
La tragicommedia
Contrordine compagni: Casarini era spiato, ma dal governo Conte. Spy story “firmata” M5S
Caso Paragon. Una commedia all'italiana: l’opposizione aveva attaccato il governo Meloni accusandolo di spiare gli avversari. Ma le prime autorizzazioni per i controlli sui membri della Ong Mediterranea risalgono al governo di Giuseppi, dal 2019. Figuraccia della sinistra che aveva dato l'assalto alla Meloni
Casarini era spiato? Sì, ma dal governo Conte. Roba da ridere: «C’è puzza di regime», tuonava il capomissione della Ong Mditerranea mesi fa ritenendosi spiato dal governo Meloni. «È uno scandalo – commentava Elly Schlein-. Meloni non può continuare a nascondersi, deve rispondere». Matteo Renzi si immerse in pieno nelle accuse: «È il Watergate italiano». E poi tutti insieme appassionatamente, da Avs al M5s: Il premier riferisca in Parlamento. Che ridere. La prima volta che i Servizi segreti intercettano i fondatori della Ong Mediterranea Luca Casarini e Beppe Caccia era il 2019, durante il governo Conte. Quell’anno la Procura generale della Corte di appello di Roma autorizzava le intercettazioni preventive richieste dall’intelligence. E’ l’incipit dell’articolo del Fatto Quotidiano, che riporta una notizia clamorosa che sta rimbalzando ovunque.
Casarini fu spiato dal governo Conte. La notizia del “Fatto”
Contrordine compagni, a spiare la Ong pro migranti era il leader grillino che ha cannoneggiato contro il governo. E’ stato lui dal 2019 da premier del governo giallo-verde ad aver chiesto ai servizi segreti – di cui aveva la delega, come anche con il successivo esecutivo col Pd – di spiare Luca Casarini e i capomissione di Mediterranea. «Non si sa con quale trojan in uso agli 007», scrive il quotidiano di Marco Travaglio. DA sinistra chiesero l’istituzione di una commissione d’inchiesta che accertasse i fatti. Tutto era partito dalle comunicazioni di Meta che a Luca Casarini e a Beppe Caccia e al direttore di Fanpage Francesco Cancellato, all’inizio dell’anno aveva comunicato che i loro telefoni erano stati intercettati attraverso un sofisticato software di produzione israeliana. E siccome Paragon (questo il nome del virus-spione made in Tel Aviv) è dato in licenza ai governi e non ai privati, ecco che la sinistra tutta è scattata ad accusare Giorgia Meloni e l’esecutivo di aver disposto le intercettazioni – abusive – di giornalisti ed esponenti dell’opposizione.
Lo «spionaggio» a carico di Casarini porta il marchio M5S
A nulla valsero le argomentazioni di Alfredo Mantovano, sottosegretario con delega ai servizi segreti, il quale negava qualsiasi responsabilità di Palazzo Chigi in merito alla vicenda. Si tratta di intercettazioni preventive legali autorizzate del Pg della Corte di appello di Roma, per «ragioni di sicurezza nazionale». Le stesse che il sottosegretario con delega ai Servizi Alfredo Mantovano ha probabilmente ereditato. Dunque, l’aspetto più incredibile e rocambolesco della faccenda non è che le intercettazioni siano state disposte come vuole la legge dalla magistratura; ma che le autorizzazioni risalgano non al periodo in cui in carica c’era Giorgia Meloni ma Giuseppe Conte. Dunque l’autorità delegata a controllare i servizi segreti era grillina. Lo «spionaggio» a carico di Casarini e compagni quindi, se porta un marchio è quello pentastellato. “Conte, interpellato, tace”, scrive il Tempo.
Le intercettazioni sarebbero proseguite anche durante i governi Pd- M5S
Ieri come oggi la faccia tosta è dura morire: Per la stessa Ong il «cattivo» è sempre comunque Salvini e non Conte: «Il 2019 è stato l’anno dei porti chiusi, del tentativo di bloccare con decreti e navi militari la nostra Mare Jonio con a bordo donne, uomini e bambini soccorsi in mare» – replica la Ong-. Conte non c’entra, «Il ministro dell’Interno era Salvini». La fanno facile. E’ vero che l’avvio delle intercettazioni risalirebbe al periodo dell’alleanza Lega-M5S. Ma poi sarebbero proseguite per tutto il tempo in cui 5 stelle e Pd sono andati a braccetto. La solita commedia all’italiana.