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Femminicidio di Lorena Quaranta: niente sconti per “stress da Covid”, ergastolo confermato per Antonio De Pace

La sentenza

Femminicidio di Lorena Quaranta: niente sconti per “stress da Covid”, ergastolo confermato per Antonio De Pace

Cronaca - di Redazione - 20 Maggio 2025 alle 19:57

Diventa definitiva la condanna all’ergastolo per Antonio De Pace, l’infermiere che il 31 marzo 2020, nel pieno della pandemia Covid, uccise la fidanzata Lorena Quaranta, strangolandola, a Furci Siculo, in provincia di Messina. I supremi giudici della quinta sezione penale hanno rigettato il ricorso della difesa contro la sentenza emessa lo scorso 28 novembre dai giudici di Reggio Calabria nel processo di Appello bis.

Un verdetto che era arrivato dopo che la Cassazione, lo scorso anno, aveva annullato con rinvio la prima sentenza di ergastolo limitatamente al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche in relazione al fatto che il femminicidio avvenne nella prima fase della pandemia di Covid-19, che avrebbe potuto incidere sullo stato di stress dell’infermiere. Ipotesi valutata ma ritenuta inammissibile lo scorso novembre dai giudici di Reggio Calabria e ribadita oggi con la decisione dei supremi giudici che hanno confermato la condanna all’ergastolo per De Pace.

La dinamica del femminicidio di Lorena Quaranta

De Pace, secondo quanto ha accertato il processo, ha ucciso la fidanzata, strangolandola e colpendola al volto con una lampada, dopo una lite dai contorni mai chiariti e del tutto improvvisa dato che i due, come è stato ricostruito, avevano visto assieme nel letto un film su Netflix prima che avvenisse l’omicidio. La difesa aveva insistito a lungo sulla circostanza che l’imputato aveva manifestato un forte stress per il Covid tanto che, la sera prima, aveva pensato (in maniera velleitaria perché gli spostamenti non erano consentiti) di rientrare nella casa dei genitori temendo di essere contagiato dato che la fidanzata pare accusasse dei sintomi influenzali. La Cassazione, pur stabilendo la colpevolezza definitiva, aveva disposto un secondo giudizio in appello per motivare l’eventuale concessione delle attenuanti generiche legate a questi elementi. Tesi che è stata bocciata tanto che la sentenza di condanna al carcere a vita è stata confermata.

“Finalmente si chiude questa tragica vicenda giudiziaria”, dice all’Adnkronos il papà di Lorena Quaranta. “Siamo soddisfatti. Eravamo convinti che la sentenza di Reggio Calabria avrebbe retto” aggiunge l’avvocato Giuseppe Barba, legale della famiglia.

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di Redazione - 20 Maggio 2025