
La fiction e la fede
Anche i cardinali guardano Hollywood per capire il Conclave: il film di Berger diventa un manuale di istruzioni
La Chiesa si prepara ad eleggere il nuovo Papa… con Ralph Fiennes. Quando la realtà ecclesiastica prende appunti dal grande schermo, la finzione smette di essere un passatempo e diventa catechesi operativa
Se i cardinali avessero Netflix, il prossimo papa lo voterebbero via streaming. Ma siccome il cerimoniale impone la presenza fisica nella Cappella Sistina — e per fortuna non prevede ancora l’opzione “salta intro” — c’è chi ha pensato bene di portarsi avanti con il lavoro guardando Conclave, il film diretto da Edward Berger con Ralph Fiennes. No, non è uno scherzo. È Vaticano.
Conclave: “Alcuni cardinali lo hanno visto al cinema”
Pare che alcuni dei 133 porporati, che oggi si chiuderanno sotto l’affresco del Giudizio universale, si siano lasciati guidare da una pellicola. Lo ha confessato a Politico un ecclesiastico: «Alcuni lo hanno visto al cinema», ha detto. Non ha specificato se in prima fila o in galleria, ma possiamo immaginare che almeno le poltrone fossero più comode dei banchi della Sistina. La trama — per chi avesse avuto cose più spirituali da fare negli ultimi mesi — è un piccolo capolavoro di teologia applicata al thriller: Fiennes interpreta il cardinale Thomas Lawrence, decano del Collegio cardinalizio, impegnato a tenere a bada confratelli rissosi, segreti scottanti e l’apparizione di un misterioso outsider da una diocesi dimenticata da Dio e dagli uomini. Il tutto, manco a dirlo, con una solennità che fa impallidire anche il più esperto cerimoniere vaticano.
E dire che il film è uscito quattro mesi prima della morte di papa Francesco, avvenuta il 21 aprile. Da allora, il mondo cattolico si è aggrappato alla fiction come un naufrago al salvagente: non per distrarsi, ma per capirci qualcosa. Pare infatti che molti dei cardinali convocati a Roma non abbiano mai partecipato a un conclave. Sono stati nominati da Francesco, provengono da diocesi periferiche e guardano alla Curia romana come i seminaristi al latino: con rispetto, ma anche con un certo timore reverenziale.
Il trono di Pietro, versione Cinecittà
Dicono che la realtà superi la fantasia. Ma qui sembra più il contrario. Le manovre pre-conclave hanno di sicuro offerto una sceneggiatura parallela che nemmeno Aaron Sorkin. Retroscena, fughe di notizie, accuse in odor di scandalo — e un cardinale, Angelo Becciu, epurato o ritirato, dipende da chi guarda, per una faccenda finanziaria. Ma se gli uomini di rosso vestito abbiano preso spunto dal film non lo sapremo mai.
Ma una cosa è certa: se nel prossimo concistoro dovesse apparire Fiennes in tonaca, non sarà più solo finzione. Sarà solo la naturale prosecuzione del casting.
E intanto, fuori dalla Sistina…
Intanto, il popolo attende, tra un tweet di aggiornamento e un rosario sgranato a metà. I fedeli vogliono sapere, i giornalisti vogliono indovinare, e i cardinali però… guardano prima al film. Se questo è lo spirito del tempo, forse non sarà il soffio dello Spirito Santo a guidare la scelta, ma quello di una macchina da presa.
Il cinema, si sa, crea miti. Ma nel caso del Conclave 2025, rischia di creare anche il prossimo Pontefice. Con buona pace della fumata bianca: quest’anno, il trailer è già uscito.