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Coppie lesbiche, sì della Consulta al riconoscimento delle “due mamme”. Roccella: “Cancellare il papà non è un progresso”

Ok dalla Corte Costituzionale

Coppie lesbiche, sì della Consulta al riconoscimento delle “due mamme”. Roccella: “Cancellare il papà non è un progresso”

Il ministro: "La cancellazione del padre è un disvalore, contrario all'interesse del minore". Montaruli: "Chi a sinistra esulta non ha veramente a cuore le sorti dei bambini, a cui invece verrebbe negata la possibilità di avere un padre e una madre". Il giurista: "Dalla Corte serviva più prudenza"

Politica - di Gabriele Alberti - 22 Maggio 2025 alle 17:00

Incredibile ok della Consulta. E’ incostituzionale il divieto per la madre intenzionale, ovvero quella non biologica, di riconoscere il figlio nato in Italia in seguito alla procreazione medicalmente assistita all’estero. In pratica: via libera al riconoscimento da parte di entrambe le mamme per i figli di coppie lesbiche. Lo ha sancito la Corte costituzionale affermando che l’articolo 8 della legge numero 40 del 2004 è costituzionalmente illegittimo. Lo è nella parte in cui non prevede che pure il nato in Italia da donna che ha fatto ricorso all’estero, in osservanza delle norme ivi vigenti, a tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma) ha lo stato di figlio riconosciuto anche della donna che, del pari, ha espresso il preventivo consenso al ricorso alle tecniche medesime; e alla correlata assunzione di responsabilità genitoriale. La sentenza numero 68, depositata il 22 maggio, ha ritenuto quindi fondate le relative questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Tribunale di Lucca.

La Consulta riconosce le “due mamme”

Mentre le sinistre e il mondo Lgbtq+ esulta, il ministro per la Famiglia, Natalità e Pari Opportunità Eugenia Roccella fa notare il rovescio della medaglia di questa sentenza che è molto inquietante: “Cancellare per scelta dalla vita dei bambini il papà non potremo mai considerarlo un progresso sulla via dei diritti. Ma la sottrazione al bambino di uno dei suoi diritti fondamentali”. Entrando nel dettaglio Roccella spiega: “Dalla lettura delle due sentenze depositate dalla Corte Costituzionale discendono alcune considerazioni. Innanzi tutto non è in discussione alcun atto di questo governo e di questa legislatura. E  in ogni caso non è richiesto dalla Consulta alcun intervento normativo, né sulla legge 40 né su altri punti dell’ordinamento. In secondo- approfondisce il ministro- per l’ennesima volta la Corte conferma il disvalore dell’utero in affitto; al punto da giungere a differenziare l’attribuzione dello status genitoriale per le coppie di uomini e di donne, proprio sulla base della differenza naturale dei corpi sessuati, che l’ideologia oggi vorrebbe negare”.

Roccella: il padre estromesso

“D’altro canto, però – aggiunge Roccella -, l’interesse del bambino a vedersi riconosciute due figure genitoriali viene sancito, nella sentenza sulle ‘due mamme’ prescindendo completamente dai fondamenti biologici della riproduzione e della generazione: come se l’estromissione e la cancellazione programmata della figura del padre non fosse a sua volta un disvalore e una scelta contraria al miglior interesse del minore. In Italia nessun bambino ha una limitazione di diritti: perché anche in caso di coppie dello stesso sesso c’è l’adozione in casi particolari che garantisce il rapporto del minore con entrambi, la responsabilità di entrambi nei suoi confronti e l’inserimento in una rete di parentela anche sotto il profilo patrimoniale”.  Persino un giurista super partes, alberto Gambino è perplesso: “Si sarebbe potuto scegliere anche in questo caso una linea prudenziale, rispettando la discrezionalità del legislatore in una materia estremamente delicata”. Così il prorettore vicario dell’Università Europea di Roma e Componente del Comitato nazionale di bioetica. “Il rischio, anche al di là del caso singolo, è la lesione della dignità del nascere umano. E la reificazione del bambino; divenuto il mero prodotto di un progetto: il suo interesse non è poi così importante; non è poi così “tiranno”, rispetto alla volontà, che si manifesta nel “progetto” di genitorialità all’estero”.

Il soggetto assente

“Il dubbio che lascia la questione è in parte relativo a quello che potremmo definire “il soggetto assente”, il donatore maschile: è possibile parlare di “identità personale” escludendo del tutto il dato biologico a favore della volontà? – si chiede lo studioso- È possibile parlare di assenza di un “controinteresse” nel bilanciamento operato dal Legislatore? D’altra parte, si rende evidente tutta la complessità della tematica, che tocca il nascere delle relazioni umane. Il rischio – conclude – è quello di spingersi nel terreno della mera artificialità e della intenzionalità a discapito della tutela del nato, il soggetto non “tiranno” ma semplicemente più debole”.

Consulta, Montaruli: “Negata la possibilità di avere un padre e una madre”

Per Augusta Montaruli, vicepresidente di FdI alla Camera, ogni bambino ha una mamma ed un papà. Con la sentenza della Consulta risulta ancor più urgente approfondire il tema della responsabilità genitoriale del donatore/genitore: anche quando la fecondazione, illecita in Italia, venga fatta all’estero. Non si può pensare di sostituire un genitore, dunque il padre biologico, ledendo completamente il diritto del minore ad avere una figura maschile di riferimento”.  “Se diritto dei minori è quello di dover essere protetto, quello stesso diritto non può essere esonerare il padre biologico, ma rafforzare in Italia la sua responsabilità, i suoi diritti-doveri. Chi a sinistra esulta per il riconoscimento di diritti negati in Italia, non ha veramente a cuore le sorti dei bambini, a cui invece verrebbe negata la possibilità di avere un padre e una madre”.

Pro Vita: “Una bugia esistenziale”

Si era espressa molto severamente l‘Associazione Pro Vita & Famiglia Onlus: “Con la sentenza sulle ‘due mamme’ la Corte Costituzionale certifica il falso. E incatena migliaia di bambini a una bugia esistenziale: nessuno è figlio di due donne, tutti abbiamo anche un padre; ma il business della Pma fa sparire questa figura, fondamentale per il figlio, dietro compenso economico: per esaudire i desideri egoistici degli adulti di avere un figlio a tutti i costi. È gravissimo che i giudici, violando le prerogative del Parlamento, abbiano deciso di legalizzare il furto del papà: una ferita esistenziale che viola i diritti fondamentali dei minori”.

 

 

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di Gabriele Alberti - 22 Maggio 2025