
Ex Ilva, il governo non molla nonostante i giudici. Urso: “Il negoziato va avanti, ma gli stabilimenti devono essere in attività”
Urso rivendica il ruolo di Meloni come ponte tra Usa e Ue, illustra le mosse del governo anche a Bruxelles per tutelare le aziende e spiega la linea per salvare le acciaierie di Taranto
La decisione del Tribunale Usa del Commercio internazionale di bloccare i dazi imposti da Donald Trump getta nell’incertezza l’esito dei negoziati avviati da Washington con i vari partner, a partire dall’Ue. Ma in questo quadro in rapida evoluzione e in attesa dell’esito del ricorso presentato dalla Casa Bianca resta una certezza: il negoziato tra le due sponde dell’Oceano “ha preso una piega positiva grazie alla leadership di Giorgia Meloni sin da quando si è recata a Washington”. A sottolinearlo è stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in un’intervista al Tempo di oggi, dunque rilasciata prima che la “bomba” giudiziaria si abbattesse sulle politiche del presidente Usa.
Il ruolo di Meloni nel disgelo tra Usa e Ue
Ma l’analisi di Urso resta valida, poiché si tratta di un’analisi di scenario politico. “Anche nel più recente momento di maggiore criticità è stato l’intervento di Giorgia Meloni a permettere il prolungamento del negoziato fino al 9 luglio e a facilitare un confronto che va oltre le sole questioni tariffarie e commerciali; è prima di tutto un negoziato politico”, ha ricordato il ministro, sottolineando che “la strategia che Trump persegue con i dazi è chiara ed ha un obiettivo definito” e proprio per questo motivo “è cruciale, come ha fatto la Gran Bretagna, lavorare per una riduzione tariffaria tra le due sponde dell’Atlantico: l’Unione europea e gli Stati Uniti”.
Gli impegni del governo italiano a tutela delle imprese
Quanto all’impegni del governo per la competitività delle imprese, Adolfo Urso ha ricordato che si dispiega anche in sede europea: “Abbiamo presentato sette documenti di indirizzo per rivedere la politica industriale europea, guidati da noi e con il supporto degli altri Paesi”. “Includono misure per l’industria siderurgica e chimica che si sta orientando verso la tecnologia verde, così come semplificazioni per vari settori, dalla siderurgia alla microelettronica e allo spazio”, ha chiarito Urso, sottolineando che “il governo italiano chiederà misure di compensazione a livello europeo per supportare” i settori che dovessero risultare più colpiti dai dazi.
Inoltre, il ministro ha parlato del salvataggio del marchio di lusso “La Perla” che “era particolarmente difficile perché vi era un groviglio legale che riguardava anche la differente legislazione inglese, non europea italiana che, attraverso dei commissari straordinari e capaci, abbiamo saputo districare in modo da fare un bando unico per tutte le amministrazioni”.
Il negoziato sull’ex Ilva
Per quanto riguarda il negoziato sull’ex Ilva con l’Azerbaigian, il ministro delle Imprese ha precisato che “in questi 15 mesi abbiamo fatto quello che non è stato fatto nei 10 anni precedenti”. “Abbiamo giustamente indennizzato i cittadini di Tamburi”, ha rivendicato Urso, aggiungendo che “abbiamo salvaguardato la filiera dell’indotto con significative risorse nazionali che hanno tamponato le conseguenze dell’amministrazione straordinaria. Per capirci, le imprese dell’indotto ancora aspettano i ristori di 10 anni fa”. Ma non finisce qui: “Abbiamo inaugurato il tecnopolo di Taranto che deve gestire la transizione ambientale con ricerca, innovazione e un rapporto saldo con le imprese e il territorio. Abbiamo avviato le procedure per una gara internazionale competitiva e siamo nel cuore del negoziato. “Purtroppo – ha proseguito il ministro -, il sequestro di un altoforno da parte della magistratura e l’inibizione dei necessari interventi ha complicato le cose, con ripercussioni sui lavoratori”.
Nonostante le difficolta “però il negoziato con gli azeri sta andando avanti e per giungere a compimento ci sono tre condizioni: l’accordo di programma in cui tutti gli attori dicono di essere d’accordo e sottoscrivano per l’approdo della nave rigassificatrice, Aia (autorizzazione integrata ambientale) che recependo l’accordo di programma prevede un percorso di intervento a tutela della salute e dell’ambiente che sia sostenibile anche economicamente, oltre che quantificabile economicamente per chi subentra”. Poi c’è la terza condizione: “Quando si consegnano le chiavi, gli stabilimenti siano in attività, perché se fossero chiusi le conseguenze sarebbero significative sulle quote di mercato dello stabilimento”.