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Ecr avanza anche in Romania. Giordano: “Cresce l’Europa della libertà, della sovranità  e delle identità nazionali”

Sul campo

Ecr avanza anche in Romania. Giordano: “Cresce l’Europa della libertà, della sovranità e delle identità nazionali”

Da Varsavia anche Morawiecki applaude il risultato: "Un forte mandato per il cambiamento conservatore". Fidanza: "La rivoluzione conservatrice in Europa è appena iniziata"

Esteri - di Alice Carrazza - 5 Maggio 2025 alle 16:50

La Romania si è svegliata con un terremoto politico che ha travolto il palazzo e incoronato la piazza. George Simion, l’energico candidato conservatore dell’Alleanza per l’Unione dei rumeni (abbreviato Aur), ha sbancato al primo turno delle presidenziali con un secco 40,9% a livello nazionale e un impressionante 61% tra i rumeni all’estero. Un dato che non è solo numerico: è simbolico.

Il popolo ha voltato una volta per tutte le spalle ai tecnocrati, e oggi il primo ministro Marcel Ciolacu (Psd) ne ha preso atto, dimettendosi. A ruota, anche i ministri del suo partito hanno abbandonato l’esecutivo, sotto accusa da parte dei liberali per non aver sostenuto adeguatamente la candidatura di Crin Antonescu, soprattutto nei feudi rurali.
La destra festeggia e si dice compatta, pronta a lanciarsi non solo verso il ballottaggio presidenziale, ma anche verso la conquista del Parlamento. Questa è la svolta di Bucarest.

George Simion: “Abbiamo fatto la storia”

Simion non ha atteso i consueti formalismi per parlare. Lo ha fatto con il tono e il timbro di chi non cerca legittimazione nei salotti, ma nel cuore degli elettori. «Fratelli e sorelle miei, da qui e da ogni angolo del mondo – oggi, insieme, abbiamo fatto la storia!» ha tuonato nell’infinita notte elettorale. Una dichiarazione d’intenti, rivolta a chi ha resistito all’apatia, a chi ha fatto ore di fila nei consolati, a chi non si è lasciato scoraggiare da una stampa mainstream che – parole sue – «ha fatto ciò che sa fare meglio: mentire».

E mentre i candidati moderati si interrogano su alleanze e percentuali, Simion non vacilla: «Prometto che ascolterò sempre la volontà del popolo. Sono qui per servire i rumeni, non il contrario».

L’asse Romania-Usa

Sul fronte geopolitico, Simion non lascia spiragli all’ambiguità: «Abbiamo bisogno di truppe americane e Nato sul terreno – oggi, non domani. Sono l’unico candidato in grado di garantire che le truppe statunitensi restino in Romania». Il riferimento alla base aerea di Mihail Kogălniceanu è tutt’altro che casuale: si tratta del più importante avamposto Nato in Europa orientale. Un punto cardinale nel suo discorso, che lega sicurezza nazionale, sovranità e partenariato transatlantico in un solo concetto: “scudo”.

La sua visione estera guarda anche all’Atlantico: «Ripareremo il rapporto Ue-Usa e farò della reintroduzione della Romania nel Visa Waiver Program la mia missione». È una Romania che vuole contare, non più soltanto contare i giorni alla frontiera.

“Riformiamo, non distruggiamo l’Europa”

A chi lo accusa di anti-europeismo, Simion risponde senza scomporsi di un millimetro: «Voler riformare l’Ue non significa volerla abbandonare. Crediamo in un’Unione europea che prosperi come nido per nazioni sovrane e diverse – non come un sistema rigido che impone politiche taglia unica».

Non a caso, gli alleati europei già nella notte hanno fatto arrivare le proprie congratulazioni. Da Roma, Antonio Giordano deputato di FdI e segretario generale del partito dei Conservatori e riformisti europei: «Questo risultato conferma il crescente sostegno popolare a una visione dell’Europa fondata sulla libertà, la sovranità, l’identità nazionale e la responsabilità democratica. George Simion rappresenta una nuova generazione di leadership che mette al primo posto i cittadini, sia in patria che a Bruxelles». E aggiunge: «Il secondo turno sarà un momento di svolta per la Romania e per la direzione che prenderà l’Europa negli anni a venire».

Da Varsavia, — dove anche lì le elezioni presidenziali saranno decisive il prossimo 18 maggio e 1 giugno — a parlare è stato l’ex primo ministro e presidente di Ecr party Mateusz Morawiecki: «La vittoria del nostro alleato rappresenta la conferma di un percorso che sta acquisendo sempre più rilevanza in tutta Europa. Il partito dei Conservatori sostiene George Simion in questa nuova fase della campagna e riconosce il suo impegno costante nella costruzione di una Romania libera e sovrana».

George Simion: “Non voglio il potere per me. Voglio la democrazia”

Il discorso post-elettorale è stato un vero e proprio manifesto politico. «Non voglio il potere per me. Voglio la democrazia, voglio la normalità», ha detto Simion, inchinandosi idealmente ai romeni all’estero: «Mi inchino con gratitudine a quelli che hanno percorso centinaia di chilometri, fatto ore di fila, e dimostrato al mondo intero l’orgoglio di essere romeni».

E poi l’affondo: «Il popolo romeno è fatto di lavoratori che non chiedono elemosina, ma giustizia. Di insegnanti che formano menti e coscienze, non solo trasmettono nozioni. Di coloro che lavorano la terra, coltivano il nostro cibo e ricevono in cambio solo indifferenza. Di genitori e nonni che gridano: “Basta tradimenti. Basta svendere il nostro Paese”».

Fidanza: “La rivoluzione conservatrice in Europa è appena iniziata”

Non poteva mancare il sostegno italiano sul campo. Carlo Fidanza, europarlamentare e capodelegazione di FdI al Parlamento europeo, ha fatto visita al quartier generale di Aur a Bucarest nella notte elettorale. Dal palco ha scandito: «La Romania ha il diritto di decidere da sola, per la propria sovranità e libertà. La rivoluzione conservatrice che sta avvenendo in Europa è appena iniziata».

Una vittoria del popolo, un monito contro il sistema

Simion ha chiuso il suo comunicato con un messaggio forte: «Faremo ciò che altri non hanno mai avuto il coraggio di fare: inizieremo la ricostruzione morale, politica ed economica della Romania. Solo con Dio davanti a noi».

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di Alice Carrazza - 5 Maggio 2025