
L'ultima giravolta M5S
Camale(C)onte dell’8 marzo, l’ultimo salto carpiato del leader grillino: dalle mimose dispensate in piazza al non servono fiori…
Giuseppi l'acrobatico, l'ennesima giravolta: che ne è degli omaggi floreali di un anno fa? Ora il leader M5S ci ripensa e dispensa pillole avvelenate di veemenza anti-governativa. Nulla da dire sulle misure previste dall'esecutivo sul femminicidio?
L’ultimo 8 marzo di rilievo istituzionale (per quanto lo riguarda) che Giuseppe Conte ha capitanato da presidente del Consiglio è quello della ricorrenza silenziosa celebrata (si fa per dire) in pieno lockdown da Covid. Era l’8 marzo 2020 quando l’allora premier, si presentò in diretta televisiva per annunciare il primo coprifuoco dell’Italia intera. Cinque anni fa, quando un Paese terrorizzato e ammutolito, piombò nel silenzio, con le strade vuote e le passeggiate con il cane attorno casa, le uniche concesse – insieme a una limitata attività sportiva – in deroga alle stringenti normative dell’esecutivo allora in carica. Per fortuna, da allora a oggi, molte cose sono cambiate: a partire dal governo incaricato dagli elettori.
Conte l’acrobatico: dalle mimose a tutte al “non servono fiori”…
E così, eccolo il leader grillino appena un anno fa – e come sempre tra guai sentenziati a suon di sondaggi. Maretta nell’aiuola del campo largo. Coalizioni mai decollate con l’ami-nemica Elly Schlein del Pd e con l’acerrimo rivale Renzi all’orizzonte a minacciare coesione e pace del microcosmo di centrosinistra – distribuire mimose alle donne e rivolgere loro i rituali auguri per l’8 marzo.
Quando dispensava mimose alle donne presenti a Celano, in Abruzzo – dove si trovava per sostenere Luciano D’Amico, candidato della coalizione di centrosinistra alla presidenza della Regione – e faceva loro gli auguri per l’8 marzo. Discettando sulla giornata e sul tema con frasi del tipo: «Una testimonianza simbolica per ciascuna», diceva Conte consegnando i mazzetti di mimosa alle cittadine che lo circondavano. E sentenziando con interrogativi retorici: «Come vivete questa giornata? Come se fosse una presa in giro? Non può essere solo un giorno…», arringava le folle rosa l’avvocato, raccogliendo le loro testimonianze.
Che ne è degli omaggi floreali?
Già, ma oggi? Oggi, con uno dei suoi carpiati acrobatici più eclatanti, ribalta i piani e si adatta da vero camale(C)onte a alfiere delle donne. E in debito di ossigeno elettorale, cestinate coreografie floreali e sceneggiature paludate, si erge sul pulpito di X e dispensa non più fiorellini gialli, ma pillole di interventismo anti-governativo. «A tutte le donne che hanno subito violenze, a quelle che sono discriminate sul lavoro o costrette a fare i salti mortali tra impegni familiari e quotidianità, non servono mimose. Serve una vera parità sul lavoro. Sottopagate, sfruttate, disoccupate o inattive perché scoraggiate. Mettiamo un punto alla disoccupazione di genere, ripartendo dalla dignità», scrive su X il presidente del Movimento 5 Stelle.
Ora dispensa pillole avvelenate di veemenza anti-governativa
Ma come? Niente fiori e liturgia social? Solo sermoni digitali impartiti a suocera perché nuora intenda? Sembrerebbe proprio così, stante il bellicismo professato online con proclami del tenore: «Serve una lotta contro la violenza di genere che non sia solo a parole. Andiamo oltre, combattiamola con i fatti. A partire dal sostenere l’autonomia finanziaria delle donne che denunciano. Serve introdurre l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole. Educare al rispetto, all’affettività, alla parità, uno degli strumenti migliori per far fronte alla violenza, al bullismo e al sessismo. Concretizziamo un cambiamento culturale senza pregiudizi, stereotipi, retaggi e discriminazioni».
Come se il Consiglio dei ministri che ha approvato lo schema di disegno di legge recante “Introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime”, proposto dai ministeri della Giustizia, dell’Interno, per la Famiglia Natalità e Pari Opportunità, per le Riforme istituzionali e Semplificazione normativa, non fosse di sua conoscenza.
8 marzo, una domanda a Conte: nulla da dire sulle misure previste sul femminicidio?
Come se il provvedimento che prevede l’introduzione nel sistema giuridico italiano del reato di femminicidio, qualificando come tale il delitto commesso da chiunque provochi la morte di una donna per motivi di discriminazione, odio di genere o per ostacolare l’esercizio dei suoi diritti e l’espressione della sua personalità, non fosse argomento a lui noto.
E infine, come se Giuseppi non sapesse che, tra le altre misure previste, l’introduzione nei confronti dei detenuti colpevoli di reati del Codice rosso di limitazioni all’accesso ai benefici previsti dalla legge; la presunzione di adeguatezza degli arresti domiciliari in sede di scelta delle misure cautelari; informazioni, su loro richiesta, ai parenti della vittima in caso di evasione, scarcerazione, revoca e sostituzione delle misure applicate all’imputato o al condannato, non fossero temi di sua pertinenza.
Conte, l’8 marzo riveduto e corretto dalla sua visione
E allora, sordo a qualunque novità legislativa e intervento fattivo messo in campo dal governo, Conte procede con un ariete contro il portone aperto che si prefigge di sfondare, insiste: «Serve maggiore rispetto per un diritto, quello all’aborto, che nonostante una legge oggi non può dirsi garantito. Ripartiamo dalle basi che mancano con politiche di welfare serie, servizi di asili nido, più consultori e una lotta alle fake news sulla salute delle donne. Questo – conclude Conte – è quello che serve, questo è ciò che va difeso».
Ma la sveglia ha suonato: a quando la presa di coscienza?
E la domanda sorge spontanea: non è che per caso Conte è rimasto a quella serata di 5 anni fa, quando tutto era sospeso nell’immobilismo e nel silenzio del lockdown? Perché in caso, verrebbe da ricordargli, che la sveglia ha suonato: eccome. E a caricarla sono stati gli elettori che hanno sentenziato la sua defenestrazione elettorale. Mentre i colleghi di opposizione provvedono a tenere ai margini il suo potere d’intervento. Mimose o non mimose che dir si voglia…