
Il vento di destra
Dall’Italia al cuore dell’Europa: l’onda conservatrice travolge i globalisti di sinistra ed è pronta a ridisegnare il volto dell’Unione
L'Ue cambia volto, le destre avanzano e i progressisti sono sempre più in affanno. Dalla Romania al Portogallo, dalla Polonia all'Italia, i cittadini scelgono il buon senso e sono pronti a farlo valere con il proprio voto
C’è vento di cambiamento in Europa. Non è una folata passeggera, ma una corrente costante che soffia da Varsavia a Lisbona, passando per Roma e Bucarest. La vecchia guardia vacilla, e le urne – quelle già aperte e quelle ancora da aprire – raccontano un continente che ha smesso di vergognarsi del buon senso. La rivoluzione conservatrice, iniziata con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, ha smesso di essere un’eccezione. È diventata modello. E soprattutto: è diventata desiderio.
Il risveglio dei popoli
Domenica prossima si voterà contemporaneamente in tre paesi Ue e il quadro non lascia spazio ai dubbi: il cambiamento è già iniziato. In Romania, George Simion – leader di Aur, partito nazional-conservatore che ha intercettato e compreso il malcontento generale – è favorito al secondo turno delle presidenziali con un netto 55%. Il suo avversario, Nicușor Dan, arranca. Il paese che un tempo applaudiva i socialisti ora guarda sempre più a destra.
La Polonia alla resa dei conti
Un tête-à-tête si prospetta in Polonia, dove il candidato di Diritto e Giustizia (PiS), Karol Nawrocki, sostenuto dall’Ecr, incarna una destra rinnovata e tiene a stretto giro Rafał Trzaskowski, l’uomo di Donald Tusk. Il margine tra i due si assottiglia. Secondo il sondaggio EuroElects, alle elezioni presidenziali il conservatore si attesterebbe intorno al 45%.
Portogallo: il vento nuovo si chiama Chega
In Portogallo, Chega – il partito patriottico guidato da André Ventura – continua a guadagnare terreno: oggi è al 20%, e non è più un outsider. È il terzo partito e ha con sé la città di Lisbona. Il sistema politico lusitano, ancorato alla dicotomia socialisti-popolari, scopre all’improvviso che esiste un’altra destra, più diretta e meno incline ai compromessi. E soprattutto: con un elettorato giovane. I figli della crisi finanziaria e dei lockdown non si riconoscono nei sermoni progressisti sull’“Europa dei diritti”: vogliono sicurezza e identità.
Meloni, il catalizzatore
Tutto però comincia da qui, dall’Italia. Con Fratelli d’Italia ancora stabile al 30%, Giorgia Meloni non solo ha rotto il tabù del governo di destra in Europa, ma ha costruito un esempio. Ha mostrato che si può essere atlantisti senza essere servi, europeisti senza inginocchiarsi, conservatori senza complessi. La sua linea – pragmatica, concreta, e poco incline ad abbassare la testa – è diventata un modello per l’intero gruppo Ecr. E non è un caso che le destre crescano proprio lì dove l’Ecr ha messo radici.
Londra cambia pelle e in Germania si sostiene l’outsider
Oltremanica, nel Regno Unito, la sinistra si illude di una rivincita. Ma a rubare la scena non è il Labour: è Reform Uk. Il partito guidato da Nigel Farage ha superato i laburisti nei sondaggi: oggi è al 28%, mentre Keir Starmer rimane fermo al 23%… che, comunque, se la cava meglio dei suoi omologhi del Pd in Italia. I conservatori tradizionali, invece, si sono ridotti al 19%. È il segno che la destra britannica e l’elettorato cerca qualcosa di nuovo.
Anche in Germania il panorama politico si fa turbolento. Il nuovo governo guidato da Friedrich Merz si è formato a fatica: per la prima volta, all’interno della Cdu, anche i falchi tiratori si sono fatti sentire, volevano anche loro un’apertura verso AfD. Il partito di Alice Weidel, intanto, continua infatti a guadagnare terreno e ora tocca quota 23% nei sondaggi.
Verso la resa dei conti nel Consiglio dell’Ue
La partita vera si gioca tuttavia nel Consiglio dell’Unione europea, dove siedono i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri. Ed è proprio lì che l’equilibrio potrebbe presto spostarsi a destra. Se le urne ad Est confermeranno le previsioni, l’asse politico dell’Ue subirà uno scossone. Con Giorgia Meloni già protagonista sulla scena europea, affiancata da Viktor Orbán, George Simion, Bart De Wever e Petr Fiala, prende forma un fronte di destra sempre più compatto, deciso a imprimere la sua impronta sull’agenda di Bruxelles.