
Le reazioni internazionali
Attentato a Washington, Israele sotto tiro: l’Italia e l’Europa si stringono attorno alle vittime. Tajani: “Fermare l’antisemitismo”
La Russa: "L’ennesimo gesto di odio antisemita che si inserisce in un clima sempre più allarmante. Non possiamo più ignorare i segnali che arrivano, in Italia come all’estero. Serve fermezza e un impegno concreto da parte di tutti"
Un agguato armato davanti al Capital jewish museum, nel cuore della capitale americana, è costato la vita a Sarah Milgrim e Yaron Lischinsky, due giovani funzionari dell’ambasciata israeliana a Washington. Un attacco che, secondo le prime ricostruzioni, è stato accompagnato dal grido «Free Palestine», e che ha immediatamente riacceso le reazioni ufficiali da Roma a Bruxelles, passando per Berlino, Londra e naturalmente Tel Aviv. «Queste orribili uccisioni, basate ovviamente sull’antisemitismo, devono finire, ORA! L’odio e il radicalismo non hanno posto negli Stati Uniti», ha commentato Donald Trump.
Chi è l’attentatore: il profilo di Elias Rodriguez
Secondo le prime ricostruzioni, l’autore della sparatoria sarebbe Elias Rodriguez, trentenne residente a Chicago, arrestato poco dopo l’attacco. Stando alle informazioni diffuse dalla polizia, Rodriguez era stato notato nella zona prima che aprisse il fuoco. Una volta fermato dalle forze dell’ordine, avrebbe gridato «Palestina libera», lasciando intendere di essere lui l’autore dell’attacco.
Sui social media è emerso un profilo LinkedIn e una fotografia che sembrerebbero appartenere a Rodriguez. Il profilo non verificato lo localizza nella città dell’Illinois e fa riferimento a un’affiliazione con l’American Osteopathic Association. Al momento non risultano precedenti penali né legami noti con organizzazioni estremiste. Tuttavia, le autorità trattano il gesto come “un atto deliberato di odio”. L’Fbi, che affianca la polizia della capitale statunitense nelle indagini, ha fatto sapere che non sono emerse minacce ulteriori per la sicurezza pubblica.
Meloni rilancia Tajani: “L’antisemitismo va fermato”
In Italia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scelto un rispettoso silenzio, rilanciando però il messaggio del ministro degli Esteri Antonio Tajani, a sottolineare una condanna che il governo italiano ha voluto esprimere con immediatezza e fermezza. «Scene di terrore e violenza da condannare con forza», scrive Tajani. «L’antisemitismo figlio dell’odio contro gli ebrei va fermato, gli orrori del passato non possono più tornare». In una nota ufficiale, la Farnesina parla di «vile attentato» e ribadisce la «solidarietà al ministro degli Esteri Gideon Sa’ar e alle famiglie delle vittime». Poi l’accento sulla priorità italiana: «La lotta contro l’antisemitismo è una priorità assoluta mia personale, del governo e di tutto il Paese, da sempre impegnato a promuovere una cultura del rispetto e della coesistenza pacifica attraverso l’educazione, la memoria e la ferma difesa dei diritti umani».
La Russa e Fontana: “Non possiamo più ignorare i segnali”
Anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, seconda carica dello Stato, parla di «ennesimo gesto di odio che si inserisce in un clima sempre più allarmante». Poi il monito: «Non possiamo più ignorare i segnali che arrivano, in Italia come all’estero». Sulla stessa linea il presidente della Camera, Lorenzo Fontana: «È necessario lavorare con responsabilità per fermare questa preoccupante spirale che genera solo violenza e conflitti».
Donzelli: “Chi solleva odio si assume una responsabilità”
Giovanni Donzelli, deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, punta il dito contro chi legittima l’odio con il pretesto della causa palestinese: «L’attentato avvenuto a Washington è l’ennesimo campanello d’allarme. È l’ora di dire basta a chi, anche in Italia, nelle piazze, nelle università e nei contesti politici e istituzionali, solleva antisemitismo. Chi lo fa si assume la seria responsabilità di fomentare inconsapevolmente dei folli terroristi con la scusa della causa palestinese».
L’Europa: “Non c’è posto per l’odio nelle nostre società”
Dall’Europa, la condanna arriva attraverso la voce dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione, Kaja Kallas: «Sconvolta dalla sparatoria. Non c’è e non dovrebbe esserci posto nelle nostre società per l’odio, l’estremismo o l’antisemitismo».
«È una delle conseguenze di un montante di una propaganda terrorista e della violenza fisica e verbale di certe manifestazioni che vanno in scena nelle nostre città», dice chiaramente Nicola Procaccini, eurodeputato e co-presidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, sottolineando che «deve essere compiuto ogni sforzo per favorire il processo di pace in Medioriente».
Germania, Francia e Regno Unito: “Un atto spregevole”
Anche il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha usato parole nette: «Un atto spregevole che condanno nei termini più forti».Un’analoga presa di posizione arriva dal primo ministro britannico Keir Starmer: «L’antisemitismo è un male che dobbiamo sradicare ovunque si manifesti. I miei pensieri sono rivolti ai colleghi, alla famiglia e ai propri cari e, come sempre, sono solidale con la comunità ebraica». Condoglianze sono giunte anche dal presidente francese Emmanuel Macron.
Israele: “L’odio inizia dalle parole dei leader occidentali”
In Terra Santa a parlare è direttamente il presidente Isaac Herzog: «America e Israele rimarranno sempre uniti nel difendere le nostre genti e i nostri valori comuni. Non lasceremo che il terrorismo e l’odio ci spezzino». Più esplicito e diretto il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar: «Esiste un filo diretto che collega l’incitamento antisemita e anti-israeliano alla sparatoria di Washington. Questa istigazione viene praticata anche da leader e funzionari di molti paesi e organizzazioni internazionali, soprattutto europei. Le calunnie sul genocidio, sui crimini contro l’umanità e sull’uccisione di neonati hanno spianato la strada proprio a questi omicidi».
Sicurezza rafforzata in Europa
«Eravamo già in una condizione di massima attenzione», afferma infine il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, aggiungendo che «abbiamo sensibilizzato le strutture periferiche, prefetture e questure, che intensificheranno l’azione di vigilanza».In Francia, il ministro dell’Interno, leader dei repubblicani, Bruno Retailleau ha ordinato di «intensificare la sorveglianza nei luoghi legati alla comunità ebraica», con «misure visibili e dissuasive».