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Khan

Da accusatore ad accusato

“Abusi sessuali sulla segretaria”: salta Khan, il presidente della Cpi che attaccò l’Italia per il caso Almasri

Esteri - di Luigi Albano - 16 Maggio 2025 alle 19:01

Il procuratore capo della Corte penale internazionale (CPI), Karim Khan, ha deciso di prendersi un congedo temporaneo dalle sue funzioni in attesa della conclusione di un’indagine indipendente dell’Onu per una presunta “condotta scorretta”, come annunciato dal suo ufficio. Secondo vari media, l’indagine riguarderebbe accuse di comportamento sessuale inappropriato nei confronti di una collaboratrice, accuse che Khan ha fermamente respinto come infondate.

“Ha costretto una segretaria a subire rapporti sessuali”

Durante l’assenza del procuratore, la gestione dell’ufficio sarà affidata ai procuratori aggiunti. L’indagine era stata avviata nel novembre scorso dall’organo di vigilanza interno della CPI. Khan, di nazionalità britannica, aveva chiesto l’emissione di mandati d’arresto contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant e tre leader di Hamas. 

Khan, 55 anni, è stato accusato alla fine dello scorso anno da un’ex assistente di averla costretta a subire rapporti sessuali. La donna ha raccontato di avere subito pressioni dal procuratore affinché ritirasse le accuse. Il procuratore, dal canto suo, ha negato di avere stuprato la sua collega e parlato di una campagna di disinformazione contro di lui. Lo scandalo è scoppiato proprio quando Khan è finito nel mirino di Israele per le richieste di arresto, alla fine di novembre del 2024, del premier Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, oltre che dei tre massimi responsabili di Hamas all’epoca, tutti morti in raid dell’Idf. 

Khan e le accuse al governo italiano

Il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan nel febbraio scorso ha chiesto formalmente di deferire l’Italia all’Assemblea degli Stati e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite per il rilascio del torturatore libico Osama Njeem Almasri.

L’inchiesta era stata aperta nelle scorse settimane dopo che le autorità italiane avevano prima arrestato e poi liberato il capo della polizia giudiziaria di Tripoli, riportandolo in Libia a bordo di un volo di stato. Secondo il procuratore Khan, il governo italiano non ha rispettato i suoi obblighi derivati dall’articolo 87 comma 7 dello statuto della Corte penale internazionale e ha deliberatamente deciso di non cooperare con l’Aia per consegnare Almasri alla giustizia. Accuse respinte al mittente dal governo italiano, come ha spiegato in Parlamento, il Guardasigilli Carlo Nordio.

 

 

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di Luigi Albano - 16 Maggio 2025