
Nel segno del dittatore
La balorda nostalgia di Putin per l’Unione sovietica: l’aeroporto di Volgograd si chiamerà Stalingrad
La balorda nostalgia di Vladimir Putin per l’Unione sovietica e per il suo dittatore più sanguinario, Iosif Stalin non conosce limiti. Il presidente russo ha firmato un decreto con cui rinomina, con effetto immediato, l’aeroporto internazionale di Volgograd in Stalingrad, il nome della città dal 1925 al 1961, fino cioé alla destalinizzazione krusheviana, in occasione dell’80 anniversario della fine della Grande guerra patriottica. Lo ha annunciato il Cremlino dopo un incontro del Presidente con il governatore della regione di Volgograd, Andrey Bocharov, che ha sottolineato il plauso dei “veterani e dei partecipanti all’operazione militare speciale in Ucraina” per tale passo. “La loro parola è legge per me. Non appena torno a Mosca, preparerò il decreto”, ha affermato Putin.
A Stalingrado si consumò fra il 1942 e il 1943 il lungo e tragico assedio la cui rottura segnò una svolta in favore dell’Urss nella guerra. Stalingrado è un nome “autentico, orgoglioso, coraggioso ed eroico”, ha detto Bocharov. In occasione delle commemorazioni della battaglia di Stalingrado, dal 2013, la città riprende il nome di Stalingrado. I due terzi dei residenti della città sono contrari a ribattezzarla Stalingrado a tempo pieno.
Il presidente russo su Stalin: un burocrate molto efficiente
Da tempo Putin lavora a un’opera di rivalutazione del dittatore sovietico. Nel 2012, secondo dati del Levada Center, l’istituto di sondaggi più attendibile in Russia, solo il 28% dei russi aveva un’opinione positiva di Stalin. Questa quota è arrivata al 63% nel 2023. L’ex funzionario del Kgb ha in più occasioni elogiato il sanguinario dittatore sovietico. Nel 2007, definì Stalin come un «manager di Stato molto efficiente», mentre nel film-intervista diretto da Oliver Stone Putin, parlando di Stalin dice che è stato oggetto di «eccessiva demonizzazione».
Come Stalin, Putin sta lavorando alla propaganda sulla sua figura in un vero culto della personalità. L’ultima deriva da dittatore andrà in scena, o per meglio dire in onda, in prima serata sul principale canale di Stato russo. Come annunciato dal suo addetto stampa Dmitry Peskov, il 4 maggio alle 21:00 ora di Mosca sul canale televisivo Russia-1 andrà in onda il film celebrativo “Russia. Cremlino. Putin. 25 anni”. “Peskov in precedenza – fa sapere la Tass – aveva raccomandato di guardarlo. Secondo lui, al film hanno lavorato persone di grande talento”.
La storia riscritta: Stalin ‘costretto’ a invadere la Polonia, come Putin l’Ucraina
Nel 2014, poco dopo la prima guerra del Donbass, la televisione indipendente Rain finì nella bufera per un documentario troppo critico nei confronti del dittatore dell’Unione sovietica, visto che poneva l’accento sul fatto che Stalin poteva probabilmente evitare la morte di milioni di suoi connazionali durante la Grande Guerra Patriottica. Negli anni che hanno preceduto l’invasione in Ucraina la narrazione putiniana vira decisamente su un quadro quasi apologetico del regime sovietico. Alla fine del 2020, durante una lezione ad alcuni licei, Putin arriva a elogiare il patto Molotov-Ribbentrop che sanciva la reciproca non aggressione tra Russia e Germania nazista. Poco dopo arriva la giustificazione dell’invasione della Polonia decisa da Stalin nel 1939, perché era «senza alternativa»: il dittatore sovietico aveva il dovere di proteggere milioni di persone «dall’antisemitismo e dal nazionalismo radicale». Un modo di riscrivere la storia per indirizzare il futuro. Non a caso, da lì a poco, Putin avrebbe ordinato l’invasione dell’Ucraina con l’etichetta di “operazione militare speciale”.