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Fuga dei cervelli, Bernini sferza Macron: «Ha sbagliato, non ci si chiude in logiche nazionaliste. Noi veri europeisti»

L'Italia polo della scienza

Fuga dei cervelli, Bernini sferza Macron: «Ha sbagliato, non ci si chiude in logiche nazionaliste. Noi veri europeisti»

Politica - di Gabriele Caramelli - 7 Maggio 2025 alle 10:55

«È accaduto che Macron ha sbagliato presentando il format ‘Scegli l’Europa per la Francia’, dovendolo poi cambiare in ‘Scegli l’Europa per la Scienza’». Queste le parole del ministro della Ricerca e dell’università Annamaria Bernini, che ha commentato in un’intervista a Il Messaggero l’ultima delle «macronate» a proposito della fuga di cervelli dagli Usa di Donald Trump. Nei giorni scorsi, il presidente della Repubblica francese aveva invitato tutti i ministri della ricerca europea e alcuni internazionali per un summit a Parigi, senza considerare minimamente il ministro della Ricerca italiano, rimpiazzandolo con l’ambasciatrice in Francia, Emanuela d’Alessandro.

Fuga dei cervelli, Bernini: Macron ha sbagliato

«Non si rafforza lo spirito comunitario chiudendosi in una logica esclusivamente nazionale – ha ricordato la titolare del Mur – il nostro approccio è da veri europeisti. Non facciamo roboanti annunci nazionali ma rafforziamo l’interesse italiano in una logica di sistema europeo». Poi ha aggiunto: «Non possiamo accettare ambiguità nei rapporti internazionali. Occorre fare le cose giuste nella sede giusta, cioè il Consiglio europeo del 23 maggio. Parteciperò, raccontando le cose che abbiamo già fatto e che proporremo all’Ue come migliori pratiche». Quanto agli obiettivi scientifici dell’Italia in Ue, la Bernini ha precisato che «il nostro orizzonte è fare azioni efficaci e durature per i ricercatori e per la ricerca in una più ampia cornice internazionale».

Il ministero: «Bisogna lavorare con tutti i paesi per la scienza»

«Occorre lavorare con tutti i paesi per garantire, in un momento di cambiamenti velocissimi, che la comunità scientifica possa rafforzarsi e trovare la sua casa in Italia e nel mondo», ha rammentato Bernini. «Non dev’esserci a livello scientifico e universitario, una logica di competizione ma di cooperazione,  il che non impedisce la mobilità dei ricercatori e l’impegno per cogliere tutte le opportunità che si presentano per attirare cervelli». Inoltre, per diventare attrattiva, l’Italia sta facendo «un grande investimento sulla ricerca». «Abbiamo stanziato 11 miliardi di fondi Pnrr – rammenta il ministro – rafforzando le infrastrutture di ricerca, laboratori, centri di studio avanzati, luoghi di formazione e di specializzazione all’avanguardia, che sono la vera casa dei ricercatori».

“Abbiamo stanziato 11 miliardi di fondi Pnrr”

«Abbiamo puntato su temi sfidanti come il super calcolo e il quantum, finanziando la nostra Data Valley a Bologna. I ricercatori che da tutto il mondo vogliono venire da noi – ha proseguito il ministro dell’Università – troveranno infrastrutture di altissima qualità scientifica e di grande reputazione internazionale». Ma non c’è solo Leonardo, perché come ha ricordato il ministro della Ricerca e dell’università «siamo candidati ad ospitare, in Sardegna Einstein telescope, su cui il governo ha investito un miliardo e duecento milioni» e ancora «stiamo lavorando sull’agricoltura tecnologica per difendere le colture dai cambiamenti climatici».

L’Italia è attrattiva sulla ricerca e sulla scienza

Il punto su cui si sta concentrando il ministro Bernini non è il ribaltamento di un «racconto», ma la volontà di «dimostrare nei fatti che siamo certamente attrattivi. E non solo perché abbiamo confermato gli sgravi fiscali al 90%, ma perché abbiamo cambiato marcia rispetto al passato, implementando un sistema di strutture di ricerca avanzatissime». Il messaggio a Parigi è chiaro. “Mentre gli altri fanno annunci roboanti, noi abbiamo già fatto», insiste Bernini: «Io tutte queste cose le racconterò al Consiglio europeo, rappresentandole come un modo concreto per migliorare la ricerca cooperativa in Europa». Quanto ai ricercatori che si lamentano il ministro ha puntualizzato: «Noi ascoltiamo la loro richiesta d’aiuto. È quella di avere non più il solo contratto di ricerca, eredità del governo Draghi, ma diverse tipologie, come accade all’estero».

L’Italia  ascolta le esigenze dei ricercatori

«A noi interessa rispondere alle università, ai centri di ricerca e ai ricercatori che hanno lanciato un allarme, chiedendoci di rivedere il contratto di lavoro unico», dice ancora Bernini. «Dobbiamo ascoltare la voce di chi questi contratti li usa per costruirsi una carriera. Ci viene chiesto di istituire figure contrattuali post dottorato e incarichi di ricerca». Poi ha annunciato: «Su tali innovazioni (contrattuali ndr) rivolgo un appello a tutta la politica di condividere questo percorso, senza divisioni tra maggioranza e opposizione».

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di Gabriele Caramelli - 7 Maggio 2025