. Benché Fumarola non li abbia citati e, dunque, non sia voluta entrare in polemica aperta, emerge in maniera piuttosto evidente dalle sue parole il riferimento alle misure sventolate da sinistra e da Cgil – dal salario minimo ai referendum sul lavoro – buone per fare propaganda, ma non per offrire risposte concrete ai lavoratori.
Osnato: «Una risposta chiara e attuale all’esigenza di coesione nel sistema produttivo»
«Questo provvedimento offre una risposta chiara, più che mai attuale, all’esigenza di un sistema produttivo in cui le parti siano sempre più coese, ciascuno con il suo ruolo insostituibile, per generare ricchezza diffusa. E lo stesso iter parlamentare dimostra quanto il centrodestra sia pronto a recepire le istanze della società civile, a partire da quelle di un sindacato aperto e pragmatico», ha commentato il presidente della Commissione finanze della Camera e deputato di FdI, Marco Osnato, parlando di «svolta storica».
Una battaglia storica della destra, oltre la logica della “lotta di classe”
A motivare il sì «orgoglioso e convinto» di FdI alla legge, di cui ha parlato in aula il senatore Gianni Berrino, c’è anche, forse soprattutto, quella svolta culturale richiamata da Fumarola e al centro, qualche tempo fa, dell’iniziativa lanciata dal premier Giorgia Meloni per la fondazione di un nuovo patto sociale. «Questo provvedimento non solo richiama un principio costituzionale, ma appartiene al bagaglio storico della destra che ha sempre sostenuto l’importanza di favorire lo sviluppo economico della Nazione superando la logica della “lotta di classe” a favore della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Un modello che garantirà maggiore giustizia ed equità sociale», ha sottolineato il senatore di FdI, Raoul Russo.
Il centrodestra compatto: «Una svolta storica»
Di «svolta storica» ha parlato anche il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, sottolineando a sua volta che la legge «fa prevalere la cultura dell’impresa, del lavoro e della partecipazione, sull’antagonismo classista e sulla pratica dello scontro sociale». Per il deputato e leader di Noi moderati, Maurizio Lupi, «questa legge afferma che si cresce insieme, si compete meglio insieme, si vincono le sfide globali solo insieme». La senatrice leghista Elena Murelli ha sottolineato che «dare ai lavoratori la possibilità di partecipare agli utili non significa solo riconoscerne il merito, ma rafforzare il patto tra capitale e lavoro su cui si fonda il tessuto produttivo del nostro Paese».