
La nota delle toghe
I giudici che hanno scarcerato De Maria: esito imprevedibile. Il marito di Chamila: avete liberato un killer
I giudici milanesi difendono a spada tratta la scelta di concedere il permesso a Emanuele De Maria, il detenuto che durante il permesso ha ucciso una donna, ridotto in fin di vita un uomo e si infine gettato dal Duomo rischiando di finire addosso anche a un ragazzo.
Il 35enne campano, in carcere a Bollate per aver sgozzato una ragazza di 23 anni nel 2016, aveva sempre tenuto un comportamento corretto “anche durante i due anni di lavoro” come receptionist all’Hotel Berna presso e “senza che nulla potesse lasciare presagire l’imprevedibile e drammatico esito”. Lo scrivono il presidente della Corte d’appello di Milano, Giuseppe Ondei, e la presidente facente funzioni del Tribunale di Sorveglianza di Milano, Anna Maria Oddone, in una nota sui “tragici eventi” dell’evasione del 35enne, l’omicidio della collega trovata cadavere al Parco Nord, il tentato omicidio di un altro collega e infine il suicidio gettandosi dal Duomo di Milano domenica.
De Maria ammesso al lavoro esterno da due anni
De Maria era stato ammesso al lavoro esterno fuori dal carcere dopo che i giudici avevano acquisito “informazioni dalle forze dell’ordine” e alla fine di “un’istruttoria” con “l’Amministrazione Penitenziaria e tutti i soggetti coinvolti nella gestione del trattamento detenuto”. Dopo il “condivisibile sconcerto” suscitato della vicenda i magistrati fanno sapere di partecipare “al dolore delle vittime e dei loro familiari”.
Corte d’appello e Tribunale stanno valutando se e quali “iniziative potranno essere assunte in ogni sede” dopo la tragedia ma fanno sapere “che il provvedimento emesso dall’Ufficio di Sorveglianza” a De Maria aveva “per oggetto l’approvazione del programma predisposto dall’area trattamentale della Casa di Reclusione di Bollate di ammissione al lavoro all’esterno” come prevede l’articolo 21 della legge sull’ordinamento penitenziario che è “applicabile a tutti i detenuti nel rispetto della normativa ordinaria” con l’obiettivo di provare a “garantire la rieducazione sotto il vigile controllo degli operatori”, concludono Ondei e Oddone.
Il marito di Chamila: “Aveva già ucciso, perché gli hanno dato la libertà?”
“La mia preoccupazione, che condivido con tutti, giustizia italiana compresa, è questa: fate più attenzione quando date la libertà a chi ha commesso un omicidio volontario”. Parla così, in una intervista al Corriere della Sera, Himanshu, il marito della 50enne italo-srilankese Arachchilage Dona Chamila Wijesuriya. De Maria aveva conosciuto la donna all’hotel Berna, in zona stazione Centrale, dove entrambi lavoravano. Lui godeva del permesso di lavoro all’esterno.
Dalle prime indagini, alla base del femminicidio ci sarebbe la volontà di Chamila di interrompere la frequentazione con De Maria, come le aveva suggerito anche il collega accoltellato. “Non mi ero accorto che potesse avere altre relazioni”, dice il marito, che ha sentito la donna al telefono l’ultima volta venerdì pomeriggio: “L’ho chiamata alle 15.20 di venerdì, mi ha detto che stava uscendo dalla palestra a Cinisello Balsamo”, ma a quell’ora dai filmati delle telecamere la si vede camminare con il 35enne.
“Non ho mai avuto modo di dubitare di lei. Può darsi si abbiano dei cedimenti. Se mia moglie l’ha avuto, allora è stato con un omicida ancora in giro. Se fosse successo con qualcun altro, forse ora sarebbe qui. Mi chiedo perché a questa persona non sono state fatte delle perizie? Perché era in giro?”, conclude ricordando Chamila come “un’ottima moglie e madre. Le vorrei dire solo ‘ti amo’. Mi ripeteva che non mi avrebbe mai lasciato. Non si può restituire nulla, ho perso tutto, la mia vita”.
La posizione del sottosegretario Delmastro: “Scelta della magistratura su cui va fatta luce”
“Non spetta al Dap concedere il permesso di lavorare all’esterno del carcere e dunque sulla vicenda De Maria l’amministrazione penitenziaria non c’entra nulla e non può avere responsabilità. È la magistratura, con il giudice che ha deciso per la sua scarcerazione, ad aver fatto una scelta. Credo bisogni chiedere dunque a quest’ultima. È evidente che si debba fare luce su cosa è successo, ma è prematuro dire qualunque cosa adesso. Non so se la decisione della scarcerazione sia corretta o meno, vedremo. Ma di sicuro non l’ha presa il Dap”. Così il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, in merito alla vicenda del detenuto 35enne, poi morto suicida lanciandosi dal Duomo di Milano, sospettato di aver ucciso una barista cingalese.
Anche il sindaco Sala ammette: faccio fatica a spiegare perché De Maria era in permesso
“Si fa fatica a spiegarlo. Io credo alla rieducazione, a Expo ho fatto lavorare più di 100 detenuti di Bollate, ma si fa fatica a capire come uno condannato nel 2021 è già in condizioni di nuocere”. Lo ha detto il sindaco di Milano Giuseppe Sala commentando di nuovo la vicenda di Emanuele De Maria, l’omicida evaso mentre era in permesso lavorativo dopo avere accoltellato un collega per poi gettarsi dalle terrazze del Duomo. “Le leggi sono queste e ritengo che i giudici le abbiano applicate in maniera corretta – ha detto a Rtl 102.5 -. Ma si fa un po’ fatica a spiegarlo”. “È deflagrante questa cosa, ci sono stati morti in questa storia, ed è quindi una scintilla per riflettere su questo tema. A chi va in galera va data anche una chance, non sono persone perse per sempre”, ha concluso.