
La sinistra tace
25 aprile, l’altra faccia della memoria: retorica di parte, odio politico e silenzi assordanti della sinistra che pesano sulla democrazia italiana
Ogni anno le piazze celebrano la Liberazione con toni sempre più faziosi, si moltiplicano gli episodi di intolleranza verso chi non si allinea: minacce, censure e violenze taciute da chi professa di difendere la libertà per tutti
Il 25 aprile è passato da pochi giorni e, come ogni anno, si è portato dietro più retorica che riflessione. Abbiamo assistito in tantissime piazze italiane alla solita narrazione a senso unico, quella che divide il sangue in “giusto” e “sbagliato”, che celebra alcuni caduti e rimuove la memoria di altri. E quindi, invece di essere un’occasione per unire il Paese intorno ai valori condivisi della libertà e della democrazia, è diventato un palcoscenico per lanciare messaggi ideologici, slogan di parte, insulti politici. Un rituale stanco che si rinnova, purtroppo, con un’intensità sempre maggiore, una vera e propria escalation di odio politico che colpisce, ormai senza ritegno, anche chi riveste le più alte cariche istituzionali. Da mesi assistiamo alla sistematica demonizzazione del presidente del Consiglio Giorgia Meloni con immagini bruciate, manichini impiccati, fotografie esposte a testa in giù. Scene che dovrebbero indignare tutti, indipendentemente dall’orientamento politico, e che invece restano lì: tollerate, sdoganate, giustificate e derubricate con un’alzata di spalle.
25 aprile, insultati e minacciati solo perché di destra
Pochi giorni prima di Pasqua, abbiamo assistito all’ennesimo grave episodio di intolleranza quando a Lecce due fratelli, Marco e Andrea Gaetani, sono stati insultati e minacciati da alcuni antagonisti vicini alla sinistra. La loro colpa? Militare in Gioventù Nazionale. Solo l’ultimo segnale allarmante di una interminabile serie, perché chi oggi osa professare un’idea diversa rischia di essere colpito nella sua dignità, se non addirittura nella sua incolumità. E tutto questo accade nel silenzio più assordante di chi dovrebbe essere il primo a difendere le regole del confronto democratico.
L’odio politico giustificato dalla sinistra
Il problema non sono solo gli aggressori, ma chi rende possibile questo clima. Chi continua a distinguere le vittime in buone e cattive, quelli che – come accaduto persino in Senato – riescono ancora a giustificare l’odio con categorie ideologiche novecentesche. Sono gli stessi che tacciono di fronte a gesti vili come la rimozione della targa di Sergio Ramelli, uno studente ucciso a sprangate a soli 18 anni per le sue idee. Non è un dettaglio, non è una provocazione, è un attacco alla memoria, alla verità, al rispetto.
La complicità è la vera minaccia
Fratelli d’Italia non ci sta. Non ci stiamo a vedere normalizzato l’odio, trasformato in strumento di battaglia politica. Non ci stiamo a vedere bruciato il volto di una donna, premier eletto democraticamente, senza che questo scuota le coscienze. E non ci stiamo a vedere le piazze del 25 aprile e del Primo maggio usate per dividere e non per unire. Perché in quelle stesse piazze ci sarebbero dovute essere anche parole chiare di condanna, atti di verità, gesti di responsabilità, mentre invece si è preferito tacere, o peggio ancora, lasciar correre.
La libertà è un bene comune. Anche – e soprattutto – quando riguarda chi la pensa diversamente, per questo il silenzio su questi episodi non è neutralità ma è complicità. E oggi rappresenta la vera minaccia alla nostra democrazia.
*di Cinzia Pellegrino, senatrice di Fratelli d’Italia