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Elio Germano, “chiagne e flop”: 17 milioni di euro di soldi pubblici per i suoi film, un “buco” di 5 milioni

Il cinema della sinistra

Elio Germano, “chiagne e flop”: 17 milioni di euro di soldi pubblici per i suoi film, un “buco” di 5 milioni

Cultura - di Robert Perdicchi - 15 Maggio 2025 alle 08:35

I numeri parlano chiaro: Elio Germano, attore italiano “compagno” e anti-governo Meloni, avrebbe poco da lamentarsi dello Stato, del governo e del sistema che finanzia il cinema: nel 2024, in 10 film in cui ha recitato, Germano ha ricevuto indirettamente un sostegno di oltre 17 milioni e mezzo di euro a fronte di 12 milioni di incassi. Un “buco” di 5 milioni di euro, tutti a carico dei cittadini. E, sulla coscienza, di chi ha proposto e si è fatto finanziare film “flop” ai botteghini, che in generale spesso restano in sala anche solo per un giorno. Oggi “La Verità“, in un lungo articolo del direttore Maurizio Belpietro, smaschera il “lamento” di Germano, che solo qualche giorno fa si era scagliato contro il ministro Giuli e il sistema della “destra” che penserebbe solo a piazzare gli esponenti “del suo clan” nei posti di potere.

Elio Germano e i flop al botteghino

Sulla base dei dati del mensile Box Office, risulta che nel 2024 i film italiani o in coproduzione hanno incassato 121 milioni di euro, 261 mila ciascuno. “Berlinguer – La grande ambizione”, che vede proprio Germano nei panni del protagonista, ha incassato al botteghino 3,8 milioni e ha preso 2 milioni di euro pubblici. Ma è l’unico “in attivo“. Alte nove pellicole in cui Germano ha ricoperto ruoli sono stati finanziati per un totale di 17 milioni e 690 mila euro e ne hanno incassati 12 milioni e 374 mila. Alcuni esempi: N-Ego, diretto da Eleonora Danco, ha ricevuto 513 mila euro di soldi pubblici e ne ha incassati 2.200. Favolacce di Fabio e Damiano D’Innocenzo, che ha vinto nastri d’argento e David di Donatello, ha ricevuto 1.147.000 euro e ha incassato 183 mila euro. Ogni commento è superfluo.

Lo scontro tra l’attore Elio Germano e il ministro della Cultura Alessandro Giuli aveva avuto inizio durante la cerimonia dei David di Donatello 2025, quando Germano, premiato come miglior attore protagonista per Berlinguer – La grande ambizione, ha espresso critiche nei confronti del governo e del ministero della Cultura. Aveva denunciato la crisi del settore cinematografico italiano, attribuendone la responsabilità anche alle politiche ministeriali e criticando le nuove linee guida sui finanziamenti pubblici che, secondo lui, premiano solo le opere che parlano positivamente dell’Italia, limitando così la libertà creativa e la satiraIn risposta, il ministro Giuli, durante un evento a Firenze, aveva definito Germano parte di una “minoranza rumorosa” che si impadronisce dei luoghi istituzionali per “cianciare in solitudine”, accusando la sinistra di aver perso i suoi intellettuali e di affidarsi ormai solo a comici.

Belpietro e il sistema dell’amichettismo di sinistra

“La verità è che invece di preoccuparsi di fare film che non siano ideologici, non parlino di migranti, di partigiani e militanti Lgbt e, soprattutto, che vengano visti dagli spettatori, i firmatari della lettera vorrebbero che il sistema dei fondi pubblici continuasse a finanziarli in eterno, come ai tempi di Dario Franceschini, quando la borsa (dello Stato) era sempre aperta e sempre pronta a sostenere qualsiasi pellicola, purché girata da qualche artista di sinistra. Al sistema hanno attinto tutti, anche i grandi nomi che ora si rivolgono a Giuli con toni ultimativi. Per restare ai più noti, tra i registi che protestano ci sono Paolo Genovese (8,7 milioni per La Saga dei Florio), Paolo Sorrentino (11,2 milioni per Parthenope), Francesca Archibugi (2,388 milioni per Illusione), Luca Guadagnino (17,8 milioni per Memorie da Mexico city), Francesca Comencini (2,3 milioni per Il tempo che ci vuole), Marco Bellocchio (5,3 milioni per Rapito) eccetera. Tuttavia, esiste anche un lungo elenco non soltanto di autori sconosciuti o quasi, ma di film clandestini, che non sono neppure approdati in sala. Aver tagliato i fondi non sta quindi facendo naufragare il cinema italiano, ma la carriera cinematografara di qualcuno sì. Ed è per questo che in tanti hanno sottoscritto il grido di dolore contro il ministro: più che della loro arte ne va del loro reddito…”, spiega Belpietro nel suo articolo.

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di Robert Perdicchi - 15 Maggio 2025