
Passato inquietante
Bimbi in moschea, in quel centro pregavano reclutatori di terroristi: due furono espulsi perché sospettati di jihadismo
Rabbia per l'iniziativa nel Trevigiano. Mentre Il ministro Valditara ha incaricato l'ufficio scolastico del Veneto di avviare approfondimenti, emerge il passato di radicalismo del centro islamico Emanet di Susegana: era attenzionato dalla Digos nel 2018 e anche se oggi il centro è considerato "dialogante" il precedente acuisce le polemiche
Il Ministero dell’Istruzione vuole vederci chiaro sul caso degli alunni dell’asilo parrocchiale Santa Maria delle Vittorie di Ponte della Priula inginocchiati in preghiera nella moschea del centro islamico Emanet. Dopo le foto pubblicate lo scorso 30 aprile il caso è diventato in poche ore di rilevanza nazionale. Il ministro Giuseppe Valditara ha incaricato l’ufficio scolastico regionale di avviare gli opportuni approfondimenti sul caso per accertare se siano state rispettate le norme sulla parità scolastica e il progetto educativo. A destare sconcerto proprio le foto postate sulla pagina social dei bimbi dell’asilo parrocchiale prostrati in preghiera.
Mentre la politica si interroga- con le sinistre che parlano di esperienza entusiasmante- e il centrodestra che mettaono in guardia da una sottomissione strisciante- emerge un fatto grave. La moschea dove le maestre hanno fatto pregare all’islamica i loro alunnio – la comunità islamica Emanet di Susegana nel Trevigiano- è stata teatro di eventi non proprio edificanti.
Treviso, pregavano i terroristi nella moschea dei bimbi
Nel 2018 due cugini macedoni frequentatore del centro islamico furono espulsi dall’Italia perché sospettati di jihadismo. E’ Libero a rievocare l’inquientante antefatto che ha per protagonista la méta della gita dei ragazzini. Si trattava di “Fikret e Berzat Daliposky, due cugini macedoni di 45 e 43 anni. Che secondo le indagini svolte allora, tenevano costanti contatti con imam salafiti e con connazionali con precedenti per terrorismo internazionale. In particolare i due vennero ritenuti essere non solo potenziali reclutatori di terroristi; ma veri e propri foreign fighters pronti a raggiungere la Siria per combattere nelle fila dell’Isis”. All’epoca l’allora titolare del Viminale Marco Minniti del Pd firmò il decreto di espulsione per i due che furono rispediti in Macedonia e tanti saluti. “Al tempo i frequentatori del centro restarono sorpresi e dichiararono a più riprese di non essersi accorti di nulla”.
Treviso, quel centro islamice era attenzionato dalla Digos
Negli anni la situazione è mutata, ovviamente. Fonti del Viminale fanno sapere che quella comunità si è normalizzata; “tanto che oggi il centro islamico Emanet viene catalogato come «dialogante»”: si legge nell’articolo di Fabio Rubini . Ma all’epoca il centro di Susegana era attenzionato dalla Digos come centro fortemente radicalizzato. Il passato del centro Emanet di Susegana parla di radicalizzazione. Oggi non è così ma resta ulteriore rabbia per una scelta didattica che certo poteva essere più felice.
Rampelli: “Dalla disforia di genere alla disforia di identità”
«Quanto accaduto a Treviso ci trascina verso l’apice del tafazzismo di certa Italia. Ormai siamo passati dalla disforia di genere alla disforia d’identità – rileva Fabio Rampelli- . L’Italia ha una storia millenaria: culla della civiltà greco-romana prima e cristiana poi. Se volete genuflettervi in moschea, fate pure. Ma non trascinate dentro chi non ha gli strumenti per valutare e giudicare. Questa operazione di tafazzismo è un becero indottrinamento. Fa bene fa il Ministero dell’Istruzione e del Merito, con l’Ufficio Scolastico del Veneto, ad avviare un’indagine»: così aggiunge il Vicepresidente della Camera dei deputati di Fratelli d’Italia.
Zaia: “Si è superato il limite”
Il governatore del Veneto Luca Zaia, intervistato dal Giornale- è severissimo: “dalle immagini che ho visto mi pare che li hanno fatti inginocchiare fronte a terra. Rivolti alla Mecca, mimare una preghiera; ascoltare i discorsi dell’imam. Si è passato il limite». «Davvero non è grave che quel centro islamico sia stato frequentato da soggetti vicini ai reclutatori salafiti?”. E’ la rabbia del capodelegazione leghista all’Europarlamento, Paolo Borchia. Anche l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Elena Donazzan, s’interroga sull’accaduto: «Un conto è l’educazione al rispetto, altro è confondere le identità culturali e religiose già a un’età così delicata. La vera questione – prosegue – è che oggi in Italia sempre più giovani coppie non battezzano i loro figli, e nelle scuole molti bambini non conoscono nemmeno più il Padre Nostro. Stiamo assistendo alla progressiva cancellazione del nostro patrimonio religioso e culturale cristiano e cattolico».