CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Il ruolo dell’economia circolare, scelta sostenibile ed esigenza strategica in piccoli gesti

Una risorsa

Il ruolo dell’economia circolare, scelta sostenibile ed esigenza strategica in piccoli gesti

Dal nuovo modello economico nasce l’urgenza per l’Europa e per l’Italia di diventare più autonome dal punto di vista energetico

Energia - di Mauro Rotelli - 8 Maggio 2025 alle 13:24

Fino a pochi anni fa, parlare di “rifiuti” significava parlare di emergenze, di discariche, di costi da contenere. Oggi, invece, sempre più spesso si parla di risorse. È il paradigma dell’economia circolare, un modello che ha cominciato a sostituire silenziosamente, ma con forza, l’economia lineare basata su produzione, consumo e smaltimento. Oggi qualcosa è cambiato. L’economia circolare si sta affermando come un nuovo paradigma economico. E non parliamo solo di una moda o di uno slogan green. Parliamo di una vera e propria trasformazione culturale, produttiva e industriale.

Secondo la definizione europea contenuta nel Regolamento 2020/852 sulla tassonomia ambientale, l’economia circolare si basa su alcuni concetti fondamentali: progettare i prodotti in modo da facilitarne il riutilizzo, la riparazione e il riciclo; ridurre la produzione di rifiuti; reintrodurre nel ciclo produttivo i materiali di scarto, trasformandoli in nuove materie prime. Un esempio emblematico riguarda il settore vitivinicolo. Le vinacce e i raspi, un tempo considerati semplici scarti, oggi possono essere trasformati in biomassa per produrre energia o perfino distillati come la grappa. Un caso virtuoso che dimostra quanto anche un rifiuto, se ben gestito, possa diventare una risorsa.

Ma l’economia circolare è oggi molto di più di una gestione efficiente dei rifiuti. È diventata una questione strategica. Le recenti crisi globali, la pandemia, la guerra in Ucraina, le tensioni commerciali internazionali, hanno reso evidente la nostra dipendenza da materie prime critiche importate dall’estero, spesso da paesi geopoliticamente instabili. Basti pensare alle “terre rare”, indispensabili per produrre batterie, pannelli fotovoltaici, turbine eoliche e componenti elettronici. Queste risorse, essenziali per la transizione ecologica e digitale, sono in gran parte concentrate in pochissimi paesi. Da qui nasce l’urgenza per l’Europa e per l’Italia di diventare più autonoma.

Il “Critical Raw Materials Act”, recepito nel nostro ordinamento con il Decreto Legge 84/2024, va proprio in questa direzione. Fissa tre obiettivi chiave: almeno il 10% delle materie prime critiche deve provenire da miniere europee; almeno il 25% deve essere ottenuto dal riciclo, in particolare dei RAEE (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche); e nessuno Stato membro dovrà dipendere per oltre il 65% da un singolo paese extra-UE per queste risorse. In questo scenario, l’economia circolare diventa un pilastro della sicurezza energetica nazionale. Riciclare correttamente un vecchio smartphone o un computer non significa più solo salvare l’ambiente, ma anche contribuire all’indipendenza tecnologica del nostro Paese.

Le aziende che adottano modelli circolari, tra l’altro, possono ottenere benefici concreti: risparmiano sui costi di smaltimento, producono energia internamente, accedono a vantaggi fiscali e si preparano a una normativa sempre più orientata alla sostenibilità. L’economia circolare non è quindi soltanto una speranza per il futuro, ma si tratta di una concreta realtà. Una realtà che possiamo e dobbiamo alimentare ogni giorno, con scelte consapevoli e azioni concrete. Perché il vero cambiamento comincia anche da un piccolo gesto: quello di non buttare via qualcosa che può ancora avere una seconda vita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Mauro Rotelli - 8 Maggio 2025