
Il ricordo
Indimenticabile Mia Martini, 30 anni senza Mimì, artista immensa e fragile. La ricordiamo con le sue canzoni più belle (video)
Tre lunghi decenni senza un'artista che, tra talento e resilienza, ha lasciato un'impronta indelebile nel panorama musicale italiano. Una vita e una carriera schiacciate dal peso delle dicerie, una morte ancora avvolta nell'incertezza
Trent’anni senza Mia Martini: un dolore e una voce che non si spegneranno mai, ma che oggi, nel giorno in cui ricorre il trentennale della sua scomparsa, torna a galla da quel sommerso di ricordi e di commozione che resta in fondo all’amarezza per una scomparsa ancora avvolta nel mistero, ma che di certo ha sottratto a tutti un’artista unica, una cantautrice di talento, e una delle voci più intense, sofferte e inconfondibili della musica italiana.
30 anni senza Mia Martini, artista immensa e fragile
Sì, perché ogni sua nota sembrava una confessione. Ogni parola una ferita aperta. E ancora oggi, a tanti anni di distanza dal suo addio, quella musica e quei testi che con lei prendevano vita con voce graffiante e inconfondibile, continuano a lasciare un’impronta indelebile nel panorama musicale italiano, e a rievocare quel suo sguardo dolente che raccontava una vita segnata da talento e incomprensioni. Un’esistenza, la sua, che ha intrecciato drammaticamente i percorsi personali e quelli artistici nel segno di false dicerie sul suo conto, di amori difficili e tante, troppe delusioni.
Mia Martini, una vita e una carriera schiacciati dal peso delle dicerie
Nata Domenica Bertè il 20 settembre 1947 a Bagnara Calabra, secondogenita di quattro figlie. Tra queste, la cantautrice Loredana Bertè, che da sempre non perde occasione per ricordare la sorella. Mia Martini è stata una delle interpreti più raffinate del panorama musicale nazionale. La sua carriera, iniziata nei primi anni Settanta, ha attraversato successi straordinari e momenti oscuri, causati da assurde dicerie e maldicenze che l’hanno portata all’isolamento artistico. Un destino crudele, il suo, come quello delle eroine tragiche, che sembrava volerla colpire nonostante il suo evidente valore artistico.
Mimì, gli esordi, gli amori
Mimì aveva messo piede nel mondo della musica negli Anni 60. Ha iniziato a farsi notare negli Anni 70, presentando il brano Minuetto al Festival di Sanremo del 1972 condotto da Mike Bongiorno. Non ha vinto quell’edizione, eppure da quel momento la sua carriera è decollata. In quel periodo, trovò spazio anche l’amore: quello vissuto con il cantautore Ivano Fossati. Una relazione che è terminata a causa della gelosia di lui, come ha dichiarato più volte Mia Martini. Nei primi Anni ’80, poi, a stroncare la sua carriera sono state le maldicenze sul suo conto…
Gli anni del tormento e la decisione di ritirarsi
Le dicevano che “portava sfortuna”. E quelle parole, che hanno pesato come macigni, hanno schiacciato l’artista, che alle lunghe non è più riuscita ad andare avanti. In una vecchia intervista raccontò: «C’era gente che aveva paura di me, che rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch’io. Mi ricordo che un manager mi scongiurò di non partecipare a un festival, perché con me nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo ormai arrivati all’assurdo, per cui decisi di ritirarmi».
Gli anni Novanta e il ritorno al successo
Poi il ritorno nel 1989, anno in cui ha raggiunto il grande successo con Almeno tu nell’universo, presentato a Sanremo. Torna al Festival nel 1990, bissando il successo dell’anno precedente interpretando La nevicata del ’56. Tra i moltissimi brani che continuano ad attraversare il tempo ci sono anche Cu’ mme, in duetto con Roberto Murolo, e Gli uomini non cambiano, presentato a Sanremo del 1992. Brani intramontabili; interpretazioni indimenticabili, come Minuetto, Piccolo uomo, e tanti altri, che le hanno reso quella giustizia che nessuno le ha mai dato. Successi che ancora oggi risuonano come manifesti di un talento, di uno stile e di una vita.
Una morte ancora avvolta nell’incertezza
Brani che oggi risuonano ancora con la stessa forza emotiva, a testimonianza di un’eredità artistica che ha saputo resistere al tempo e alle mode. La sua interpretazione era carne e spirito, dolore e verità: non cantava soltanto, Mia Martini viveva ogni canzone. Fino a quando, però, il 12 maggio 1995 è stata trovata morta nella sua abitazione dal manager Nando Sepe.
La Procura aveva aperto un’inchiesta e il decesso era stato attribuito a un arresto cardiaco. Tutt’oggi le cause sono ancora avvolte nel mistero. Negli anni si sono susseguite diverse ipotesi, si è parlato di morte accidentale, ma anche di un suicidio, che la famiglia ha sempre smentito. Una notizia che lasciò attonito il Paese, che da quel momento sarebbe tornato a interrogarsi sul peso che Mimì portava sulle spalle da anni: il pregiudizio, la solitudine, l’abbandono di un’industria musicale che l’aveva prima idolatrata. E poi messa all’angolo…
Mia Martini, un dolore e una voce che non si spegneranno mai
Negli ultimi anni, un lento e meritato processo di rivalutazione ha restituito dignità al suo nome. Documentari, biografie, fiction e rassegne hanno raccontato la sua storia al grande pubblico, spesso con commozione e rispetto. L’Italia ha riscoperto Mia Martini come simbolo di resilienza artistica, di dignità femminile, di purezza espressiva. Non solo una voce, ma un’anima. Trent’anni dopo, il suo ricordo non è sbiadito. Anzi, la sua figura è diventata un punto fermo per chi cerca autenticità nella musica e nella vita. In un’epoca che premia spesso l’apparenza, la storia di Mimì resta un monito: il talento vero va protetto, custodito, rispettato.