
La firma è del 2023
Detenuto killer di Milano: c’è la firma di Giulia Turri, toga del processo Ruby, sul permesso a De Maria
Il permesso di lavoro concesso a Emanuele De Maria, il detenuto del carcere di Bollate che ha seminato una scia di sangue a Milano, è stato firmato da Giulia Turri, magistrato già noto alle cronache politiche.
Lo scrive Libero evidenziando che Turri presta servizio presso il tribunale di Sorveglianza dal 2019, ma nel 2013 ha presieduto il collegio che aveva condannato in primo grado Silvio Berlusconi al termine del processo “Ruby” per concussione e prostituzione minorile. La pena impartita nei confronti del Cav fu addirittura superiore a quella richiesta dall’allora magistrato Ilda Boccassini, la celeberrima pm nota come Ilda la Rossa ai tempi di Mani Pulite.
La firma di Giulia Turri dietro una decisione collegiale
Nel caso del 35enne detenuto napoletano condannato per avere sgozzato una ragazza tunisina nel 2016, il magistrato Giulia Turri ha firmato quel permesso nel 2023: esattamente dopo 5 anni di carcere di De Maria, che era stato catturato solo nel 2018, dopo due anni di latitanza in Germania. Cinque anni di buona condotta erano stati ritenuti sufficienti per concedere il permesso di lavoro all’uomo condannato per omicidio.
Grazie a quell’autorizzazione a De Maria è stato quindi consentito di uscire dal carcere per svolgere il turno di lavoro presso l’hotel Berna, dove poi ha accoltellato un collega e dove ha conosciuto l’altra collega, una 50enne singalese, che ha sgozzato con le stesse modalità con le quali aveva ucciso appena 9 anni prima la 23enne tunisina.
«Sono ansioso di leggere le relazioni dei giudici che hanno deciso per la libertà di un assassino che è tornato assassino». Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini partecipando al X Congresso nazionale del Sap a Roma, commentando la vicenda del killer suicida dal Duomo di Milano. «Perché non si trattava di un permesso premio per qualcuno che aveva commesso un reato minore, un reato economico… – ha aggiunto – Questo ha ammazzato una donna e come premio è uscito e ha ammazzato un’altra donna. Da italiano vorrei capire perché gli hanno permesso di farlo e quindi come governo andremo fino in fondo: bene ha fatto il ministro della Giustizia a chiedere chiarimenti».
De Corato (FdI) presenta un’interrogazione a Nordio e Piantedosi
«Leggo che è al vaglio del Ministero della Giustizia – commenta l’ex vicesindaco di Milano Riccardo De Corato – la delicata situazione che ha visto il carcerato Emanuele De Maria prima accoltellare un collega durante un permesso per lavoro dal Carcere di Bollate, sospettato di aver ucciso una barista cingalese, e poi suicidarsi nel pomeriggio di ieri in piazza Duomo».
«Questo malvivente, come dichiarato dal Pm, aveva pianificato il tutto – prosegue il deputato di Fratelli d’Italia – Sin dalle prime ore successive all’accoltellamento, proprio due giorni fa, avevo annunciato una mia interrogazione parlamentare alla Camera all’attenzione dei ministri Nordio e Piantedosi sul fatto che certa magistratura ‘buonista’ e di sinistra fosse troppo morbida nei confronti di alcuni carcerati che, viceversa, devono scontare le loro pene all’interno delle galere. Accolgo con piacere questo faro del Ministero di Grazia e Giustizia – conclude De Corato – su una delicata questione come questa».