
Contro il calcio moderno
Elogio delle partite in simultanea: così (per una domenica) il calcio è tornato a regalare 90 minuti di pura passione
Non è mero spirito nostalgico, è questione di restituire al campionato la sua dimensione popolare, spontanea, imprevedibile. E l’adrenalina scaturita dallo sport liberato dalle logiche degli sponsor, dei diritti tv, dello share
C’è un momento, ogni stagione, in cui il calcio torna a parlare la sua lingua più autentica. È il giorno in cui tutte le partite si giocano insieme, in contemporanea. Nessuna anticipazione, nessuna attesa: solo novanta minuti di pura passione. Un evento raro, un rito collettivo che spezza le catene del calcio moderno. E per un paio d’ore l’Italia si sincronizza, con gli occhi puntati sulla propria squadra del cuore e un orecchio attento a ciò che accade negli altri campi.
Le partite in simultanea: 90 minuti di pura passione
Oggi il calendario della Serie A è frantumato in mille pezzi. Troppe partite, troppi eventi, troppo business: si comincia il venerdì e si finisce il lunedì. Anche gli orari sono frammentati: il pallone inizia a rotolare a mezzogiorno e non si ferma fino alle gare in programma alle 20:45. È il calcio degli sponsor, dei diritti televisivi e l’audience si misura in share. Oggi chi gioca dopo può fare calcoli, può sapere già se un pareggio basta, se l’altro ha perso. E così si snatura tutto, non esiste più “la giornata dello sport”. La simultaneità, invece, restituisce al gioco la sua integrità: tutti insieme, nessun vantaggio, nessuna scappatoia. Non è mero spirito nostalgico, è questione di restituire al campionato la sua dimensione popolare, spontanea, imprevedibile. E l’adrenalina scaturita dalla simultaneità di domenica scorsa, nove partite su diece alle ore quindici, ne è l’esempio. È quel momento in cui anche chi è lontano dallo stadio torna a sentire il richiamo del calcio vero: un richiamo che sa di radioline, di cronisti appassionati, di boati improvvisi che annunciano i goal segnati sugli altri campi.
“Tutto il calcio minuto per minuto”: la Serie A in diretta che univa gli Italiani
C’era una volta in cui le voci di Ameri e Ciotti univano l’Italia in un rito collettivo. Le radioline connesse su Tutto il calcio minuto per minuto gracchiavano nelle case, nei bar, negli uffici e soprattutto negli stadi. Erano l’unico filo diretto con gli altri campi e le partite si vivevano al cardiopalma su un’altalena di emozioni condivise. Bastava la frase «attenzione, linea all’Olimpico» per accendere la fantasia. In quel momento il calcio era davvero nazionale, del popolo. E forse quei brividi, quel fiato sospeso che solo la simultaneità può assicurare sono il motivo per cui oggi si torna a reclamare l’antico. È vero, i tempi cambiano, sarebbe impossibile pensare ad un interno campionato così improntato. Ma il sogno di tornare a fruire di qualche giornata in più come i vecchi tempi, con la schedina del toto calcio sott’occhio, è l’auspicio di molti.