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Garlasco, spunta un “no” di Chiara Poggi come movente per l’assassino. Sempio: “Temevo l’arresto”

Le indagini

Garlasco, spunta un “no” di Chiara Poggi come movente per l’assassino. Sempio: “Temevo l’arresto”

Cronaca - di Robert Perdicchi - 17 Maggio 2025 alle 09:00

La caccia al Dna e a nuove eventuali impronte per rafforzare il quadro contro Andrea Sempio, indagato per l’omicidio (in concorso) di Chiara Poggi, e per trovare Ignoto 2. La Procura di Pavia si affida alla scienza per una svolta sul delitto del 13 agosto 2007 a Garlasco che per la giustizia ha già un colpevole: Alberto Stasi, il fidanzato della vittima, ha quasi finito di scontare la sua condanna definitiva a 16 anni di carcere.

Una mazzetta da muratore e non un martello a coda di rondine, un attizzatoio da camino e la testa di un’ascia sarebbero tra gli oggetti rinvenuti nel canale di Tromello vicino alla casa della famiglia delle gemelle Cappa. Secondo Repubblica, proprio una mazzetta sparì alla fine di luglio 2007 dalla sede della Croce Garlaschese, un’associazione di volontariato frequentata da Stefania Cappa. che ha testimoniato di aver sentito l’ultima volta Chiara Poggi domenica 12 agosto proprio per invitarla nella sede, ma lei non venne perché doveva studiare.

Altra ipotesi formulata dal quotidiano è che, nell’intreccio di comitive, amicizie e corteggiatori, Chiara Poggi potrebbe aver pagato un rifiuto a partecipare a una situazione a lei sgradita. Qualcuno, è il ragionamento, potrebbe averle chiuso la bocca per evitare che raccontasse qualcosa che aveva visto.

Garlasco, le indagini ripartono dall’analisi dei Dna

Dopo la falsa partenza del 9 aprile scorso e la ricusazione del genetista Emiliano Giardina, la giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli ha messo nero su bianco i sette quesiti e indicato, in accordo con le parti, le persone che dovranno sottoporsi – con la formula dell’incidente probatorio – alle analisi genetiche.La lista

La lista di non indagati si compone delle persone che frequentavano casa Poggi o chi, tra i primi, è entrato nella villetta di via Pascoli per i soccorsi o per i primi rilievi. Una decina di nomi in tutto tra cui alcuni già finiti sotto i riflettori. Un elenco per evitare che tra qualche tempo si possa puntare il dito su altri per un delitto che si trascina da 18 anni.

Tra i destinatari delle nuove analisi le gemelle Stefania e Paola Cappa (indicate dalla difesa Stasi), cugine della vittima e diventate famose per il fotomontaggio a favore di telecamere poche ore dopo il delitto; Marco Panzarasa, l’amico con cui Stasi trascorse una vacanza studio a Londra (da alcune foto utilizza il computer di Stasi usato anche dalla vittima); tre amici di Marco (fratello della vittima) tra cui Mattia Capra e Roberto Freddi di recenti perquisiti nell’inchiesta su Sempio. E ancora tre carabinieri e un paio di soccorritori. Esclusa la famiglia Poggi di cui il patrimonio genetico è già da anni nelle mani degli investigatori.

L’analisi delle tracce lasciate dalle gemelle Cappa

Il primo appuntamento è fissato nei laboratori di Milano della Polizia scientifica per il prossimo 17 giugno, quando la genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani si confronteranno con i consulenti delle parti per stabilire se quei due Dna parziali (maschili) trovati sulle unghie di Chiara Poggi siano utilizzabili, ossia possano fornire risultati scientificamente credibili. E’ su questo aspetto che si gioca la vera battaglia: per la procura e la difesa di Stasi uno dei due patrimoni genetici è attribuibile a Sempio, mentre il secondo finora non leggibile resta di un uomo ignoto. Finora tutte gli esperti coinvolti nei processi a Stasi hanno ritenuto il materiale genetico inutilizzabile.

Alle cugine Cappa, le gemelle Stefania e Paola che già hanno messo a disposizione il Dna nelle prima indagine che ha portato alla condanna di Stasi, verranno sottoposte all’analisi delle impronte, tracce che potrebbe essere recuperate da alcuni reperti (fruttolo, pacco di biscotti, brick del tè) mai analizzati dopo il delitto, ma decontestualizzati dalla scena del crimine.

Oggetti, tra cui anche un frammento del tappettino del bagno dove l’assassino lascia l’impronta insanguinata della sua scarpa, su cui bisognerà scegliere se cercare le impronte o il Dna: i reagenti sono diversi a seconda della ricerca e la sostanza chimica finisce per ‘contaminare’ l’oggetto, spiegano i genetisti. Un elemento che rende impossibile una doppia ricerca sull’oggetto ma che potrebbe essere ovviato (ipotesi tutta da verificare) tagliando il reperto.

L’analisi dattiloscopica non riguarderà le impronte presenti nella villetta: delle 60 tracce repertate a casa Poggi ben 57 hanno un nome e cognome noto. Solo tre non sono attribuite e si tratta di tracce trovate sui cartoni delle due pizze mangiate la sera prima dalla coppia di fidanzati.

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di Robert Perdicchi - 17 Maggio 2025