
Giù la maschera
A Bruxelles la libertà di stampa vale solo se sei di sinistra: bavaglio per Cerno, porte aperte a Ranucci e Cancellato
In Commissione per le libertà civili rifiutata l'audizione del direttore del Tempo, della giornalista Biancospino e di Coghe di ProVita. Procaccini: «L'audizione poteva essere un'occasione per ascoltare punti di vista diversi ma non è stato possibile, speriamo che in futuro possa esserci più pluralismo»
A Bruxelles funziona così: se sei di sinistra, puoi parlare di stato di diritto e libertà di stampa. Se non lo sei no, anche se la tua storia e il tuo lavoro riguardano categorie attenzionate come sensibili come le donne e la comunità Lgbt. A dimostrarlo è quanto avvenuto in occasione della prima riunione del gruppo di monitoraggio della commissione Libe (Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni), sullo stato di diritto e libertà di stampa in Italia. FdI aveva invitato in audizione il direttore del Tempo, Tommaso Cerno, la giornalista Manuela Biancospino dell’associazione Giornaliste italiane, e il portavoce di ProVita&Famiglia, Jacopo Coghe. Tutti e tre più che qualificati a parlare del tema. Le loro audizioni, però, sono state rifiutate. Nessun problema, invece, per quelle del conduttore di Report Sigfrido Ranucci e del direttore di Fanpage Francesco Cancellato.
Procaccini: «Persa un’occasione di pluralismo»
«L’audizione poteva essere un’occasione per ascoltare punti di vista diversi ma non è stato possibile, speriamo che in futuro possa esserci più pluralismo», ha spiegato il co-presidente di Ecr ed eurodeputato di FdI, Nicola Procaccini, nel corso di una conferenza stampa convocata per denunciare il grave episodio di censura e garantire a Cerno, Biancospino e Coghe quella libertà di parola negata nelle sedi istituzionali. La loro esclusione, ha spiegato, Procaccini è stata decisa «in coda» a una riunione di carattere completamente diverso, non incentrata sullo stato di diritto in Italia. Di solito, quando si organizzano eventi del genere nel Parlamento europeo, «si convoca una riunione con tutti gruppi parlamentari presenti per decidere i relatori, o si fa la procedura scritta». Questa volta «non è stato fatto», ha sottolineato l’esponente di FdI, spiegando di aver chiesto alla presidente del gruppo di monitoraggio dedicato interno alla Commissione Libe, la belga Sophie Wilmes, che in futuro vengano osservate le modalità corrette.
Cerno: «Se libertà di pensiero è dire quello che dicono Elly Schlein o Nicola Fratoianni, non è libertà di pensiero»
«In Italia parlano sempre di fascismo, io guardandomi in giro non lo vedevo. Oggi ho capito: ce l’avevano in casa. Al Nazareno, nelle sedi delle sinistre, nei programmi a sinistra della Rai», ha detto Cerno, sottolineando che la sua candidatura è stata rifiutata anche se lui, oltre a dirigere «un giornale libero», è omosessuale dichiarato da tempo, ha alle spalle un’esperienza da parlamentare di centrosinistra e si occupato personalmente di diversi tra i casi trattati dalla Commissione Libe. Ma, forse, il punto è proprio il fatto che la sua è una voce non omologata al mainstream. «Se libertà di pensiero è dire quello che dicono Elly Schlein o Nicola Fratoianni, non è libertà di pensiero», ha sottolineato Cerno, che si è rivolto a quelli che «si riempiono la bocca con il Manifesto di Ventotene, la Costituzione e la Repubblica» chiedendo di «non usare» un’immagine distorta dell’Italia «per il loro disegno di occupazione dello spazio politico del nostro Paese».
Biancospino: «Perché hanno convocato solo colleghi di sinistra?»
Biancospino, che fa parte di un’associazione di giornaliste ed è particolarmente qualificata sui temi femminili, ha poi sottolineato che «questa commissione è stata offensiva nei confronti di tutte le donne». «Ci chiediamo perché sono stati convocati solo colleghi di correnti politiche di sinistra: per dimostrare che la verità e la libertà di stampa esistono avrebbero dovuto dare loro dare l’esempio e invitare anche noi. Forse ci temono», ha aggiunto la giornalista.
Il silenzio di quelli sempre pronti a gridare contro la censura
La vicenda ha suscitato una diffusa solidarietà nei confronti dei relatori esclusi, ma solo tra le file della destra – con l’eccezione nell’opposizione di Italia Viva – e del giornalismo non omologato. Per il resto, non si sono levate proteste da quelli che sono sempre pronti a sventolare qualche report con la bollinatura europea su quanto in Italia la libertà d’espressione sia compressa da quando c’è la destra al governo. Tema sul quale, tra l’altro, Procaccini è tornato in questa occasione con un “piccolo” promemoria: «Nell’indice della libertà di stampa ci sono nove posizioni in vantaggio del governo Meloni su quello Draghi».