
L'ombra del narcotraffico
Kalashnikov, benzina e sigle anarchiche: in Francia carceri sotto attacco. Il governo: “La risposta dello Stato sarà implacabile”
Il ministro dell'Interno, Bruno Retailleau, promette tolleranza zero: "Chi attacca carceri e agenti ha come destino quello di essere rinchiuso in quelle stesse carceri e sorvegliato da quegli stessi agenti"
Il fuoco nella notte, i bossoli sull’asfalto, sigle minacciose come marchi lasciati sul ferro fuso delle auto in fiamme. In Francia, la criminalità organizzata ha smesso di nascondersi: ora spara, incendia, firma e rivendica. E lo fa scegliendo i simboli più sensibili dello Stato: le carceri, alcune sedi del ministero della Giustizia, gli uomini e le donne che incarnano quotidianamente l’autorità repubblicana.
Francia fuori controllo: sotto attacco agenti e penitenziari
L’anarchia è reale. La situazione allarmante, tanto addirittura da far prendere in mano alla Procura nazionale antiterrorismo (Pnat) la direzione dell’inchiesta. «Una serie di eventi tra domenica 13 e martedì 15 aprile ha preso di mira diversi istituti penitenziari e la Scuola nazionale dell’amministrazione penitenziaria”, ha comunicato il Pnat. Le indagini sono ora affidate alla sotto-direzione antiterrorismo della Dcpj, alla Dgsi e alle direzioni zonali della polizia nazionale.
Tolone sotto assedio: quindici colpi di kalashnikov
Nella notte, sei gli istituti penitenziari colpiti in simultanea: Tolone, Aix-en-Provence, Valence, Nîmes, Villepinte, Nanterre. A Tolone l’assalto è talmente eclatante da far sembrare il tutto un remake europeo della celebre serie Narcos: quindici colpi di kalashnikov sono stati esplosi contro l’ingresso del carcere, uno dei quali ha perforato la blindatura della porta principale. «Ci sono stati colpi d’arma pesante sparati contro la porta del centro penitenziario di Tolone-La Farlède intorno alle 00:40, da parte di più individui arrivati in auto», ha dichiarato il procuratore della Repubblica Samuel Finielz. «Sono stati ritrovati poco più di una decina di proiettili». L’inchiesta è stata aperta per tentato omicidio contro persona investita di pubblica autorità.
Auto in fiamme e scritte minacciose: la sigla “Ddpf”
A Villepinte, tre veicoli sono stati carbonizzati, due dei quali appartenenti a personale carcerario. Stesso copione a Nanterre, dove due individui hanno bruciato un’auto lasciando accanto un bidone di benzina. Le telecamere di sorveglianza avrebbero ripreso gli autori mentre agivano. A Marsiglia, le auto parcheggiate nei pressi di una residenza ufficiale sono state incendiate e imbrattate con la scritta “Ddpf”, sigla che secondo fonti investigative significherebbe “Diritti dei detenuti francesi“.
Anche a Valence, due veicoli appartenenti a sorveglianti penitenziari sono stati distrutti e marchiati con la stessa scritta in vernice rossa. Ad Aix-Luynes, sono stati colpiti i mezzi di detenuti in regime di semilibertà, oltre a un cancello della base Eris, anch’esso arreso al fuoco.
Un attacco alla Giustizia in risposta alla lotta al narcobanditismo
Secondo una fonte vicina al dossier, riportata da Le Figaro, «tutto ciò sembra coordinato e manifestamente legato alla strategia del ministro contro il narcobanditismo». Una vendetta trasversale, precisa e organizzata. Su X, il ministro della Giustizia Gérald Darmanin ha scritto: «La Repubblica è in lotta con il narcotraffico e prende misure che disturbano profondamente le reti criminali. È messa alla prova, ma saprà essere ferma e coraggiosa».
Il ministro dell’Interno francese Bruno Retailleau ha chiesto ai prefetti di «rafforzare senza indugio la protezione degli agenti e degli istituti». E ha promesso tolleranza zero: «La risposta dello Stato dovrà essere implacabile. Chi attacca le carceri e gli agenti ha come destino quello di essere rinchiuso in quelle stesse carceri e sorvegliato da quegli stessi agenti».
Lo Stato sotto tiro: tutte le ipotesi restano aperte
L’ombra del terrorismo non è esclusa. L’organizzazione, la simultaneità, il simbolismo dei bersagli e la scelta degli strumenti – kalashnikov, benzina, intimidazioni – delineano una strategia di rappresaglia militante. Come se un cartello criminale avesse deciso di mostrare i muscoli per segnalare che nessuna interferenza sarà tollerata. Ora, tutte le ipotesi sono al vaglio, riferisce l’Afp citando fonti investigative. Darmanin, intanto, è in viaggio verso Tolone per «sostenere gli agenti».