
Br, mafia, anni di piombo
Alla Camera l’omaggio alle vittime del terrorismo, La Russa: ricordiamo anche Ramelli, Fausto e Iaio”
A Montecitorio la memoria dell'assassinio di Aldo Moro e Peppino Impastato si mescola al ricordo delle vittime degli anni di piombo. La seconda carica dello Stato omaggia tre giovani innocenti di destra e sinistra "che hanno pagato con la vita la libertà delle loro idee"
Commemorazione ufficiale delle vittime del terrorismo alla Camera alla presenza del presidente Sergio Mattarella e della premier Giorgia Meloni. Emiciclo al completo e tanti studenti intervenuti con letture e riflessioni per la Giornata istituita nel 2007 che ricorda il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro il 9 maggio 1978 per mano delle Brigate Rosse. “Nel Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo, rinnoviamo il nostro impegno a difendere la libertà, la giustizia e la legalità. La loro eredità ci ricorda che l’Italia non si piega davanti a chi semina morte e paura. Onoriamo il loro sacrificio, costruendo ogni giorno una Nazione più forte, unita e libera. No alla violenza politica, di qualsiasi colore, e all’oppressione mafiosa”. Così Meloni su X prima delle celebrazione. Ad assistere alla cerimonia anche i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa.
Terrorismo, La Russa: ricordiamo anche Ramelli, Fausto e Iaio
la seconda carica dello Stato ha gettato lo sguardo anche alle giovani vittime dell’odio degli anni ’70. Nel giorno in cui si ricorda l’assassinio di Aldo Moro e Peppino Impastato, figure diversissime accumunate da un tragico destino. “Lasciate che a me tornino in mente tanti nomi, anche di persone mie coetanee che ho qualche volta addirittura conosciuto”, ha detto la Russa intervenendo a Montecitorio. “Consentitemi di richiamare solo tre nomi, quello di Sergio Ramelli, di cui in questi giorni ricorreva il cinquantesimo anniversario dell’assassinio. E quello di Fausto e ‘Iaio’, due giovani innocenti di sinistra per i quali la magistratura ha appena riaperto la possibilità di individuare i colpevoli”.
Un invito alla pacificazione nazionale
“Loro, come tanti altri -ha proseguito – hanno testimoniato che si può anche morire senza avere nessuna colpa. Solo perché si professano delle idee. Ricordiamoli e riconosciamo senza riserve il loro sacrificio. E quello di tanti altri giovani di ogni colore politico che hanno pagato con la vita, la libertà delle proprie idee e il diritto costituzionale di poterle esprimere”. Un invito alla pacificazione nazionale, sulla quale La Russa sta pensando a un’iniziativa ancora top secret, ostacolata da chi ancora oggi ha nostalgia della violenza e dell’odio ideologico, come dimostrano i tanti atti di vandalismo della targa dedicata a Ramelli a Milano e non solo. Fango gettato in nome dell’antifascismo militante.
Pietà e rispetto per chi professa idee diverse
Eppure – ricorda La Russa – “nel cippo che ricorda Sergio Ramelli nel giardinetto del Comune di Milano c’è scritto: ‘In nome di una pacificazione nazionale che accomuni in un’unica pietà tutte le vittime innocenti della nostra storia come monito alle generazioni future‘. Non c’è dunque atto di accusa verso nessuno ma c’è la parola ‘pietà’. A cui aggiungerei la parola rispetto, che è doverosa verso chiunque professi un’idea anche che non ci appartiene”. Il ricordo delle vittime del terrorismo sia da monito per i giovani, questo il filo rosso degli interventi. “Raccontiamo a questi ragazzi la nostra storia”, insiste La Russa. “Raccontiamo loro di Aldo Moro e di Peppino Impastato; raccontiamo di Carlo Alberto Dalla Chiesa e di Luigi Calabresi; raccontiamo di Piersanti Mattarella e degli uomini e delle donne con la divisa che, come Emanuela Loi, hanno pagato con la vita la loro fedeltà in quello Stato che il terrorismo, in ogni sua forma, ha più volte colpito”.
Fontana: occorre insistere nella ricerca della verità
“Il ritrovamento del corpo senza vita dell’onorevole Aldo Moro divenne l’emblema di una stagione di sangue, che ha lasciato un’impronta indelebile nella coscienza collettiva degli italiani”, ha detto il presidente della Camera Lorenzo Fontana. “La violenza cieca degli ‘anni di piombo’ non risparmiò nessuno. In nome di ideologie distorte, il terrorismo di ogni matrice gettò il Paese in una spirale di morte e di paura. In un momento così difficile – ha sottolineato la terza carica dello Stato – il popolo italiano si strinse attorno alle istituzioni, unito nel rifiuto della violenza e nella difesa della democrazia. E riuscì così a contrastare e a respingere ogni deriva estremista. Su alcuni tragici episodi non è stata ancora fatta piena luce. Occorre dunque insistere nella ricerca della verità”.