
Diplomazia, non selfie
Donzelli: «Meloni lavora per unire l’Occidente, e ci riesce. L’opposizione che lo nega fa quasi tenerezza»
Il deputato di FdI sottolinea il ruolo fondamentale dell'Italia anche nelle telefonate intercorse tra Trump e i leader Ue prima e dopo le chiamate con Putin e Zelensky: «Giorgia per essere autorevole non ha bisogno di correre a farsi foto a ogni appuntamento»
Una «realtà così evidente» che l’opposizione che cerca di negarla «fa quasi tenerezza». Il deputato e responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, all’indomani delle telefonate tra Donald Trump e i leader europei, che hanno fatto da cornice ai colloqui con Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, rivendica il ruolo di cucitura dell’Italia, che si inserisce nel più ampio contesto dell’impegno per tenere insieme l’Occidente. Uno sforzo che a un certo punto era sembrato titanico e che invece si è rivelato una scommessa vincente da parte di Giorgia Meloni. «Noi – sottolinea Donzelli – lavoriamo per unire le due sponde dell’Atlantico che hanno gli stessi valori di fondo, e lo facciamo da europei. Per far contare l’Europa, per evitare che si costruiscano muri. E ci stiamo riuscendo. È un’impresa enorme».
Donzelli: «Meloni lavora per tenere unito l’Occidente. E ci sta riuscendo»
Un’impresa resa possibile dall’autorevolezza che «tesse diplomazia» e che ha riportato l’Italia al centro dello scacchiere internazionale, dopo la stagione della “politica dei selfie”. «È meglio un premier che non si interessa dei selfie ma grazie all’autorevolezza tesse diplomazia, o premier come sono stati Conte e Renzi, guarda caso oggi tra i più scatenati, che hanno pensato fosse utile farsi solo le foto per darsi autorevolezza?», è la domanda posta da Donzelli, nel corso di un’intervista al Corriere della Sera. Sulle cui colonne, qualche pagina più in là, si legge anche un’intervista proprio a Matteo Renzi, che insiste con la tesi secondo cui «con le mosse della premier» starebbe «perdendo credibilità».
Politica dei selfie vs politica dell’autorevolezza
Invece, sottolinea Donzelli, «quello che stiamo vedendo in questi giorni, che vediamo da tempo, e che l’opposizione in modo surreale nega, nonostante sia evidente» è che «Giorgia Meloni, per essere autorevole, non ha bisogno di correre ad ogni appuntamento in presenza se non è convinta dell’obiettivo della riunione. I Volenterosi inizialmente erano stati un po’ troppo frettolosi nell’evocare truppe europee in Ucraina senza accordo internazionale. Anzi, con la sua scelta di segnare una distanza ha ottenuto due risultati».
I due risultati raggiunti dal premier segnando una distanza dai “volenterosi”
«Il primo – spiega il deputato di FdI – è aver fatto dire chiaramente a Macron che non c’è alcuna intenzione di inviare truppe europee, se non eventualmente in ambito Onu, dopo, a mantenere una pace già raggiunta. Il secondo è di aver agevolato il dialogo. Non è un caso se il portavoce di Merz ha detto che il nuovo format allargato dei Paesi europei, che comprende anche l’Italia, è stato raccomandato da Trump, proprio per coinvolgere Meloni che è un ponte tra Europa e Usa».
L’opposizione vorrebbe l’Italia «ininfluente» e nega la realtà
Le stesse telefonate di Trump di queste ore ne sono una conferma: la prima delle tre è stata «appunto ai Paesi di testa dell’Europa — Italia, Inghilterra, Francia, Germania — poi a Zelensky e poi a Putin». «E su questo – chiarisce Donzelli – la premier ha avuto un ruolo fondamentale. Mi dispiace per chi vorrebbe un’Italia ininfluente e assente, ma è esattamente il contrario. Io capisco che l’opposizione debba fare l’opposizione, ma su questi temi, sull’importanza della nostra nazione nello scenario internazionale, noi non abbiamo mai tifato contro, nemmeno per governi non nostri. Loro no. Sperano di indebolirci, ma la realtà è talmente evidente che fanno quasi tenerezza».
Donzelli: «La maggioranza è compatta su tutto: c’è un grande gioco di squadra e Meloni fa sintesi»
Quanto alla tesi della donna sola al comando, cui ugualmente l’opposizione è molto affezionata, Donzelli, rispondendo a Paola Di Caro, che firma l’intervista, ricorda che anche in questo caso la realtà è un’altra: «C’è grande gioco di squadra. (Meloni, ndr) È il capo del governo di una maggioranza coesa, che non si spacca su tutto come facevano loro o fanno all’opposizione. A lei spetta naturalmente la sintesi e l’azione da premier, ma la maggioranza è compatta su tutto. In un quadro di stabilità, che è la vera forza che abbiamo, e che vogliamo lasciare come valore aggiunto anche a chi verrà dopo di noi».