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Veltroni torna sulla “ferita aperta di Primavalle”

«Una ferita ancora aperta»

Anni di Piombo, Veltroni torna sul rogo di Primavalle e invoca il «riconoscimento dell’umanità» di tutte le vittime

L'ex sindaco di Roma parte dal libro di una studiosa inglese per offrire una riflessione su quanto ancora resta di irrisolto rispetto a quella stagione che insanguinò l'Italia: «Davvero non possiamo riconoscere tutte le vittime innocenti come martiri di quella assurda guerra civile strisciante?»

Politica - di Sveva Ferri - 21 Maggio 2025 alle 15:16

L’uscita di un nuovo libro sul rogo di Primavalle è per Walter Veltroni l’occasione per tornare su un tema sul quale si è molto speso negli anni dei suoi mandati istituzionali, specie come sindaco di Roma, e si è continuato a spendere anche nel suo ritorno all’attività pubblicistica, tanto da giornalista quanto da scrittore: il superamento delle contrapposizioni nel ricordo delle vittime della violenza politica, partendo dal riconoscimento della loro umanità, qualunque fosse la loro collocazione e qualunque sia la collocazione di chi quel riconoscimento deve compierlo. Veltroni offre il suo messaggio alla riflessione collettiva, ma nel leggerlo non si può fingere di non sapere che le resistenze che ancora esistono in questo senso allignano a sinistra, come hanno tristemente confermato anche le cronache recenti sui distinguo, le precisazioni, i freni tirati e talvolta i veri e propri oltraggi alla memoria, per esempio, di Sergio Ramelli.

Veltroni torna sulla «ferita aperta di Primavalle»

Il libro è stato scritto da una studiosa britannica, Amy King dell’università di Bristol. Si intitola Politica e martirio. Il rogo di Primavalle tra storia e memoria , e uscirà per Donzelli venerdì 23 maggio. È stato pubblicato prima in inglese e poi in italiano e per Veltroni, che ne parla sul Corriere della Sera, ha la «giusta distanza» dagli eventi, geografica e temporale, che fa sì che «gli occhi di chi ha guardato e cercato quella storia non sono segnati dal dolore di quegli anni bastardi».

Il libro della ricercatrice inglese Amy King

Nel suo lungo articolo, intitolato «La ferita (aperta) di Primavalle», Veltroni spiega che la ricercatrice cerca soprattutto di «capire le dinamiche che sono seguite all’orrendo assassinio dei fratelli Virgilio e Stefano Mattei, figli del segretario della sezione del Movimento Sociale Italiano di Primavalle». Ripercorre le coperture di cui godettero Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo, gli assassini di quelle due vittime innocenti, bruciate vive nel rogo della loro casa a 22 e 10 anni, ricordando anche la confessione di Lanfranco Pace sul fatto che i vertici di Potere Operaio scelsero consapevolmente di «difenderli fino in fondo», armando anche quell’infame opuscolo nel quale si sosteneva la tesi della faida interna al Msi, che – è la citazione di Pace – «ebbe l’effetto di farli assolvere in primo grado dall’accusa di concorso in omicidio».

Il ruolo degli «storici dirigenti della sinistra» nella campagna innocentista per gli assassini

È Veltroni a ricordare che la campagna a difesa degli assassini «vide impegnati anche nomi di storici dirigenti della sinistra che sottoscrissero appelli per la liberazione di chi aveva lasciato che bruciassero vivi due ragazzi italiani». «Il contrario – scrive ancora l’ex sindaco di Roma ed ex segretario Pd – di quello per cui quelle persone dabbene avevano lottato nella Resistenza. Ma la campagna di disinformazione produsse una evidente alterazione della realtà. L’immagine che tutti abbiamo negli occhi, il corpo e il volto di Virgilio che sporgono carbonizzati dalla finestra del piccolo appartamento, scattata da un fotografo dell’Ansa, Antonio Monteforte, diventerà un simbolo e lo è restato. Anche per quello che non si vede, in quell’immagine: il piccolo Stefano, dieci anni, abbracciato alle gambe del fratello più grande».

La «guerra civile strisciante» che insanguinò l’Italia

Parla Veltroni, citando il giornalista e scrittore Gianfranco Piazzesi, della «guerra civile strisciante» che macchiò l’Italia di quegli anni con «il sangue di innocenti, la cui vita veniva ridotta, mortificata, a puro simbolo propagandistico». E si chiede: «Davvero ancora oggi dobbiamo assistere al cinico rimpallarsi delle vittime di quel tempo?». «In quel tempo – prosegue – questa sequenza di eventi era, per qualcuno, una buona ragione non per difendere la democrazia evidentemente minacciata, ma per attaccarla dall’altra parte con altra morte, altro sangue. Succedeva allora, ma oggi abbiamo maturato coscienza piena dell’orrore ingiustificabile di quel tempo? Davvero non possiamo riconoscere le vittime innocenti, tutte le vittime innocenti, come i martiri di quella assurda “guerra civile strisciante”? Quella guerra che non ha prodotto né il fascismo né il comunismo, ma solamente il grigio pentapartito».

La necessità «almeno del reciproco riconoscimento dell’umanità delle vittime»

«Il terrorismo degli anni Settanta e Ottanta ha visto un concentrico attacco alla democrazia e, diciamoci le cose come stanno, a un cambiamento possibile che non piaceva né all’estrema destra né all’estrema sinistra e né a Mosca né a Washington. Ognuna delle vicende di quegli anni infatti gronda melma», scrive ancora Veltroni, concludendo con una citazione di Sandro Portelli, che fu Delegato per la memoria della sua giunta e che firma l’introduzione del libro di Amy King nella quale ricorda che «allora si “lavorava alla ricerca, se non di una impossibile riconciliazione, almeno del reciproco riconoscimento dell’umanità delle vittime». «Basterebbe anche solo questo, nel tempo livido che viviamo», conclude Veltroni.

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di Sveva Ferri - 21 Maggio 2025