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Tajani al Congresso del Ppe rilancia la sfida sul Green Deal

Il Congresso di Valencia

Tajani al Ppe: «Basta disastri del Green Deal: con Timmermans e Greta il clima è diventato una nuova religione»

Il ministro degli Esteri riconfermato vicepresidente dei Popolari europei con un consenso enorme. Barelli: «Dà lustro non solo a FI, ma a tutta l’Italia»

Politica - di Federica Parbuoni - 30 Aprile 2025 alle 16:11

Antonio Tajani è stato confermato vicepresidente del Ppe, al termine del Congresso di Valencia. Manfred Weber, che era il candidato unico, resta presidente con l’89% dei consensi. Il vicepremier italiano è stato il più votato subito dopo il premier finlandese Petteri Orpo, battendo anche il tedesco-britannico David McAllister, che era forte dell’endorsement del cancelliere tedesco in pectore Friedrich Merz. L’entità del consenso ottenuto da Tajani «dà lustro non solo al nostro partito, ma a tutta l’Italia», ha commentato il presidente dei deputati di Forza Italia, Paolo Barelli, sottolineando che la riconferma «premia la sua autorevolezza, la credibilità e il suo grandissimo impegno, quale ministro degli Esteri del governo italiano, per un’Europa sempre più unita, forte e protagonista».

Tajani riconfermato vicepresidente del Ppe

Tajani, che ricopre il ruolo di vicepresidente del Ppe ininterrottamente dal 2002, nel suo intervento ha affrontato il tema delle sfide che si pongono di fronte all’Ue e del ruolo che devono e possono avere i Popolari, il gruppo più numeroso in seno al Parlamento europeo. Sul piano geopolitico il ministro degli Esteri ha sottolineato l’importanza per Bruxelles di rafforzare la proiezione a Est, a cominciare dall’Ucraina, che «fa parte dell’Europa». «L’Italia farà tutto il possibile per la sua adesione nel breve termine», ha chiarito, sottolineando anche l’importanza dei Paesi baltici che «sarebbe un errore gravissimo perdere».

Il focus sulle sfide geopolitiche per l’Ue

Guardando oltre i confini europei, Tajani ha insistito sulla necessità anche di una maggiore presenza dell’Ue nel mondo, dal Medio Oriente all’Africa, fino all’America Latina, facendo attenzione in particolare a quelle aree in cui «oggi ci sono Russia, Cina e Iran che si muovono». Il compito dell’Ue è quello di difendere i propri interessi e sostenere le democrazie ovunque, ha chiarito il titolare della Farnesina.

La necessità di istituzioni europee più incisive e vicine ai cittadini

Parlando poi dei temi interni, Tajani ha proposto una riforma delle istituzioni europee, con una maggiore integrazione politica ed economica e «più potere per il presidente della Commissione», che dovrebbe accorpare anche il ruolo del presidente del Consiglio Ue, «perché dobbiamo essere più incisivi». Inoltre, ha aggiunto, sarebbe necessario anche aumentare il potere del Parlamento europeo cambiandone le regole e rendendolo «più vicino ai cittadini», sforzo che dovrebbe andare di pari passo con il superamento del principio di unanimità. Fondamentale, poi, «ridurre la burocrazia e le norme: troppe regole non danno il messaggio di “più Europa”, ma il messaggio che quest’Europa è debole».

«Concentrarsi sulle grandi priorità, non sulle piccole cose»

L’Ue deve «concentrarsi sulle grandi priorità, non sulle piccole cose», ha insistito, soffermandosi poi sul tema del Green Deal. «Se vogliamo davvero proteggere il lavoro e creare nuove opportunità per le nuove generazioni, dobbiamo cambiare. Serve una politica industriale forte, serve sostenere l’economia reale, serve una nuova stagione dopo il disastro del Green Deal», che non rappresenta «una lotta al cambiamento climatico, ma un attacco all’agricoltura e all’industria». «Serve pragmatismo. Va fermata la decisione del 2035 di passare solo all’auto elettrica: è un errore gravissimo», ha proseguito.

Tajani al Ppe: «Il Green Deal un disastro: il cambiamento climatico non sia una nuova religione»

«Dobbiamo combattere il cambiamento climatico, ma senza trasformarlo in una nuova religione, quella di Franz Timmermans e di Greta Thunberg», ha avvertito Tajani, referendosi all’ex commissario socialista e architetto del Green Deal e all’attivista per il clima. «Noi abbiamo già una religione: siamo cristiani!», ha aggiunto, suscitando l’applauso più sentito del discorso.

L’intervento di Tajani sul Green Deal assume un peso specifico particolare alla luce della sede in cui è stato svolto. Il tema, infatti, è stato oggetto di un acceso dibattito nel corso del congresso del Ppe e di diversi interventi critici, dopo che anche all’Europarlamento il gruppo aveva assunto iniziative per arginarne le derive, in particolare per quanto riguarda il settore dell’automotive e il tema centrale della neutralità tecnologica.

La portavoce capo della Commissione Ue, Paula Pinho, rispondendo alle domande sul tema durante un briefing con i giornalisti, ha detto che «posso confermare che Ursula von der Leyen sostiene pienamente il Green Deal, che è stato una delle sue iniziative principali fin dal suo primo mandato». Ma anche von der Leyen fa parte del Ppe ed era presente al congresso, dal quale è emersa una nuova sensibilità rispetto al suo precedente mandato alla guida delle istituzioni comunitarie.

 

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di Federica Parbuoni - 30 Aprile 2025