Roccella: “Il battito del feto prima di un aborto non va fatto sentire. Scurati? L’unica censurata sono stata io”

27 Apr 2024 19:32 - di Redazione
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Riconoscere “il valore sociale” della maternità, come elemento che valorizza la donna, che le consente di esprimere la sua specificità, senza che per questo debba essere penalizzata. “Le donne devono poter scegliere di essere madri e lavoratrici, di avere una carriera, di fare le premier senza per questo dover rinunciare alla maternità”, ha detto il ministro della Famiglia Eugenia Roccella, intervenendo al dibattito “Obiettivo natalità” nel corso della conferenza programmatica di FdI, “L’Italia cambia l’Europa”, in corso a Pescara.

Al dibattito, moderato dalla giornalista Hoara Borselli, hanno partecipato, oltre al ministro, la deputata di FdI, Carolina Varchi; lo statistico già presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo; la vicepresidente nazionale del Forum delle famiglie, Cristina Riccardi; la dirigente di ProVita & famiglia, Maria Rachele Ruiu.

Il ministro svolgendo il suo ragionamento ha ricordato che proprio la valorizzazione delle differenze stava alla base del movimento femminista, nel quale lei si è formata e al quale ancora oggi guarda come punto di partenza fondamentale. Dunque, la valorizzazione della maternità, che è il fattore chiave della differenza tra uomo e donna, ha chiarito, non è una visione che attiene alla caricatura del pensiero conservatore, che vorrebbe la donna a casa, ma una visione che attiene all’idea dello specifico femminile.

Roccella, a margine del dibattito, si è anche soffermata sul tema dell’aborto, sottolineando che “far sentire il battito del nascituro a una donna che sta andando ad abortire certamente non è un modo per aiutare le maternità difficili“. “È una cosa che non bisogna fare, però non è stato certamente un volontario a fare questo perché, per far sentire il battito, c’è bisogno di un’ecografia e di un ginecologo, quindi si tratta di una prassi che evidentemente è stata di qualche ginecologo e quindi è giusto che casomai sulla stampa emerga questa cattiva prassi medica”, ha detto, commentando le segnalazioni denunciate dal Centro contro la violenza di Aosta secondo cui alcune donne sarebbero state costrette all’ascolto del battito del feto nei presidi sanitari pubblici dove si erano recate per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza. Una circostanza nettamente smentita dalla Asl Aosta.

Ancora a margine dell’evento, Roccella, rispondendo alle domande dei giornalisti, è tornata sul “caso Scurati”. “Quando io sono stata censurata al Salone del Libro di Torino non ho potuto dire neanche una parola, non ho presentato il mio libro, e la segretaria del Pd Schlein ha detto che la destra aveva problemi col dissenso”, ha ricordato il ministro. “Come si fa a parlare di censura da parte della destra quando la presidenza del Consiglio ha pubblicato il monologo di Scurati?”, ha quindi chiesto Roccella, per la quale “se Schlein avesse adottato questo metodo, dicendo che era contro la censura, avrebbe dovuto dire ‘domani vado a comprare il libro della Roccella, sono contro la censura, magari non la penso affatto come lei ma sono contro la censura e lo dimostro comprando il libro della Roccella’. Perché Meloni ha fatto esattamente questo. Quindi, di che censura stiamo parlando?“, ha ribadito il ministro.

Nel corso del dibattito, durante il quale sono stati affrontati i temi della denatalità, del necessario sostegno alle famiglie e del tentativo di smantellare i fondamentali dell’essere umano, a partire dalla cancellazione dei termini “mamma” e “papà”, è stata inevitabilmente affrontata anche la questione della maternità surrogata. Il principio per cui i figli non si comprano, ha ricordato Varchi, prima firmataria della legge per trasformare l’utero in affitto in reato universale, “sembra un’ovvietà, eppure ogni giorno in diverse parti del mondo viene messo in discussione. Si vuole affermare il principio opposto, ovvero che il denaro può comprare tutto e anche stravolgere il legame più profondo che c’è, che è la relazione tra madre e figlio”. Secondo questa visione, ha ricordato ancora Varchi, “questo legame può essere dato in pasto a un giro d’affari che non ha nulla di nobile, di solidale, di bello o di buono, ma reca in sé solo le tracce di un grande sfruttamento e di una sconfitta per tutte le donne”.

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