
L'intervista
Albano: «Casa e lavoro vanno insieme: gli investimenti nel patrimonio immobiliare pubblico sono una risposta»
Il sottosegretario al Mef spiega il piano per favorire l'accesso delle fasce fragili ad abitazioni di qualità con costi accessibili: «Il service housing risponde a questa esigenza e aiuta le imprese a trovare lavoratori»
Alloggi a prezzi calmierati, per dare risposte anche al mondo del lavoro. C’è anche questo nella strategia del governo per sostenere lo slancio della ripresa occupazionale in Italia. Non si tratta di un’utopia, ma di un piano al quale sta lavorando il sottosegretario al Mef, Lucia Albano, che ha la delega al patrimonio immobiliare pubblico e che al Secolo, in occasione del primo maggio, chiarisce che «non possiamo separare il lavoro dall’abitare, in quanto una condizione di disagio abitativo compromette la possibilità di accesso al lavoro e la qualità della vita del lavoratore».
Come si concretizza la risposta a questa esigenza?
«Con il decreto per la Pubblica Amministrazione il Governo ha stanziato 3.3 miliardi di euro in tre anni, provvedendo a sostenere Invimit (società del Mef per la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, ndr) dal punto di vista finanziario. Soldi che serviranno per garantire alle fasce più fragili della popolazione di accedere ad abitazioni di qualità a prezzi sostenibili, per la messa in disponibilità di immobili residenziali a canoni calmierati per soggetti pubblici e privati. Mi riferisco a un aiuto concreto ai lavoratori che non colgono opportunità lavorative a causa dell’elevato costo di mercato degli appartamenti. Il risultato paradossale di tale fenomeno è che alcune aree territoriali con opportunità lavorative rischiano carenze di personale».
È un modo per rispondere anche alla crescente domanda di lavoratori da parte delle imprese?
«Lo è. Investire nel welfare d’azienda – in questo caso service housing, l’abitare per i lavoratori – resta una strategia chiave per attrarre lavoratori. Creare condizioni che consentano la mobilità, che tutelino il benessere dell’ambiente di lavoro anche attraverso un abitare sostenibile è infatti una delle priorità più sentite dalle nuove generazioni. In questo senso, offrire alloggi confortevoli e a prezzi accessibili può essere una leva efficace per attrarre giovani, soprattutto nelle aree in cui il costo della vita è particolarmente elevato».
Quanto è cambiato il lavoro secondo lei in questi ultimi anni?
«A mio avviso dobbiamo superare una concezione del lavoro schiacciata solo sulla dimensione economica e che dimentica il suo valore più profondo: l’espressione di ciò che siamo e di ciò che possiamo diventare. Il lavoro è, dunque, soprattutto un valore. E una forza di governo ha l’obbligo morale di favorire condizioni di impiego dignitose, in linea con i diritti umani fondamentali. Dobbiamo pensare a nuove strutture del lavoro riscoprendone appunto il valore, anche in una prospettiva di sostenibilità. Occorre guardare al lavoro da una prospettiva diversa in quanto siamo passati da una politica assistenziale ad una politica attiva sul lavoro e questo ha cambiato sostanzialmente il mercato del lavoro in Italia».
Il governo può rivendicare risultati molto positivi sul fronte occupazionale. C’è qualcosa che la rende particolarmente soddisfatta?
«I dati sul lavoro sono quelli che più ci riempiono di orgoglio, dato che proprio sull’occupazione abbiamo indirizzato molte misure, e risultati sono sotto gli occhi di tutti. In due anni e mezzo sono stati creati oltre un milione di posti di lavoro. Abbiamo raggiunto il record di numero di occupati, il tasso di occupazione femminile non è mai stato così alto, la disoccupazione è ai minimi da 18 anni a questa parte, aumentano i contratti a tempo indeterminato, diminuisce il precariato. Ma mi piace sottolineare in particolare che sotto il primo governo guidato da una donna, Giorgia Meloni, di destra, si registra il record del numero di donne al lavoro».